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Читать книгу: «Un bel sogno», страница 7

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XII

Il pianoforte era in una sala attigua alla stanza da letto di Laura. – Due parole prima in elogio, allʼappartamento del signor Ramati.

Lʼalloggio occupava tutto il secondo piano del palazzo, e lʼinterno delle sale era addobbato con una straordinaria eleganza. Mobili, specchi, tappeti erano profusi colla massima prodigalità; vi era un ampio salone arredato in tutto punto allʼorientale, tappezzeria di velluto cremisi, cortinaggi di seta guerniti ai lembi da festoni dorati. Fiori, porcellane, bijou, e tutto quanto lʼarte dellʼaddobbatore può immaginare di bello e di elegante non mancava in ogni angolo di quelle sale. —

Ermanno rimase colpito alla vista di tanto lusso, e mentre attraversava quelle sale attirato per mano da Laura, parevagli di essere rimpicciolito al cospetto di quelle ricchezze, e provò un vero senso di dolore ricordandosi che egli abitava una meschina casuccia priva di ogni ornamento, povera di qualunque arredo.

La stanza di Laura era una piccola sala ove tutto era ridotto a graziose proporzioni; sedie piccole e leggiere come piume, tavolini gentili di legno prezioso intarsiato di finissimo lavorio. – Il letto era a foggia di conchiglia, lavorato con rara maestria, anchʼesso piccolo e gentile; al di sopra eravi unʼangioletto fisso alla volta che lasciava cadere dalle sue manine ricche pieghe di seta che scendevano bizzarramente formando i cortinaggi di quel nido degno di accogliere nel suo grembo la madre degli amori. —

Un ricco tappeto damascato a vari colori copriva il pavimento rendendo il passo sdrucciolevole come se si camminasse sopra un tappeto di muschio – Le finestre di quella stupenda cameretta erano due prospettanti in unʼampio giardino. Era nelle ore del meriggio, regnava il più alto silenzio, e la luce opprimente del caldissimo sole veniva temprata dalle chiuse persiane; solo qualche barlume di raggio passando per le fenditure, andava a frangersi sopra i cortinaggi di seta color cilestre scuro, lanciando un magnifico effetto di luce per tutta la camera —

Si fu in quel paradiso che Ermanno venne introdotto da Laura che lo teneva sempre per mano sclamando:

– Ecco questa è la mia stanza da letto.

Ermanno non rispose; lʼaspetto di quella voluttuosa eleganza invece di destare la sua ammirazione, fece nascere in lui una sensazione penosa – Checchè se ne dica, il lusso impone anche a coloro che sdegnano di ammirarlo; attraversando quelle sale una più dellʼaltra ricca; abbagliato dal continuo luccicare delle dorature; stordito dal profumo dei fiori e delle essenze, il povero Ermanno pareva infatuato, e nellʼanimo suo, senza volerlo, riconobbe la gran distanza che correva fra lui e la ragazza che tenevalo per mano – Ad ogni passo svaniva quel fumo dʼorgoglio artistico che disconosce ogni disuguaglianza sociale, e quando pervenne nella camera di Laura, egli era al massimo grado di prostrazione, ed ebbe quasi ad arrossirne vedendosi trattato con tanta famigliarità da quella fortunata giovinetta a cui natura era stata prodiga di tutti i sorrisi. —

Laura non si accorse della di lui confusione, nè avrebbe potuto comprendere perchè vi fosse da far le meraviglie alla vista di quella sontuosità che era per lei divenuta indifferente – Diciamolo pure a suo elogio, ella non ebbe il minimo intendimento di eccitare lʼammirazione del giovane col prestigio di tanto sfarzo. Troppo felice del momento, non seppe neanche comprendere il doloroso silenzio di Ermanno —

In un gabinetto attiguo eravi il pianoforte; Laura andò ad aprirlo ed invitando Ermanno gli disse:

– È tanto tempo che desidero di sentire il bel notturno Al chiaro di luna. Vorre…bbe ella compiacermi?

La giovinetta non aveva saputo superare il momento, ed evitò di parlare ad Ermanno con un accento che lo avrebbe tutto consolato. Ei sedette al piano ed ella gli fu subito accanto appoggiata leggermente sulle di lui spalle.

Ci vengano ora a negare la forza irresistibile dellʼarte; ai primi accordi Ermanno sentì modificarsi il suo dolore, e la triste impressione che lo dominava; continuò per pochi istanti a modular frasi melodiche, e quegli accenti dettati dalla fantasia erano come lo sfogo di un dolore che sensibilmente si dilata e svanisce.

Lʼarte è la natura, lʼanima dellʼartista; ed appena Ermanno abbandonò la mano al dominio della mente, narrò in concetti musicali la lotta che opprimeva lʼanima sua. Quello sfogo tanto necessario, rialzò il suo spirito, man mano egli ripigliava la sua individualità, e riuscì a sperdere completamente le penose impressioni che lo agitavano. Quando ebbe terminato si volse a Laura calmo e sorridente.

Laura non comprese il senso di quelle note, ma ne fu commossa, il suo spirito, erasi totalmente abbandonato alle capricciose modulazioni armoniche. La musica era cessata, lʼultimo accordo, moriva oscillando mestamente, ed ella ancora non tornava in sè.

– Oh la bella musica! sclamò, è una qualche fantasia questa?.. come si chiama?

– Sì Laura, mormorò sommessamente Ermanno prendendole le mani, è una fantasia senza nome che si potrebbe intitolare Il Ritorno della speranza; non è un volo della mente, ma un gemito del cuore che chiede: Ti ricordi sempre di me?..

La giovinetta si fece rossa in viso, abbassò modesta lo sguardo abbandonandosi languidamente sulle sue braccia, e mormorò con voce tremante e confusa:

– Oh Ermanno!.. può ella… puoi tu dubitarne?..

Quel rimprovero racchiudeva in sè tanta ingenuità, tanto amore, che il giovane provò rimorso dʼaverlo provocato, e facendola sedere a lui di fianco soggiunse mirandola dolcemente negli occhi:

– Perdona Laura se la mia prima parola fu lʼespressione dʼun dubbio, ma io aveva tanto bisogno di sentire che la memoria di me non è puranco cancellata dal tuo cuore, che tu pensi qualche volta al povero ed oscuro artista che vive solo di te…

– Oh! sempre, Ermanno, sempre e per sempre! Come mai potrei dimenticarti se io ti vedo dappertutto, come, come obliarti se tu mi fai felice?..

– Sei tu sempre la stessa, ferma neʼ tuoi sentimenti? Ripetilo, ciò mi sarà di gran conforto nellʼavvenire – Dacchè tu lasciasti Brescia o Laura, io ho perduta la mia pace e tutto me stesso. Non so dirti la desolazione che produsse in me la tua lontananza, e dopo pochi giorni dʼinutile resistenza, eccomi qui a chiederti se ti ricordi ancora del tuo Ermanno… Non esagero credilo dicendoti che tu prendesti il primo posto nel mio avvenire; non esagero dicendoti che mia madre potrebbe essere crudelmente gelosa dellʼaffetto che ti porto; ma prima dimmi che in tutto questo lungo intervallo di separazione tu hai continuato ad amarmi!..

– Più di prima… Ma come fartelo credere mio Dio, se tanto radicato è il dubbio nellʼanima tua?.. Ho molti rimproveri da farti; cattivo, scrivermi una lettera così brutta che mi fece piangere per due giorni – Come mai ti vennero in testa tante brutte idee, mentre a me succedeva tutto al contrario!..

– Ebbene, dimentica quella lettera per ricordarti solamente che ti amo!

– Non basta no dimenticare, signorino mio, rispose Laura stringendogli la mano, bisogna sconfessare, bisogna ricredersi di tutti quei neri pensieri… Animo dunque, non trovi una parola a tua giustificazione? Ben sapeva che tutto era frutto del dolore, pure mi fecero molto male le tue espressioni… Ma ora non parliamo di ciò; prima di tutto, quanto tempo ti fermi in Milano?

– Qualche giorno…

– Ma quanti?..

– Una settimana…

– Che coraggio! Una sola settimana!.. oh! io sono certa che non partirai sì presto…

– È necessario Laura; per conto mio figurati se vorrei lasciarti, se ti lascierei mai… ma mia madre povera donna rimane sola, e ben vedi…

– Oh! sì, hai ragione… ti ama dunque assai!

– Immensamente…

– E tu?

– Puoi immaginartelo; è tutto ciò che mi resta della mia famiglia… non ho altri al mondo che pensi a me…

– Taci là, interruppe Laura chiudendogli la bocca, ora non si può più dire così… Ed io, io Ermanno non penso forse sempre a te… non ti amo io forse?

– Cara fanciulla!

– Dimmi dunque, hai ricevuta la mia lettera?

– Sì, e con che piacere; ma perchè tardar tanto a rispondere?

– Oh! dissʼella sorridendo, se tu sapessi quanta carta ho sciupata per quella lettera! Ne incominciai più di venti, e nessuna mi piaceva; non ero padrona delle mie idee… aveva tante cose a dirti, ed infine ho scarabocchiate varie pagine senza dir nulla – La tua lettera poi la so quasi tutta a memoria… Oh! Ermanno come scrivi bene, come la parola esprime giustamente tutti i tuoi pensieri – Io leggo e rileggo spesse volte quelle frasi scorrevoli, e parmi sempre di scoprirvi qualche nuovo concetto… leggendo le tue parole mi sembra di sentirti a suonare…

…Non saprei dirti quanto ansiosamente io attendessi dʼarrivare a casa in quella sera della mia partenza da Brescia; e tutto per aprire quella lettera che mi faceva morire dalla curiosità – Non dimenticherò mai più lʼemozione che mi cagionarono quelle pagine; piansi amaramente, e se tu fossi stato al mio fianco, avresti potuto convincerti di esser ingiusto… Ma ora perchè mai ritorno a quel tempo? ora che sei qui vicino a me, ora che ti stringo la mano… che sono tanto felice!..

Ermanno stava contemplandola religiosamente; non parlava, non rispondeva; ma collo sguardo pieno di dolcezza e compiacenza seguiva tutti i moti della giovinetta – Ogni parola di quel bel labbro gli sollevava un peso dallʼanima, ogni accento lo scuoteva in tutte le fibre – Lʼattenzione di Ermanno era come quella di una madre che ascolta sorridendo tutto ciò che le dice la sua creatura; e che dopo terminato quel puerile chiaccherio, non trova miglior risposta di un sorriso e di un bacio.

La voce soave di Laura, le sue ingenue espressioni dʼaffetto, sgorgavano spontanee dal cuore, ed egli lʼascoltava rapito come si ascolta una musica divina che empie lʼanimo di misteriose dolcezze.

– Laura! se tu sapessi quanto bene mi fanno le tue parole, ne diverresti orgogliosa! – Grazie a te fanciulla, angelo mio che rialzi il mio spirito e lo sollevi alla pura atmosfera dellʼamor tuo. Accetto giubilando questo slancio dellʼanima tua, non come una promessa, ma come il sorriso di una dolce speranza! —

– Debbo dirti poi, aggiunse Laura, che mia madre è divenuta entusiasta di te; forse istintivamente ella riconosce lʼinfluenza che tu eserciti sopra di me. Quando il signor Paolo le recò la nuova del tuo arrivo venne subito a riferirmela… ma io già lo sapeva perchè Paolo mi mostrò la tua lettera – È molto amabile quel giovinotto, e varie volte fui tentata di svelargli il nostro secreto…

– Non era necessario, rispose Ermanno, giacchè io gli aveva tutto confidato.

– Perchè? chiese Laura alquanto sorpresa.

– Tu mi perdonerai; io aveva troppo dolori, troppe pene per non sentire il bisogno di un sollievo. Paolo è lʼunico mio vero amico, ci conosciamo fin dallʼinfanzia; ebbimo comuni gioie ed amarezze – Ei non ha secreti per me, ed io dovrei averne per lui?.. È tanto dolce il confidare ad unʼamico i nostri dolori, le nostre gioie, le nostre speranze! Non dubitare della sua fedeltà Laura, perchè gli faresti un grave torto…

– Oh! no, rispose Laura rassicurata, non temo di nulla… infine poi non abbiamo commesso un delitto, ed anzi ho quasi piacere che egli sappia tutto. Nella tua assenza, potrò poi parlargli di te liberamente… Doveva accorgermene, perchè quel furbaccione, mi aveva sempre unʼaria… tu hai in lui unʼaltro ammiratore.

– Che mi ama assai!

– Ma non come ti amo io – … Ah! per carità, ora che mi ricordo; e la Romanza?.. A momenti mamma sarà qui – Presto dunque signor Maestro, fuori la musica e proviamo; sì dicendo gli strinse la mano, mormorando: Siamo due smemorati!..

Ermanno tutto lieto, trasse di tasca un piccolo rotolo di musica, lo stese sul leggio ed incominciò con Laura la prova di quella sfortunata Romanza. Non erano ancora a metà quando sopraggiunse madama Ramati a levar la seduta dicendo non essere la stagione troppo favorevole al lungo studiare. —

Così ebbe fine quella gradevole lezione di canto! —

XIII

Prima dellʼora di pranzo, sopraggiunse Paolo, frattanto madama Ramati, Laura ed Ermanno, erano passati in una bella e fresca sala dʼestate i cui ampii finestroni accoglievano tutta la pocʼaria che veniva dal giardino; ivi stettero molto tempo discorrendo, e madama Ramati mise in pratica tutte le possibili gentilezze col suo giovane ospite, il quale dopo tante premure finì per riprendere la sua abituale franchezza.

Il pranzo fu piuttosto animato, Paolo era un prodigio di giovialità e compiacevasi nel far ridere il signor Ramati a più non posso. Laura stava accanto ad Ermanno, e più volte mentre fingeva di assecondare lʼilarità del padre, aveva compresso il piede al suo commensale. Ermanno non sentiva, non vedeva più a lui dʼattorno altri che la giovinetta; il pranzo durò più di due ore fra le risate e lʼallegria da una parte, sorrisi e sospiri dallʼaltra – Verso la fine, madama Ramati prese parola di una certa signora di sua conoscenza, che era amantissima della musica e brava dilettante, e terminò dicendo di averle promesso che alla prima occasione della venuta di Ermanno, non mancherebbe di presentarglielo —

Ermanno aderì di buon grado, e fu deciso che alla dimane si fisserebbe lʼora di quella visita. – Finito il pranzo il signor Ramati volle ad ogni costo sentire un poʼ di musica eseguita da Ermanno, e si dovette compiacerlo malgrado che Paolo protestasse essere la musica cosa indigesta dopo pranzo. —

Ermanno si assise al piano, scelse un pezzo di studio di madamigella, e lo eseguì colla massima facilità, e diremo quasi con noncuranza, perchè in quel momento era preoccupato da ben altro – Il signor Ramati che aveva libato piuttosto in abbondanza, inarcò le ciglia a tanta abilità, e predisse al giovane pianista unʼavvenire di fortuna —

– In fede mia, diceva Paolo ad Ermanno qualche tempo dopo, tu sei il più fortunato briccone che io mi conosca, e non so davvero con quali arti tu abbia stregati in un punto padre, madre e figlia – Con tali successi, caro mio, non ti mancherà mai più pane, ed un giorno o lʼaltro infilzandone una per bene, farai la tua risorsa…

– Bada Paolo, rispondeva Ermanno alquanto risentito, tu spingi troppʼoltre il sarcasmo, e ciò non va bene. Per te pessimista di cattivo genere, non havvi nulla di sacro, tu scherzi e facezii anche sulle cose più serie, e davvero che non invidio questo eccessivo buon umore. Tu hai molte buone qualità, ma hai pure il grave difetto di vedere del calcolo in tutto – Per me non te ne faccio un mistero, adoro quella fanciulla, ma ignoro se la sposerei…

– Come, chiese Paolo stralunato, anche questo saresti capace di fare?

– Certamente, e spero che ciò varrà a provarti almeno che io non calcolo tutto, e lascio libera azione al cuore ed alla ragione…

– Niente affatto, protesto… per mia garanzia in avvenire, che tu faresti una grossa corbelleria rifiutando queste nozze, qualora se ne presentasse lʼopportunità…

– Dʼaltronde mio caro Paolo, queste sono facezie, perchè siamo fortunatamente lontani, da ogni probabilità…

– In amore non si è mai lontani da questo scioglimento che potrebbe nascere da un minuto allʼaltro, basta una mezzʼora per creare la necessità dʼun matrimonio…

– Oh! basta, interruppe Ermanno, basta e non se ne parli più; il tuo spirito mi fa male, e decisamente non andremo mai dʼaccordo sopra un punto sì delicato, perchè la pensiamo troppo diversa. —

– Se ti fa piacere il non parlarne, rispose Paolo sorridendo, taccio; ma bada che tu per il primo non infranga la consegna. Dopo tutto però ti prego di non dimenticare la mia protesta. —

Così ragionando i due amici avevano fatto il giro dei Giardini Pubblici. Era tardi, Ermanno manifestò il bisogno di riposarsi, ed entrambi si avviarono verso casa, ove giunti si riattaccò una nuova discussione sullo stesso soggetto; infine la stanchezza assalì Paolo, che se ne andò a letto lasciando lʼamico solo nella sua stanza.

Noi non sapremmo dire se più dolce del sonno fosse la veglia che lo precedeva, ma è certo che tanto lʼuno che lʼaltra furono un continuo succedersi di dolcezze. La giornata portava seco troppi avvenimenti, perchè Ermanno malgrado la stanchezza potesse tosto abbandonarsi al riposo; si prova grandissima compiacenza nel riandare di notte sugli eventi fortunati del giorno, ed al nostro giovane, non mancava certo materia da pensarvi sopra.

Vegliando pensò al tempo che ancora gli rimaneva di restare in Milano, alle gioie che avrebbe trovate presso Laura; sognando rivide quella gentil cameretta profumata, fiorita, irradiata da quella luce misteriosa. – Ei ritrovò in quel nido dʼamore la cara fanciulla sua, bella e pura come patetica visione, rivide quelle bionde ciocche di capelli, di cui ogni fiocco segnava giù per le spalle una linea morbida e voluttuosa piena di misteri, rivide quei beglʼocchi che lo entusiasmarono dʼamore, ritrovando in quello sguardo le più sublimi dolcezze, le più caste voluttà.

Questo mago che si chiama sogno, questo abbandono della fantasia che crea dal nulla un mondo suo particolare ora spaventevole, ora leggiadro allorchè la materia riposa assorta in profondo sonno; questo riflesso dʼimpressioni che è forse il fenomeno più prodigioso della mente umana, concorse col suo fascino ad abbellire il bel quadro di realtà che aveva sedotto Ermanno, ed allʼindomani aprendo gli occhi trovò che il suo amore erasi raddoppiato, e ciò perchè nel sogno aveva intravedute mille soavità ignote alla mente fino allora.

Erano appena le cinque del mattino allorchè Ermanno si destò; malgrado che fosse molto di buonʼora, non potè più fermarsi a letto provando bisogno di muoversi. – Paolo dormiva ancora saporitamente, nè dava alcuna speranza di svegliarsi tanto presto; per cui Ermanno stimò bene lasciarlo tranquillo; si vestì in fretta ed uscì a respirare lʼaria del mattino.

La giornata era serenissima, il sole splendeva in tutta la sua luce, e le vie di Milano erano già tutte in movimento. Ermanno poco pratico del frastuono di quella grande città, assorto e concentrato neʼ suoi pensieri, correva rischio ad ogni tratto di restare schiacciato dalle carrozze; pur nondimeno la vista di quelle grandiose vie, dei palazzi monumentali, lʼurtarsi continuo della folla, avevano unʼinsieme imponente che gli faceva dilatare il cuore.

Oh! quanto bella gli parve Milano confrontandola con Brescia, ove tutto era monotono. – La eccessiva tranquillità prostra lo slancio dellʼanima che ha sempre bisogno dʼemozioni, e tende istintivamente a tutto ciò che è grande e bello. – Egli attribuiva alle case, a tutto quellʼammasso di uomini e di cose che forma Milano lo slancio inusitato della sua mente, nè sʼavvedeva il poverino che tolta una sola persona da quella Babilonia, tutto gli sarebbe apparso monotono, e quelle numerose carrozze, quei grandiosi palagi avrebbero tosto perduto il loro prestigio.

Rientrò in casa verso le otto, trovò Paolo che stava vestendosi, ed uscirono insieme per fare colazione; indi fissarono lʼitinerario della giornata, e fu stabilito che Ermanno dopo le dieci si recherebbe da Ramati solo; Paolo passerebbe poi a prenderlo per pranzare alla trattoria, non essendo conveniente fermarsi due giorni di seguito dal signor Ramati. – Così fu fatto, alle dieci i due amici si separarono, Paolo andò peʼ suoi affari, ed Ermanno si avviò verso quella casa, ove giunse non al certo inaspettato.

Laura da più di unʼora era sulle spine non vedendolo comparire; anchʼessa povera fanciulla aveva premura di raccontare ad Ermanno il suo sogno che non lasciava nulla certo a desiderare. Madama Ramati propose una passeggiata, Laura in pochi minuti fu pronta, ed Ermanno le accompagnò. – Durante la strada madama chiese al pianista se si sentiva disposto di far visita a quella signora, ed Ermanno non ebbe alcuna difficoltà, tanto più che Laura ne mostrò vivo desiderio.

La signora in discorso era una certa madama Salviani elegantissima dama lanciata un tempo nel gran mondo, ove sfoggiava per gran lusso e ricchezze. – La morte di suo marito, ricco negoziante, la addolorò talmente che decise di troncare tutte le sue abitudini, durante lʼanno vedovile, rinunziando ad ogni sorta di divertimenti. Amava però molto la musica, di cui era discreta cultrice; aveva appena trentacinque anni, era una bella donna, e non le sarebbe mancata lʼaccorrenza di giovani dilettanti e maestri in casa sua; ma ella preferiva ricevere persone attempate, onde premunirsi anche contro le calunnie e le maldicenze dei tristi.

Madama Ramati aveva contratta relazione con questa signora per mezzo del marito il quale era stato legato per ragione dʼaffari al defunto negoziante, ed allorchè questi viveva ancora, nè Laura, nè sua madre frequentavano quella casa che era il convegno del bel mondo. – Ma quando il signor Salviani venne a morire, e la vedova rinunziò alla società, si strinsero maggiormente i vincoli dʼamicizia fra costei e la famiglia Ramati.

Laura recavasi spesse volte a visitarla, e fu appunto in una di quelle occasioni che la giovinetta discorrendo di musica, venne a parlare di Ermanno con tanto entusiasmo, da eccitare la curiosità di madama Salviani, la quale mostrò vivo desiderio di conoscerlo.

Ermanno fu accolto con tutti i riguardi, e dopo le cerimonie di presentazione, si passò a discorrere sulle novità del giorno, e di tante altre cose che costituiscono lʼinsulso frasario delle visite officiose. Ermanno pregato, passò al pianoforte, e suonò alcuni pezzi presentatigli da madama Salviani. Erano nuove per lui quelle fantasie da Salon, giacchè ei studiava quasi sempre sui Classici, ma la sua abilità era tanta che anche suonando come suol dirsi a prima vista, eseguiva la musica con tanta finitezza da farla parer provata e riprovata.

Lʼentusiasmo di madama Salviani, non ebbe più limite allorchè presentandogli una fantasia nuovissima di Fumagalli sul Poliuto, se la vide eseguire colla massima indifferenza. – Laura orgogliosa per riflesso di tanta abilità applaudiva a tutte mani.

– Signore, disse madama Salviani ad Ermanno, la mia villa nella Brianza confina con quella di madama Ramati, e sarei felicissima se ella facendo una visita a queste signore vorrà ricordarsi che io soggiorno non molto lontano.

– A proposito mamma, sclamò Laura, se non era della signora ti dimenticavi dʼinvitare il nostro amico alla campagna, e volgendosi ad Ermanno aggiunse, fra quindici giorni, noi vi saremo con papà e ci fermeremo per tutto lʼautunno; non credo necessario il dirle che speriamo vorrà onorarci di sua presenza per qualche giorno. – Lo diremo anche al signor Paolo.

Madama Ramati, rinnovò la preghiera, e dopo qualche minuto di saluti, Laura, sua madre ed Ermanno scendevano le scale.

Sarebbe certamente affare troppo lungo se si prendessero a narrare tutte le vicende di quella settimana passata da Ermanno a Milano in generale, ed in casa Ramati in particolare. Tutto quanto può concepirsi di riguardi e gentilezze fu messo in pratica dai coniugi Ramati in suo favore; madama specialmente spingeva le attenzioni fino allʼincredibile; si opponeva vivamente ogni qualvolta Paolo cercava di trascinar via lʼamico, e negli ultimi giorni della settimana Ermanno non abbandonò mai un istante quella casa, salvo che alla sera nellʼora in cui Paolo soleva ritirarsi.

Laura intanto in quel poco tempo aveva ripresa tutta la giovialità del suo carattere, era sempre allegra sempre festevole, e pareva che la felicità traspirasse da tutta la sua persona. – Se può farsi un carico ai genitori, si è quello di essersi troppo compiaciuti per lʼilarità ed il buon umore rinati improvvisamente nella figlia, senza indagarne la causa; persuasi che ciò dipendeva dalla presenza di Ermanno, la lasciavano godere liberamente della di lui compagnia, colla speranza di poterla guarire da quella tristezza che lʼaveva colpita dopo la partenza da Brescia. —

Non sapremmo invero ove trovare altra colpa se non quella di un eccessivo amore per lʼunica figlia, amore che trascendeva alquanto in debolezza; ma mio Dio, noi siamo più che persuasi, per quanto questa debolezza possa sembrare imputabile, che tutti i sistemi dʼeducazione per damigelle, hanno il loro lato difettoso. – Lʼeccessivo rigore ha pure gravissimi inconvenienti, e può portare a serie conseguenze.

Balzac nella sua Fisiologia del matrimonio condanna il rigore esercitato dai genitori sulle figlie allontanandole da ogni contatto colla società, e preferirebbe che questa repressione si applicasse più alla sposa che non alla ragazza. – Il mondo è certo una gran scuola; chi non lo frequenta da giovane, e non apprende a conoscerlo, non saprà mai premunirsi contro le sue insidiose apparenze; e nel punto in cui abbisogna di una pratica esperienza, trovasi debole ed incerto a sostenere le lotte della vita.

Ma lo ripetiamo i coniugi Ramati non tenevano questo sistema per principio, ma per eccessiva deferenza, ed anche su questa deferenza non si potrà mai tirarne una condanna: lʼamore è un gran peccatore, ma anche una gran scusa; e noi non sapremmo ove trovarne una migliore. – Il fatto è che Ermanno e Laura, potevano stare liberamente insieme; quella certa Romanza era il punto cardinale dei loro ritrovi, e mercè lo studio di essa i due giovani si trovavano soli per delle ore, intenti a tuttʼaltro che a studiare. —

Возрастное ограничение:
12+
Дата выхода на Литрес:
28 сентября 2017
Объем:
220 стр. 1 иллюстрация
Правообладатель:
Public Domain

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