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III

Potrebbe mai mente umana esprimere con parole tutto ciò che passava per la testa al giovane artista mentre avviavasi verso casa?.. Egli stesso mal sapeva darsi ragione di ciò che provava in quei momenti. – Tutto lʼaccaduto di quella sera gli appariva come un sogno, un lungo e dolcissimo sogno; alcunchè di nuovo agitavasi nellʼanimo suo, un senso ignoto di malinconica beatitudine a cui lʼimmagine di Laura non era affatto estranea. – Quanto è bella quella giovinetta! ripeteva fra sè, e con piacere riandava col pensiero su tutto ciò che ella gli aveva detto. – Era una piena di nuove sensazioni che gli scaturivano dallʼanima, ed egli ne assaporava le dolcezze senza comprenderle. – Con infantile compiacenza ripetevasi mentalmente il nome di Laura, e quel nome era seguito da qualche cosa che rassembrava ad un sospiro.

Rammentavasi poscia quel leggiero alito della fanciulla che stavagli alle spalle mentre egli suonava; quellʼalito che gli aveva sfiorata la guancia come una carezza, quel soffio delicato che aveva scossa la sua fantasia costringendolo ad amplificare le frasi del suo notturno. E tutto ciò non era che un sogno? quellʼadorabile creatura non era una visione, unʼideale? No, giacchè egli avea sentite le mani di lei appoggiarsi alle sue spalle, ne aveva strette le delicate dita.

No, egli non sognava, solamente la sua esistenza accennava ad una fase novella; le sue idee subivano una reazione, la mente era più serena, il cuore più agitato.

Giunto a casa Ermanno si assise al pianoforte, suonò, od almeno cercò di suonare perchè era distratto; le idee ed i concetti musicali venivano disturbati da dolci meditazioni. – Se ne andò al riposo chiudendo gli occhi onde non interrompere le belle fantasmagorie dellʼimmaginazione; chiuse gli occhi e si addormentò sognando di trovarsi ancora in casa Ramati, accanto a colei che aveva suscitato un mondo di idee nuove nellʼanimo suo.

Sognava, ed il suo sogno era felice. Allʼindomani la madre di Ermanno che si alzava sempre per la prima, scorse sul labbro del figlio un sorriso di compiacenza; quel volto addormentato esprimeva la felicità, e la buona donna si ritirò con tutta precauzione onde non turbare lʼincanto del sogno che faceva sorridere il suo Ermanno.

Cosa è il sogno? Chi lo disse una rimembranza del passato, chi un riflesso del presente, chi un presagio dellʼavvenire. Non sarebbe egli invece un complesso di tutto, un crogiuolo dove si fondono le memorie del passato, il bene od il male del presente, le speranze od i timori dellʼavvenire?

Il sogno è un compendio delle nostre idee, un sunto ristretto della storia di nostra vita; una specie di romanzo fondato su fatti reali ingranditi dalla fantasia.

Ermanno sognò, ed il suo sogno fu tanto dolce che allo svegliarsi trovò il sole splendente di luce più bella, il cielo più sereno. – Quel sorriso che gli errava sulle labbra nel sonno, durò tuttavia mentre era desto. Guardò lʼorologio, erano le otto del mattino, e quasi senza volerlo riflettè che per arrivare alle otto di sera, si dovevano trascorrere ancora dodici ore.

Durante la giornata che gli parve un poʼ lunghetta, studiò quasi sempre, ripassando alcuni pezzi che da molto tempo aveva lasciati in oblio, come per cercarne uno che piacesse…a lei; diciamolo pure, in tutto quel giorno egli non agì per conto suo; il suo spirito era rivolto ad altro oggetto. In quel giorno i suoi pensieri non furono tutti per sua madre, la quale dal canto suo non poteva esser tanto egoista da adombrarsi se le aspirazioni del figlio non erano tutte a lei rivolte.

In questo mistero dellʼesistenza, la felicità appare tanto più bella, quanto più è incompresa, ed Ermanno senza discutere sulle cause del suo benessere, ne accettava le dolci conseguenze. – Importa forse sapere il perchè si è felici? La felicità assorbe in un punto tutti i desiderii, anche la curiosità; lʼafflitto esamina la causa deʼ suoi dolori per porvi riparo, lʼinfelice cerca nellʼorigine del male per trovarvi il mal seme che turbò la sua pace? chè perciò? Lʼuomo contento dovrebbe forse indagare sulle cause che produssero il suo bene? Il dolore concentra, la felicità distrae; cercare lʼorigine del bene sarebbe follia quanto quella di cercarne il termine. – Se Ermanno avesse esaminato il perchè della sua allegrezza ne avrebbe guadagnato qualche dolore, giacchè era facile scoprire che la sua gioia altro non era che unʼedifizio senza base, un castello in aria, unʼillusione.

– Spesso la conoscenza della causa distrugge il prestigio dellʼeffetto, e lascia lo sconforto della realtà.

Ermanno era felice; e chi non lo fu alla sua età? Chi non sorrise di gioia allo spettacolo dellʼavvenire traveduto nello sguardo di una giovinetta? Chi come il nostro artista non abbandonossi intieramente alla lusinghiera carezza di una dolce speranza? – Il bene della vita si riduce ahimè! pur troppo ad una lunga fila di speranze le quali cadono ad una ad una nel nulla sconfortante della delusione; la realtà dʼun bene non è sufficiente a costituire la vera felicità, se non vi si mesce la speranza di un miglioramento.

Verso sera Ermanno uscì colla madre per la solita passeggiata, ma per la prima volta quella gita aveva un doppio scopo, ciò si scorgeva facilmente dal volgersi che faceva il giovane al minimo rumore di carrozza. Il suo sguardo errava su tutti I volti come se cercasse qualcuno. Alla madre non sfuggì certo la continua distrazione del figlio, tuttavia non ne fece motto; non vi poteva essere nulla di serio, dacchè Ermanno aveva unʼaria così felice.

È duopo dirlo? Non erano ancora suonate le otto, che già Ermanno si avviava verso casa Ramati; aggiungeremo inoltre che la sua toeletta era più accurata. Camminava col passo dellʼuomo felice, o meglio, di quegli che va in cerca della felicità, e sa dove trovarla.

Mentre il nostro artista vola trasportato dal turbine lusinghiero delle speranze palesando in mille modi la sua gioia, passeremo a vedere quale impressione abbia fatto Ermanno nel cuore di Laura.

Nella prima sera in cui ella lo conobbe, la corrente di simpatia superò certe sciocche convenienze, e vedemmo quella ragazza abbandonarsi ingenuamente a tutto il brio e la libertà che erano in lei natura. Vi sono nellʼuomo certi misteri incomprensibili di cui se ne subiscono giornalmente le conseguenze, spesso ci diventa simpatico unʼindividuo al solo sentirne a parlare; diremo di più che questa simpatia nata improvvisamente si trova giustificata al primo incontro che si ha collʼindividuo in persona.

Alfredo, lʼabbiamo detto, era stato a Milano qualche giorno in casa della cugina; questo bravo giovane era entusiasta per Ermanno, e parlò di lui a Laura in modo tale, che costei si sentì curiosa di conoscerlo personalmente – Ecco lʼunica ma sufficiente scusa che può giustificare la condotta di Laura.

Dʼaltronde a diciasette anni si pensa forse tanto alle conseguenze? No per buona sorte: La natura si trova a quellʼetà ancora intatta, basata cioè sui principii di unʼeguaglianza generale. Che non può poi quel mago che sconvolge ogni cosa, lʼamore? Lʼamore, quel senso misterioso che si rivela tutti i giorni sotto forme novelle, quella rugiada di paradiso che basta per sè sola a confortare tutti i dolori, a sanare tutte le ferite! È tuttavia in comprensibile il suo dominio, tutti i mortali lo hanno provato, tutti furono trasportati nel seno di quel mare di voluttà, tutti bevvero in quella coppa che racchiude le più sante delizie, senza che uno solo abbia potuto afferrare il secreto di quelle gioie; la specola della scienza non ascese puranco alle regioni dʼamore.

Come nasce, come muore? Dove passa? nessuno lo sa; – Il filosofo austero potrebbe pensare e studiare secoli interi senza venirne a capo di una definizione – Come si manifesta? Chiedetelo a Laura, che per quella prima notte cercò invano il riposo – Lʼimmagine dʼErmanno le stava sempre davanti agli occhi, ed ella dʼaltronde non cercava menomamente di bandirla.

La prima manifestazione dʼamore nel cuore umano compie la più grande delle rivoluzioni nelle idee; tutto ciò che prova un cuore vergine al primo palpito è nuovo, confuso, come melodia portata da lontane regioni frammista al mormorio dellʼaria; come il profumo di mille fiori raccolto in una folata della brezza primaverile.

Eccola per esempio, la vispa Laura, colei che non aveva un minuto di quiete, che non si era crucciata mai per nulla; dovʼè la sua allegria, dove lʼeterno sorriso di soddisfazione, il sorriso dellʼinnocenza? Per la prima volta la giovinetta pensava; a che? Ella stessa noi sapeva – Seduta in un angolo remoto del giardino, pareva intenta a comporre un mazzolino di fiori, e la soverchia cura che poneva in quel lavoro, palesava il vero secreto. Il labbro più non sorrideva; il sorriso non può passare per la stessa via del sospiro, e Laura sospirava di frequente.

Povera fanciulla! Inginocchiata sullʼerba, interrompeva talvolta il lavoro per abbandonarsi alle riflessioni; ella pensava, ed il suo pensiero vagava altrove mentre il corpo rimaneva là, immobile come statua.

Tutto le parlava allʼanima un linguaggio dolce e commovente, tutta natura era unʼarmonia soave come la musica di Ermanno… Ermanno! A questo nome il suo pensiero si arrestava, ed un lieve rossore le pingeva le gote; nel pronunziarlo ella sentiva alcunchè dʼignoto destarsi in lei, e sorrideva malinconicamente. Era un sorriso traditore che celava un sospiro.

Il mazzolino era terminato, ma il tempo impassibile ai più ardenti desideri, scorre lento per chi aspetta; e Laura aspettava misurando i momenti – Sembravale che il sole si ostinasse a non scendere per contrariare lei, che ne aspettava ansiosamente il tramonto.

Man mano che le otto ore si avvicinavano, ella diveniva sempre più inquieta, finalmente il pendolo segnò lʼora desiderata, e quasi contemporaneamente risuonò il campanello di casa Ramati.

Era desso! il cuore non lʼaveva ingannata; era Ermanno che entrando incontrò lo sguardo smarrito della fanciulla, che tradì colla sua confusione il suo secreto. In quella sera la madre di Laura ritirossi di buonʼora perchè alquanto indisposta; sullʼavvocato Ramati era assolutamente vano il far calcolo; erano tempi di agitazioni politiche!

I giovani adunque rimasero soli e padroni del campo. Ermanno suonò, e naturalmente Laura appoggiò le mani alle sue spalle; non era più una novità, e poteva farlo liberamente. La stagione non correva troppo propizia per restar rinchiusi in una sala, ed Alfredo propose una passeggiata nel suo ampio giardino – Si accettò con gioia – Di notte i giardini sono più deliziosi che non di giorno; al chiaro delle stelle si può benissimo comporre un mazzolino di fiori, ed Ermanno dopo pochi passi, aveva fatta la sua messe sopra un rosaio il più vago che si fosse mai visto – Un bottoncino di fiori accuratamente intrecciati, passò rapidamente dal seno di Laura nelle mani di Ermanno Vengano ora a dirci che di notte non si vede! La comitiva si fermò sopra un poggio che si ergeva nel mezzo del giardino, e tutti si adagiarono senza tante reticenze sullʼerba morbida e fresca.

– Ermanno! saltò su a dire Alfredo, mia cugina canta molto bene, tu sei poeta discretamente felice, e musico per eccellenza; non potresti comporre una Romanza?

– Bella idea, sclamò Laura battendo le mani, quando sarò a Milano, mi verrà di gran conforto nella noia della solitudine il cantare qualche cosa che mi ricordi questa casa… Non già che io abbisogni di unʼeccitamento per ricordarmi di Brescia, questa bella città mi lascia troppe impressioni perchè io la possa dimenticare! e si dicendo senza accorgetene strinse la mano dʼErmanno, il quale rispose:

– Mi proverò signorina, ma non si lusinghi di troppo.

– Evviva la modestia, sclamò Letizia, figurati Laurina che anche a me diceva lʼistessa cosa, eppoi mi ha fatto una delle più belle Barcarole che si sieno mai sentite. Il male si è che da qualche tempo ho cambiata la voce, e non arrivo più a cantarla.

– È dunque inteso, interruppe Alfredo; ora tocca a Laura di scegliere il soggetto.

Laura si mostrò alquanto imbarazzata. A quella semplice proposta le si presentarono dʼun tratto tante idee, che mal sapeva dove scegliere. Non era assolutamente il soggetto che le mancava, ma sibbene il coraggio di palesarlo.

– Hai trovato? Chiese Letizia.

– Davvero non saprei, mi vengono in mente tante cose…

– Ti aiuterò io, disse Alfredo, ma prima è necessario sapere qual genere di canto preferisci.

– Malinconico, rispose Laura.

– Una lacrima!..

– No.

– Un sospiro?

– Nemmeno.

– Una preghiera!

– No, rispose ancora la fanciulla, e volgendosi ad Ermanno. Animo, gli disse, ci aiuti; fuori una delle sue belle idee, ed aggiunse con un lieve accento di rimprovero: parmi poi che ella non dovrebbe essere affatto estraneo alla scelta di questa canzone!..

Letizia non comprese. Alfredo pensava al soggetto, ma Ermanno conobbe il vero senso di quelle parole; lo conobbe tanto bene che rispose subito:

– Un addio?

– Bene, bene risposero le ragazze.

– A chi? chiese Alfredo.

Questa volta toccò ad Ermanno lʼimbarazzo, ma Laura, come se avesse compresa la titubanza, e per dargli coraggio sclamò con accento malizioso:

– Fuori dunque, non esiti, a lei non possono venire che buone idee.

– Addio alla patria! gridò Alfredo come se avesse colto bene.

– No, no.

Ermanno si fece coraggio, e mormorò:

– Un addio allʼamico…

– Lontano, aggiunse Laura, con estrema finezza.

– Dunque, Un addio allʼamico lontano, ribattè Alfredo. Bene, ma non troppo, quellʼamico…

– Eh! via, osservò Letizia, non capisci che lʼamico è un amante!

– È unʼamante?.. Allora non parlo più.

Il volto di Laura era talmente acceso che fu vera fortuna per lei se le tenebre della sera le fecero velo.

Dopo poco tempo, si fece ritorno nella sala di musica.

Laura volle provarsi a cantare, ma invano, la voce rispondeva al sentimento che la agitava; nella sua piccola fantasia la povera giovinetta credette di aver commesso alcunchè di straordinario. – Alfredo tentò egli pure una cavatina, ma la troncò a metà, allegando unʼimpedimento di voce causato forse dallʼaria della sera.

Ermanno pure era alquanto pensoso; pareva assorto in qualche grave riflessione, e sfiorava sbadatamente la tastiera del pianoforte, senza punto curarsi di ciò che ne usciva. Ad un tratto una vocina delicata che lo fece fremere, interruppe le sue meditazioni.

Era Laura che durante quel martellare sul piano, erasi rimasta dietro a lui, non azzardando di sturbarlo; era dessa che scuotendolo dal suo letargo lo invitava a suonare – Ermanno alzò gli sguardi al soffitto come fanno i pianisti per richiamarsi alla mente qualche pezzo, indi nel riabbassarli, incontrò quelli di Laura che gli si era posta accanto; era un sorriso seducente, che egli contemplò a lungo senza che perciò la giovinetta sʼimbarazzasse.

Ermanno suonò, ed alle prime note dʼintroduzione venne interrotto da Alfredo che gridava:

Attente figliuole, attente a questa sublime musica, è di Talberg…

Ermanno risalì al principio del Notturno che riuscì dʼun magico effetto. Letizia batteva le mani, e Laura invasa dal senso malinconico che la dominava, mormora al giovane:

– Quanto è caro…questo notturno.

Batteva la mezza dopo le dieci quando Ermanno si levò dal pianoforte per andarsene.

– Così presto? chiesero le fanciulle.

– Me ne duole signorine, ma mia madre non istà troppo bene, e non è prudenza lasciarla sola per tanto tempo.

– Allora vada pure signor Ermanno, sarebbe dal canto nostro esigere un poʼ troppo.

– Letizia dice bene sclamò Laura prendendo la mano ad Ermanno, e trattenendolo aggiunse. A rivederci quando?

Ermanno si mostra imbarazzato.

– Domani perbacco, disse Alfredo, non è vero?

– Purchè mia madre stia bene…

– Oh sempre inteso, anzi ascolta, ho un progetto per domani; suonare tutta la sera è troppa fatica con questo caldo; andremo a fare un giro in carrozza, vi pare madamigelle?

– Va benissimo.

– A domani dunque.

– A domani. – Ermanno uscì salutato per lʼultima volta da Laura che gli aveva mormorato: Lʼaspetto!

IV

La felicità non è sempre la ben giunta nel cuore degli uomini. Taluni forse per eccesso di timidezza, diffidano della felicità che si rivela sotto troppo belle speranze – È bene lʼesser parco in tutto onde non avere a dolersi di troppo per la perdita di un bene vagheggiato, e coloro che accettano per buone tutte le gioie che arreca una dolce speranza, non agiscono ragionevolmente. – Chi più compra, più paga – e se tutti potessero tenersi impressa questa inevitabile conseguenza, sarebbe evitato lo spettacolo doloroso di tanti poveri illusi ai quali sembrava di toccare il cielo; che poi precipitano nel nulla della delusione. E perchè ciò? Perchè si erano affidati ad una falsa speranza; perchè non seppero giudicare a tempo se fosse possibile la sussistenza di unʼedifizio infondato.

Diffidare di una felicità sperata, sarebbe gran virtù; ma come fare se è destino che la vita dellʼuomo sia una continua speranza? Sperare il male, sarebbe follia; e poichè si deve tendere a qualche cosa, meglio è sperare nella felicità.

Laura aveva centomila lire di dote, ed era figlia unica. – Questa dichiarazione è assolutamente necessaria per giustificare i dubbii e le apprensioni di Ermanno. Il nostro giovinotto allʼuscire di casa Ramati era tormentato da tristissime meditazioni; ormai non vʼera più dubbio sulla realtà del suo amore. Invano egli avea lottato contro quel sentimento che minacciava la sua pace; lʼamore è più ostinato che mai, si potrebbe lottare allorchè non si ama; ma il primo sintomo di lotta e il primo sintomo dʼamore.

Ermanno era ragionevole, a mente tranquilla egli non si sarebbe mai sognata una cosa tanto lontana dal possibile; eppure nel breve periodo di due giorni egli era soggiogato. Non era il caso dʼilludersi, il dolore che provava nel riconoscersi vittima di quel sentimento, era la più certa prova dellʼamor suo. Strana follia! Egli povero umile artista innamorarsi di una giovinetta appartenente a distintissima famiglia. Ma come mai colla sua sana intelligenza non aveva compreso che quellʼamore era un sogno, una chimera? – Ma quel sogno era tanto bello, che egli vi si addentrò senza avvedersene; ed ora che la prima riflessione gli parava innanzi la gelida realtà, ora che erasi abbandonato inscientemente nellʼonde delle illusioni, sentiva lʼimpossibilità di ritrarsi.

Ciò che più di tutto lo addolorava, era la certezza che aveva dellʼamore di Laura. Come non accorgersene? come non credervi se ella stessa si era tradita con tanta sincerità. Egli avea accettato il fascino misterioso di una prima impressione, e difatti in quella prima sera non una triste idea era surta a funestarlo. La speranza gli sorrideva presentandogli la coppa delle illusioni; invece di respingerla, invece di sciogliere lʼincantesimo col soccorso della ragione, non seppe resistere al senso misteriosamente dolce che lo attraeva verso quella vezzosa fanciulla. – Ma gli infelici fruiscono poco del prestigio di unʼillusione, e la verità corre tosto premurosa a disperdere la trama delle speranze.

La realtà! ed era ben dessa quella crudele che aveva atterrate le pure gioie del povero Ermanno! Spingendo il pensiero attraverso le nubi dallʼavvenire, egli non vi trovava che un cammino monotono privo di ogni sorriso dʼallegrezza; il campo dellʼarte divenne per sè stesso troppo arido; egli avea traveduto in sogno una mano gentile che poteva guidarlo ad altissima meta; accanto al sentiero di spine, aveva sognata una via di rose.

È meglio non pensarci più, diceva fra sè; ma subito dopo gli tornava alla mente il bel viso di Laura, la sua grazia, il suo sguardo espressivo, che richiamavano in un cielo di dolcezze sante e pure; allora si apriva per poco lʼanimo suo alla speranza, e nel trasporto di tenerezza baciava quel mazzolino di fiori che ella gli aveva dato come pegno dʼaffetto; ma di quale affetto? Dove si fondava quellʼamore? E pur troppo Ermanno riconosceva in esso il frutto dellʼinesperienza, e pensava che allʼindomani quella giovinetta ingenua educandosi alla scuola della vita, avrebbe cessato di commoversi per un oggetto di poco conto; che domani Laura leggendo nel gran libro del mondo, riderebbe forse allo svegliarsi di quel sogno troppo puerile.

Allʼetà di Laura, nulla avvi di certo sulle aspirazioni del cuore, nè si discute menomamente sulla possibilità o non di amare – In quel primo brillare dei raggi della vita, si fa tutto senza calcolo, e forse senza bisogno.

Perchè Laura amava Ermanno? Perchè le piaceva; ecco tutto. A quellʼetà non si bada troppo alle esigenze sociali che pongono lʼamore fra le strettoie delle convenienze. Che importava ad essa se Ermanno non era ricco? Questo pensiero non le passava neanche per la mente. A diciasette anni la donna ama per amare; lʼanimo suo non ancora corrotto dal soffio delle passioni; risponde con entusiasmo alla prima parola dʼamore che si sente mormorare.

Per tutta la susseguente giornata Ermanno stette in preda ad unʼagitazione febbrile; la musica non ebbe forza alcuna per distrarlo dalle sue dolorose meditazioni; infine dopo tanto riflettere, prese lʼeroica decisione di non porre più piede in casa Ramati. – Egli aveva troppo bisogno della sua pace per non cimentarla dietro ad una folle speranza.

Man mano però che si appressavano le otto ore, egli sentiva che la sua costanza vacillava. Invano cercava di distrarsi, invano tentava nelle risorse della sua ragione un eccitamento per resistere al desiderio che lo attraeva. La seducente apparenza della bella serata che avrebbe potuto passare in casa Ramati lo faceva titubare nella presa risoluzione.

Più volte fu sul punto di lasciarsi trascinare ove lo chiamava il cuore, ma seppe resistere. Suonarono le otto, ed egli stette fermo, malgrado un palpitargli agitato del cuore che lo avvisava esser quello il momento di andare.

Egli aveva vinto; con un grande sforzo di volontà seppe comandare a sè stesso; ma la lotta fu strenua, il combattimento accanito, ed il povero Ermanno riportò colla vittoria la noja e la spossatezza. – Egli che aveva vegliate tante notti nello studio dimenticandosi del mondo, non sapeva ora dove trovare una distrazione; il suo pensiero vagava per la città in cerca della carrozza che trasportava Laura, la povera Laura desolata forse per il di lui contegno.

A tale idea Ermanno sentivasi stringere il cuore, e per poco non sarebbe corso in casa Ramati a scusarsi. Erano già trascorse le nove, ed egli non era puranco al sicuro, il cuore non voleva cederla ad ogni costo. Che fare? Si appigliò al consiglio di cercar nel riposo un poʼ di pace; recarsi a spasso sarebbe stata follia, dove andrebbe? ovunque lʼaspettava la noia, eppoi chi lo assicurava che discendendo nella via, le gambe non lo guidassero macchinalmente verso quella casa? Sono sì facili le distrazioni di simil genere!

Ermanno si mise a letto, ma sarebbe arduo assai lʼasserire che egli dormisse. – La notte gli parve lunghissima; se era desto pensava a lei; se dormiva sognava di lei, e dappertutto sì nella veglia che nel sonno, vedevasi innanzi la bella Laura che con aria corrucciata lo rimproverava per aver mancato alla data parola di trovarsi allʼindomani presso di lei. —

Era tanto piacevole questo rimorso, che egli lo accettò, ed a poco a poco finì per persuadersi di aver commessa una sciocchezza. – A che prò pensava egli, a che prò far tanti sacrifizi per evitare un bene? per fuggire una gioia; è vero bensì che abbandonandosi alla corrente delle sua speranze ne avrebbe riportate infine amarezze e dolori; ma soffrire anticipatamente per evitare un dolore incerto, è follia, tanto più se per giungere a quel dolore si passa per la via del piacere; – Tanto vale dolersene poi.

Ermanno si alzò allʼindomani con quelle savie riflessioni riportate dal lungo pensare durante la notte; infine, diceva fra sè, che ci arrischio? Quella giovinetta mi ama, è vero, ne sono certo; ma per puro eccesso di entusiasmo. Essa crede amore ciò che probabilmente poi non sarà che un capriccio di ragazza. – In uno slancio della sua vergine fantasia mi prodiga sorrisi e carezze, con rara ingenuità mi stringe la mano, come per ringraziarmi delle dolci emozioni che le cagiono, ed io dovrei essere tanto crudele da respingerla e disilluderla amaramente svegliandola da un sogno che la farà felice per qualche giorno?.. Mai, e poi mai; ciò sarebbe per parte mia un eccesso di crudeltà, e non voglio certo rendermi colpevole della prima lacrima che parte dal cuore di una giovinetta!

Come ben vediamo, le riflessioni di Ermanno, se non erano del tutto logiche, conservavano almeno le apparenze in faccia al suo amor proprio. Difatti dopo di aver aspettato ardentemente che la giornata volgesse al termine, egli era convinto in cuor suo di arrendersi per deferenza, per atto di generosità; ma intanto il tempo gli pareva lunghissimo, ma mentre colla testa egli forma vasi un piano di difesa, il cuore palpitavagli violentemente in seno, e non si avvedeva che quel debole barlume di speranza era il segno certo della sua sconfitta.

Lʼuomo sʼillude nel commettere un errore; egli pensa e crede tutto il contrario di quanto potrà succedergli, e tenta con ogni scrupolo di giustificarsi in faccia alla sua coscienza. – Per il bene si ricorre alla ragione; per il male, allʼillusione; son due tribunali che si rassomigliano.

Alle sette e mezza il nostro eroe era già sulle mosse verso la casa di Alfredo; sicuro della sua coscienza egli camminava quasi baldanzoso; ma appena scorse da lontano il balcone di casa Ramati, e sovrʼesso vi distinse Laura, si senti al cuore una scossa tanto forte, che mancò poco non cadesse. Alla sola vista di quella giovinetta disparve in un baleno lʼapparato del suo eroismo; tutto il coraggio si franse dʼun colpo, tutte le idee di generosità inspirate da un falso amor proprio si dileguarono, e con esse ogni dubbio sulla reale esistenza del suo amore.

Egli aveva potuto senza vederla fabbricar progetti a suo piacimento; il cuore lo lasciò fare senza punto disturbarlo; ma che può mai la mente allorquando il cuore parla? Questa particella di noi stessi, impianta per sè sola una specie di governo assoluto, un centro dʼazione contro cui si frange la punta del più saldo raziocinio. – Ermanno stesso rimase colpito dello strano potere che aveva preso nellʼanimo suo quella fanciulla, e conobbe di quanto avesse progredito il suo amore in soli due giorni.

A che servirono mai tutti i suoi proponimenti? La verità ora si appalesava con tutta chiarezza. – Riavutosi alquanto egli riprese il suo cammino, ma più si appressava a quel balcone, più ingrandivasi la sua agitazione. —

Laura intanto era fissa cogli occhi al fondo di unʼaltra via che attraversava quella percorsa da Ermanno; dalla sua attitudine era facile lʼindovinare che ella sperava di veder comparire qualche persona aspettata. – Tratto tratto, scorreva collo sguardo su tutti i punti dominati dal balcone, palesando una viva impazienza.

Allorchè le venne dato di vedere Ermanno, si fece rossa in viso, ed anchʼessa fu colpita da un assalto di palpitazione.

Quando egli entrò nel portone, Laura gli corse incontro ad aprirlo, e lo ricevette sullʼultimo gradino con una convulsiva stretta di mano, ed un sorriso che riassumeva mille rimproveri, e mille ringraziamenti. – Entrarono sempre tenendosi per mano, giunti nella sala del balcone, Laura sedette, ma era tanto lʼaffanno della poverina da non trovare il respiro per dire una sola parola.

Letizia ed Alfredo non erano presenti per quel momento, ciò accresceva lʼimbarazzo di Ermanno, il quale pure non aveva ancora aperto bocca – Infine Laura ruppe per la prima il silenzio.

– Bravo, bravissimo il signore, ieri sera noi abbiamo aspettato invano!..

– Mille perdoni madamigella… non fu per colpa mia; dʼaltronde non aveva accertato di venire…

– È vero; ma pure farsi tanto desiderare, la è una vera crudeltà. Come era naturale anche la passeggiata andò in fumo.

– Duolmi assai che per causa mia…

– Oh! per me, sclamò Laura ingenuamente, non è la perdita della passeggiata che mi crucci, ma sibbene… Quivi si arrestò, senzʼavvedersene ella entrava in un punto troppo pericoloso; e cambiando tuono dʼun tratto disse:

– Ma via, si sieda qui accanto a me, mentre stiamo aspettando i cugini, discorreremo alquanto – Come sta sua mamma?

– Egregiamente.

– Come egregiamente, se ieri ancora?..

– Ah è vero, ma ora ha migliorato dʼassai.

– E mi dica in qual modo consumò la sera?

– Stando in casa.

– Proprio… senza uscir mai?

– Mai.

– Ed ha suonato, senza dubbio.

– No.

– Come, non ha suonato? E che cosa ha fatto in tutta la sera mio bel signore?

– Ho pensato…

– A che cosa?

Ermanno restò confuso. Se Laura avesse avuto un tantino di pratica, poteva subito leggere sul volto di lui quale fosse stato lʼoggetto deʼ suoi pensieri – Ermanno diffatti era commosso; il suo sguardo non si saziava mai di contemplare quella graziosa figurina, ed ella lasciavasi guardare senza scomporsi.

– E del mio mazzolino, che ne avvenne? chiese Laura sorridendo.

– Lo conservo gelosamente.

– Davvero?

– Certo, è una memoria tanto cara!

– Sì, ma appena quei poveri fiori saranno appassiti, ella si dimenticherà di chi glie li ha dati…

– Oh! no signorina, è questa unʼaccusa gratuita che non mi merito certamente.

– Davvero! Ella non mi dimenticherà sì presto? Ciò mi fu molto piacere; dopo tutto sarebbe una vera crudeltà se si perdessero così presto certe belle memorie! Oh! per parte mia glie lo assicuro, ciò non sarà mai, e prevedo pur troppo che dovrò annojarmi per bene quando sarò sola a Milano, lontana da questa cara Brescia…

– Ma, disse Ermanno, ci vuole ancor molto tempo prima che…

– Ohimè! Papà scrisse a mamma pregandola di trovarsi a casa fra quattro giorni!..

Tal nuova afflisse tanto profondamente il giovane che se ne stette senza parola! – Quattro giorni appena! Ed era questa la felicità che aveva sognata? Mai non gli venne in mente che Laura dovesse partire, e questʼidea lo colpì sì forte, che ne provò vero dolore.

Laura vedendolo così triste, non cercò dʼinterrompere il filo delle sue riflessioni; serbò il silenzio per qualche istante scrutando attentamente tutte le oscillazioni del di lui sguardo. Forse non si sbagliò sul secreto del dolore che gli si dipinse in volto, e come per tentare qualche conforto, sclamò mestamente:

Возрастное ограничение:
12+
Дата выхода на Литрес:
28 сентября 2017
Объем:
220 стр. 1 иллюстрация
Правообладатель:
Public Domain

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