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Читать книгу: «Un bel sogno», страница 10

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Stette alquanto pensoso, indi con atto di rassegnazione prese la lettera di Paolo e si pose a leggerla. – Quando lʼebbe finita ripiegò il foglio, raccolse quella che aveva gettato via, sclamando con freddezza straziante:

– Va bene!.. e poi più nulla.

Studiò al piano fino a tarda notte, come se non un pensiero lo turbasse. —

Ecco le lettere
Laura a Paolo. —

Preg. Sig. Paolo.

«Ricevo in questo punto dal suo amico signor Ermanno, una lettera tale che mi desta più sorpresa che risentimento; glie la trasmetto, perchè ella stessa, caro amico, possa convincersene.

«Educata per lunghi anni nella via della virtù mi colpiscono dʼindignazione quelle barbare espressioni; ma è mio dovere non rispondervi e dimenticarle. – Non si creda il signor Ermanno che io voglia contraccambiargli alcune pagine di sottile ironia, nè tanto meno giustificarmi di un operato che non riconosco come mancanza. Io tacerò usando tutta la possibile rassegnazione per sopportare quelle amarissime ingiurie, e dimenticarle col tempo.

«Io non so se più prevalgano nellʼamico suo la ragione o lʼegoismo, ma è un fatto che davanti a un simile contegno debbo credere che egli venga tratto talvolta a deplorevoli eccessi da rancore misterioso frutto forse di un abituale sconforto.

«Contro simili attacchi ho duopo premunirmi, giacchè essi straziano troppo lʼanima mia; noi non fummo fatti per amarci; havvi troppa discrepanza fra i nostri caratteri perchè possiamo mai vivere in pace. Feci tutto quanto era in me per prendere un sopravvento sulla sua funesta mania che spesso lo trascina a sragionare… non vi riuscii, e con vero dolore mi ritiro desistendo da quella missione rigeneratrice che mi era imposta, perchè riconosco inutile ogni tentativo.

«Non risponderò alla lettera del signor Ermanno, perchè se a ciò mi accingessi, dovrei lasciare la mia penna preda di un giustissimo risentimento. – Rispetto il suo dolore, e prego il cielo che presto lo guarisca, e gli conceda quella pace che io non oso consigliargli.

«Ella signor Paolo, sono certa comprenderà le alte ragioni che pongono sul mio labbro un simile linguaggio; ho già molto mancato verso la mia buona mamma nel celarle ogni cosa, ma a questo punto, lo riconosco, la mia condotta diventa incompatibile coi miei doveri di figlia. Ho un avvenire di cui dovrò render conto un giorno, e la coscienza mʼimpone un riparo alle deplorabili conseguenze a cui potrebbe trascinarmi una leggierezza di gioventù.

«Favorisca signor Paolo di significare allʼamico suo questa risoluzione che mi detta il dovere, cerchi di confortarlo, se pur ne abbisogna, e lʼassicuri che per parte mia non gli nutro alcun risentimento.

«Mi permetta poi, caro signore, che alla sua prima venuta in casa nostra, io le consegni tutte le lettere di Ermanno; sono preziose memorie che non ho il coraggio di distruggere, nè posso ritener meco senza derogare da quella linea di condotta che mʼimpone il mio dovere. – Faccia ciò che crede di quelle carte, giacchè per conto mio sono certa di fare il meglio rimettendole a lei.

«Perdono di tutto cuore ad Ermanno, dimenticherò le sue amare espressioni, ma richiedo da lui altrettanto oblio su quanto avvenne. – Riguardo a lei signor Paolo, che fu finora affettuoso testimonio delle mie azioni, non ho alcuna raccomandazione a fare. Io la conosco perfettamente, e so che per ogni evento noi saremo sempre buoni amici.

«Venga presto a trovarci, e mi creda di lei affezionatissima

Laura».
Paolo ad Ermanno

«Troverai colla mia una lettera di Laura… Voglio dire di madamigella Laura Ramati. Leggila prima dʼogni cosa, ed ascolta poi quanto vado a dirti.

«Non è certamente questo il caso di ritornarti alla mente come altra volta io biasimai la fiducia da te riposta in quella signorina, troppo bionda per esser costante. – Il dolore che senza dubbio ti assale in questo momento, mʼimpone un sacro dovere: quello di giustificarti, e dar passo alla luce della verità.

«La verità anzi tutto, essa è il mio forte, e se mille di queste damine mi tentassero coi loro seducenti sorrisi, non saprei tacerla.

«Le donne sono diplomatiche per istinto; la più ingenua di esse vale almeno due uomini; è questo un antico adagio che sarà di unʼeterna attualità.

«Lessi attentamente la tua lettera di rimprovero a madamigella Laura, e non vi trovai quelle amare ingiurie, quel barbaro linguaggio a cui mi si vorrebbe far credere. – Io riconosco in quelle espressioni il grido di dolore che parte dal profondo dellʼanima; in ogni accento, in ogni parola, e persino nella straziante ironia che scoppia ad ogni tua frase, vi trovai una sola espressione, un solo concetto: lʼamore.

«Una donna che ami davvero, non potrebbe leggere quelle pagine senza piangere ed espiare la sua colpa con una pronta riconciliazione. – Madamigella Laura, trovò lʼinsulto nella preghiera, la rabbia nellʼamore, e sai perchè?.. perchè quella ragazzina sorta appena dallʼinfanzia, adorna di tutte le grazie, quellʼangioletto dai capelli dorati, ha le ali di farfalla; perchè infine a madamigella Laura è passata la febbre, e non ti ama più. – Il risentimento sorge dalle ceneri dʼamore. – Non si tratta nè di virtù, nè di doveri, ma sibbene dʼinfedeltà e dʼincostanza.

«La donna quando ama è simbolo dellʼegoismo, tutto tace davanti alla sua passione; ma quando la ragione e la logica entrano per una parte nel suo cuore, lʼamore ne esce dallʼaltra. Laura ha mentito, perchè non ebbe nemmeno il coraggio di confessarti la verità; sotto lʼapparenza di una falsa virtù ella nascose la sua leggierezza.

«Mio buon Ermanno, io spero che non ti darai alla desolazione perchè una donna ti ha tradito; scuoti per quanto puoi il tuo amor proprio, la tua stima dʼartista, e sollevati dallʼavvilimento in cui ti trasse un fatale errore. – Vuoi tu sapere perchè madamigella Laura trovò la tua condotta biasimevole? perchè la prima volta le venne il rimorso di alimentare unʼaffetto incompatibile coʼ suoi doveri?.. Vuoi tu sapere infine, perchè durante tutto il viaggio in Toscana, ella non ti scrisse mai? Ascolta.

«Prima di tutto, è bene il dirti che fra i suoi compagni di viaggio, eravi quel certo cugino di madama Salviani. Tu lo conosci, è un giovane distinto, figura discreta, spirito discreto, con un reddito di venti mila lire annue; e questo fra parentesi passa la discrezione. Il signor Filippo insomma si presenta sotto unʼottimo punto di vista agli sguardi di una signorina da marito.

«Ignoro quel che può essere avvenuto durante il viaggio, ma so per altro che fin dal primo giorno del loro arrivo in Milano, quel signore è diventato intimo di casa Ramati; vi entra di lungo e largo, accetta spesso inviti a pranzo, accompagna madama e madamigella al corso, le visita in palco; e di notte passeggia sotto al balcone di Laura.

«Ecco la chiave di tutto; ecco come quella debole creaturina ha trovato il filo di tutte quelle virtù, e di tutti quei doveri di cui si mostra tanto gelosa.

«Mi pesa orribilmente allʼanimo il farti questa rivelazione; ma è mio stretto dovere dʼamico di nulla tacerti, perchè non voglio prolungare la tua incertezza con un crudele silenzio.

«Io lo so, queste mie parole ti suoneranno amare, ma spero nella reazione; dissi tutto dʼun fiato per darti uno scrollo improvviso; è un rimedio estremo consigliatomi dalla prudenza. – In certi casi, le dubbiezze potrebbero esser fatali, ed io feci ciò che mi dettava il cuore; domani farò quanto mi consiglia la ragione con madamigella Laura. Non soffrirò mai che tu debba essere sotto il peso di una recriminazione ingiusta, non soffrirò che quella farfallina venga arditamente sfoggiando una falsa virtù per celare i suoi difetti.

«Domani vado da lei, e forse per lʼultima volta, ma ti giuro che io prenderò ampia rivincita del tuo amor proprio offeso.

«Armati di tutto il tuo coraggio, mio buon amico per dare unʼaddio a queste larve che trasvolano leggiere nello spazio; non addolorarti se una ragazza si è mostrata qual è una bandiera disciolta al vento. – Il tuo genio deve porti al disopra di tutte queste piccole miserie; attorno a quella giovinetta, tu creasti un mondo dʼillusioni, e lʼideale che ti sei fatto di lei, non è cosa sua, ma parto della tua fantasia dʼartista. – Essa non è quale tu la vedi una creatura sublime, ma sibbene una donnicciuola qualunque con tutti i difetti e le leggierezze del suo sesso.

«La tua meta sia ben altra: la tua innamorata devʼessere lʼarte; confida in lei, volgi ad essa i tuoi pensieri e le tue aspirazioni, che non lo farai invano. – Pensa infine che tua madre, quella povera donna ti adora, e che tu potresti cercare tutto il globo senza trovare un cuore pieno di te come il suo. La sua esistenza è legata alla tua, il tuo avvenire è la sua vita; serba per essa i tesori del tuo affetto.

«Io spero che non sarà lontano il giorno in cui tu saluterai con gioia il ritorno della tua pace. È questo il migliore augurio che sappia farti il tuo affezionato

Paolo».

XVIII

Passeremo dʼun tratto due mesi che scorsero per Ermanno in una sola angoscia. Dopo la lettera di Paolo egli perdette tutte le speranze, e comprese dʼesser stato vittima di una dolorosa illusione. – Non si strappa da un cuore nobile la radice di un affetto che vʼimpresse profondo solco, senza lacrime, e senza sangue; non si abbandonano di subito le più care speranze, nè si soffrono i più grandi disinganni senza che lʼanima non riceva tremende scosse, senza amaramente soffrire.

Ermanno concentrò sè stesso in unʼattività febbrile, nascose a tutti il suo dolore che tentava dʼimprontarglisi sul volto, ingannò financo sua madre, simulando talora allegrezza; ma per ciò fare, dovette chiudere nel suo seno tutta lʼamaritudine che voleva farsi strada, dovette celare una serpe che gli rose ogni speranza.

Debole per natura, affranto dalle fatiche che sʼimponeva studiando continuamente, ricadde ammalato; il morbo che già due volte lo aveva minacciato, ritornò allʼassalto più possente di prima.

Verso la fine di febbraio fu obbligato a letto, ove lo troviamo ancora al principio dʼaprile.

Da qualche giorno però, dava segni di miglioramento, ed il medico si azzardò alla promessa che presto lʼinfermo riacquisterebbe la salute.

Paolo che viveva nellʼincertezza, volle un giorno persuadersi egli stesso sullo stato dellʼamico. Partì pertanto da Milano per Brescia, ove appena giunto, si recò alla casa di Ermanno. – Lo trovò alzato, accanto al fuoco in arnese da camera.

Era pallido e macilento a tal segno, che Paolo provò una stretta al cuore in vederlo. La madre stava seduta accanto a lui; da due mesi quella povera donna, trascinava una vita di martirio accanto a quel malato scontento di tutto.

Quando Paolo entrò quella buona madre pianse per consolazione, giacchè ella sapeva quanta influenza egli esercitava sullʼanimo del figlio, e certa che essi avevano molte cose a dirsi, li lasciò soli.

I due amici parlarono per poco di cose indifferenti, infine Ermanno si lasciò sfuggire il nome di Laura. – Paolo, afferrata lʼoccasione spiegò tutta la sua eloquenza per consigliare lʼamico a non più pensare a lei, e con una pittura viva ed animata, tentò di persuaderlo che egli poteva essere ancor felice. – Tutto fu vano. – Ermanno stette ad ascoltarlo, e quando Paolo ebbe terminato, sclamò con aria dʼindifferenza agitando la cenere con una canna.

– Tu dici mio buon Paolo che non bisogna mai disperare, che al mondo ve nʼha per tutti della felicità; ma tʼinganni dʼassai. – Per convincerti di quanto asserisco, è necessario che tu entri alquanto nella mia condizione, è necessario dirti che se gli avvenimenti del passato sono a te larghi di promesse per lʼavvenire, per me la cosa corre ben diversa. – Ho tentato varie volte di credere, mi sono spesso confortato alla speranza; ma infine, non trovai che delusioni!..

Per taluni sciagurati, la vita è unʼanatema; costoro facciano bene o male, raggiungono invariabilmente la meta loro assegnata: il dolore. – Non è paradosso mio caro, non è scetticismo: tal quale mi vedi, ho tentate tutte le vie che mente umana possa immaginarsi; eppure lo crederesti? Mi trovai sempre qual prima annojato a morte. – Ho tentato sai di aver fede nellʼavvenire; lo sa Iddio con quanta forza mi accinsi allʼimpresa! ma il destino mi avversa fatalmente…

La mia missione sulla terra è quella di vagheggiare le cose lontane nè mai avvicinarle. – Avviene di me come del viandante, che si trascina sulle ardenti arene del Sahara torturato dalle bugiarde promesse della Fata Morgana.

Ermanno stette alquanto in silenzio, poscia proseguì con un sogghigno quasi beffardo.

– Ah la virtù ed il dovere! Ecco due maschere dʼipocrisia, dietro cui si celano spesso abbominevoli delitti… Gran bella cosa il dovere, è una scappatoja comodissima… una risorsa! – Bada a me Paolo mio, non ti fidare mai di queste parole, ricordati che il più delle volte sono merce di contrabbando… Ah! ah! mi piace assai quel dovere che impose a madamigella Laura Ramati di troncare una relazione incompatibile colle sue… virtù!.. Ti saluto leggiadra creatura dai capelli biondi come lʼoro, dagli occhi cerulei come il cielo. – Seducente e vezzosa tu mi chiamasti colle tue grazie per poi respingermi collo zelo delle tue virtù… Vola farfalla, vola leggiera come piuma sulla buccia dʼun altro fiore… il mio è già consumato!..

Paolo stava attonito contemplando lʼamico, che andava man mano agitandosi fino al delirio; lo prese per il braccio, e sentì che i suoi polsi battevano fortemente; aveva la febbre. Tentò di calmarlo, ma invano; Ermanno proseguì: «Sarebbe forse il dovere che consigliò a madamigella Laura di mandarmi questo regalo», e sì dicendo trasse una lettera che consegnò a Paolo – Ecco il più bel saggio; la signorina gonfia di tutte le virtù, non conosce quella che si chiama Carità. Si calpestano tutte le promesse; si spergiura in nome di quanto vʼha di più sacro, indi si canzona quel poveraccio che ebbe la disgrazia di credere.

Paolo lesse sorpreso quanto segue:

Pregiatiss. Signore,

I coniugi Ramati hanno lʼonore di partecipare alla S. V. Preg. che la loro unica figlia Laura passerà a nozze col signor Filippo Salviani da Milano – Sabbato prossimo si farà alla presenza dʼamici parenti la cerimonia per le promessa nuziali.

I suddetti fanno calcolo sulla presenza di V. S. Ill.

– Spero bene che non vi andrai, disse Paolo.

– Certo sì, è un invito in tutte le forme, e non mancherei per tutto lʼoro del mondo, sarebbe un rendersi scortese a tanta… premura!

– Ermanno, sii ragionevole, da retta a me che parlo per il tuo meglio. Promettimi che non andrai.

– È inutile amico mio… Ma non sai tu che attendo quel giorno con febbrile impazienza! – Io la vedrò ancora quella giovinetta ingenua, la vedrò festevole, profumata, inghirlandata… bella! Oh! perchè moʼ vorresti che io mi privi di tanta fortuna?.. Eppoi più di tutto, io debbo farle le mie felicitazioni… Certo, ella deve pretenderli questi riguardi dallʼumile artista che degnò altra volta di uno sguardo…

– Saprò contenermi, saprò celare il mio dolore… eppoi, ma che dolore debbo io avere! Importa forse a me che madamigella Ramati si faccia la sposa dʼun altro?.. Val forse la pena che io mi prenda tanto fastidio per unʼincostanza naturalissima, o dirò meglio… virtuosa? Ma che? non si hanno cento mila lire di dote per non avere il diritto di ridere, e divertirsi crudelmente alle spalle degli sciocchi, ed io mio caro Paolo sono fra questi.

– Con tante ricchezze si può liberamente lasciare da una parte la coscienza. – A ciascheduno il suo; tu hai pennelli, tavolozza, tela e colori; io il pianoforte, Haydn, Herz, Beethoven, Mendelssohn e Weber; madamigella Laura ha la sua dote.

– Prevedo che quel giorno delle sue promesse sarà uno dei più lieti di mia vita; ritornando a Milano, ti prego di annunziare a madamigella il mio arrivo per lʼepoca fissata. È questo un dovere troppo sacro di gratitudine, e quella virtuosa signorina si merita assai più che non le congratulazioni dʼun par mio.

– Tu le parlerai dunque della mia profonda… riconoscenza…

Non potè più proseguire, i singhiozzi gli soffocavano la parola; la violenza che egli fece per mostrarsi calmo collʼamico, lo prostrò del tutto, e si rovesciò sul seggiolone preda di un accesso di tosse secca e straziante.

XIX

Havvi unʼetà nella vita in cui tutte le emozioni, tutti gli avvenimenti lasciano sullʼanimo una traccia così leggera, che poco dura e si cancella tosto; lʼetà di Laura. – Nella donna specialmente si constata questo fatto. – È arduo assai lʼammettere che tutto ciò che sente una ragazza neʼ suoi primi anni tragga sorgente dal cuore; questo organo del nostro corpo è di tempra sì delicata e sensibile che serba sempre un rimasuglio di ricordo per tutto quello che vi è passato sopra. – Non si può negarlo, i grandi sentimenti della gioventù sono eccitati per la massima parte dalla fantasia che si compiace dʼingrandire ed esagerare ogni piccola cosa. – Egli è solo in età più avanzata, allorquando il cuore ha preso il sopravvento sullʼimmaginazione che gli affetti, le aspirazioni, i desiderii hanno un senso più vero, un carattere più stabile.

Se così non fosse, in qual modo sarebbe giustificabile la condotta di Laura, dove trovare un argomento per menomare alquanto, e rendere scusabile la sua incostanza?.. Niuno oserebbe dire che Laura fosse di cattivo cuore; no, quella giovinetta per quanto frivola e leggiera, era buona, e sensibile; solamente ella fu tratta al mal passo per unʼallucinazione della sua fantasia.

Lʼesaltamento del suo amore per Ermanno, fu più opera della mente che del cuore, ed è perciò che dopo tante promesse, tanti giuramenti di eterna costanza, noi la veggiamo abbandonarsi lieta e tranquilla alla gioia, nella sera di sua fidanza. – Passata la nube che aveva alquanto offuscata la sua pace, la giovinetta riprese il suo solito sorriso di soddisfazione, e chissà se poco dopo, di Ermanno le venne a memoria neppure il nome.

Ammirata, lodata, vezzeggiata da parenti ed amici, ella rispondeva alle congratulazioni di tutti senza far mistero della sua gioia. – Non era una gran festa, giacchè il signor Ramati da uomo moderato non volle sfoggiarla in inviti. Trattavasi di alcuni amici raccolti a festeggiare le promesse senza grande etichetta, ma con molto buon umore.

Paolo era fra glʼinvitati. – Stava seduto sopra un divano accanto a madama Ramati colla quale aveva un discorso molto animato. – Ogni volta però che il domestico introduceva qualcuno, il nostro pittore volgeva rapidamente lo sguardo a quella parte, come chi aspetta con ansietà.

Un attento osservatore avrebbe rimarcato che Laura evitava di trovarsi con Paolo, e se talora i loro sguardi sʼincontravano ella li ritraeva tosto.

Le sale erano discretamente popolate dʼuomini di tutte le età, e di eleganti signore. Madama Salviani primeggiava fra tutte per venustà di forme messe assai bene in rilievo da un abito ingegnoso. – Il signor Filippo Salviani di lei cugino, sposo fortunato di Laura, era pure oggetto delle congratulazioni di tutti.

Per dare un saggio dellʼabilità del fidanzato, Laura lo pregò di eseguire un pezzo sul pianoforte. – Era una suonata di circostanza, epperciò si fece un silenzio di convenienza; tutti interruppero il filo delle conversazioni, e si posero in ascolto.

Dopo i primi accordi fu spalancata la porta della sala, ed un servo annunziò: Il signor Ermanno Alvise – Laura era in quel momento al fianco di Filippo; quel nome gettato là dʼimprovviso le gelò il sangue nelle vene. Tutti gli sguardi furono rivolti alla porta, essa sola non ebbe il coraggio di alzare i suoi.

Ermanno comparve sulla soglia calmo e dignitoso, ma pallido come cadavere; lʼapparizione di quel volto freddo e sofferente, produsse uno strano effetto su tutti gli astanti.

Papà Ramati gli mosse incontro, e presolo affettuosamente, per mano, lo condusse presso sua moglie, indi pregò il futuro genero di continuare il pezzo incominciato.

Laura si trovava precisamente di fronte ad Ermanno, ma i di lei sguardi non si staccavano mai dalla tastiera ove parevano incatenati. – Filippo suonò con discreta abilità, e non aveva ancor finito, che già glʼinvitati battevano fragorosamente le mani.

Il signor Ramati presentò il suo nuovo arrivato ad alcune signore, indi lo lasciò in libertà, e Paolo approfittando del momento si avvicinò allʼamico, e gli disse sommesso.

– Te lʼaveva pur detto che tu avresti turbata la gioja della festa.

– Oh, perchè mai? chiese Ermanno.

– Io spero che farai uso della ragione per evitare una sconvenienza… Sei livido.

– Ho la rabbia che mi divora…

– Bada che sei osservato.

– Sta tranquillo.

Laura frattanto erasi riavuta alquanto; ci affrettiamo a dichiarare essere ella affatto allʼoscuro dellʼinvito mandato ad Ermanno. – Dal momento in cui egli entrò nella sala, la povera giovinetta venne oppressa da sì violenta emozione che la obbligò a starsi seduta. Fu spavento, e rimorso; un rapido sguardo passato sul volto di Ermanno, le fece palese tutta la triste verità.

Con un pretesto trattenne il suo fidanzato al pianoforte tanto per guadagnar tempo, e riaversi del colpo; ma lo sa Iddio se ella pensava a ciò che si dicesse in quel momento.

Ad un tratto Ermanno, lasciato Paolo, portossi al fianco di Laura, e con piglio ardito le disse:

– Mi permetterà madamigella Laura che io le faccia prima i miei ringraziamenti… poi le mie congratulazioni.

Laura si scosse a quella voce, sorrise balbettò una risposta: ma avrebbe preferito esser sotterra in quel momento.

Ermanno proseguì con fare disinvolto volgendosi a Salviani.

– Ed a lei pure signor Filippo i miei complimenti… In fede mia, ella ha agito da vero diplomatico; nessuno di noi avrebbe sospettate le sue intenzioni… Forse neanche madamigella Laura. – Quando mi pervenne la buona nuova, cascai dalle nuvole…ma bravo ancora, mille volte bravo; ella seppe scegliere il momento. Sì dicendo Ermanno sedette a loro di fronte; il signor Filippo ricambiò di buon grado quei complimenti, lʼaccento del giovane era sì naturale; ma Laura non sʼingannò punto, ella conobbe lo strazio che celavano quelle parole, e non ardiva ancora alzare lo sguardo.

Filippo, postochè era sopra un piacevole discorso, tentò di proseguirlo indirizzando un elogio a Laura. Ermanno riafferrò prontamente il filo per accrescere lʼimbarazzo della giovinetta.

– Certo, sclamò egli sorridendo, senza offendere la modestia di madamigella, io farei sincero augurio a tutti i miei amici dʼincontrarsi in una sposa quanto lei leggiadra… e virtuosa. – Pur troppo la è questa tal sorte che tocca a pochi prediletti, fra i quali ho il piacere di contarvi il signor Filippo. – Creda pure signor mio, che lʼinvidio di tutto cuore.

Laura alzò lo sguardo per la prima volta ad Ermanno, ed in quegli occhi eravi un accento tale di preghiera, unʼespressione sì supplichevole, da disarmare la collera di chiunque; ma Ermanno fu inesorabile; prese a caso vari quinterni di musica, e sciegliendo fra essi vi trovò una Romanza dʼHoffmann.

– Madamigella, dissʼegli, è da molto che non ho più il bene di sentire la sua voce; questa Romanza deve starle a meraviglia, e la sentirei volontieri.

Laura tentò di ricusare, ed egli si volse allora a Filippo dicendogli:

– Tocca a lei signore, ella ha più influenza di quanto possa averne io; la sua preghiera vale assai più della mia, e madamigella non oserà rifiutarsi…

Non cʼera riparo, la crudeltà era troppo raffinata, e Laura non potendo schermirsene si abbandonò alla sorte. – Tutti fecero silenzio, Filippo accompagnava, ed Ermanno fissò gli occhi in volto a Laura che sotto quello sguardo si sentiva oppressa, nullameno; fecesi coraggio, e cantò:

 
«Ombre amene, amiche piante,
Il mio bene, il caro amante
Chi mi dice dove andò?
Zeffiretto lusinghiero
A lui vola messaggiero,
Diʼ che torni e che mi renda
Quella pace che non ho!»
 

La musica era buona, ma lʼesecuzione fu pessima; Laura aveva la voce incerta e tremante. – Naturalmente alla fine tutti gli astanti applaudirono, e la sposa si lasciò cadere spossata per la forza che dovette farsi.

– Per buona sorte, sclamò Ermanno sorridendo, per trovare il suo bene madamigella non ha che a fare un passo… il signor Filippo è qui…

Paolo riuscì a staccare lʼamico dal pianoforte e conducendolo altrove gli disse:

– Ermanno, tu soffri?

– Io? sei pazzo… sto benissimo.

– Il tuo pallore è aumentato.

– È la gioia… lʼallegria!..

– Tu hai la febbre; andiamo a casa.

– Mai no; resterò fino alla fine.

– Ascolta Ermanno, sii caritatevole verso quella povera fanciulla… sii generoso.

– Non le faccio già del male! rispose egli cinicamente; finora non mi sono che congratulato…

Il signor Ramati non aveva certo invitato il pianista per lasciarlo ozioso, e ad un punto eccitò nel circolo una specie di sommossa; tutti pregarono Ermanno di suonare, ed egli si arrese, a condizione che madamigella Laura gli voltasse i fogli sul leggio.

Era impossibile rifiutarsi.

Egli si assise al pianoforte, e Laura ritta in piedi alla sua destra sfogliazzava nella musica. – Quale diversità! Una volta allorchè egli disponevasi a suonare, ella si collocava amorosamente a lui dʼaccanto, i loro cuori palpitavano in segreto, e spesso le mani si stringevano furtivamente; ora Laura tremava, Ermanno soffriva, i loro cuori battevano ancora, e più violenti, ma per angoscia…

Ermanno scielse, non a caso, la Grande Polonnajse di Herz; è una suonata molto lunga, ed in tal modo rimaneva prolungato quella specie di supplizio imposto a Laura.

Lʼartista aveva in quel momento il concorso di molte passioni che lo ajutavano. Lʼebbrezza della strana vendetta che si prendeva, diede unʼagilità convulsiva alle sue dita, e suonò con quella maestria ed inspirazione data a pochi. – Terminata la prima parte ei fece pausa per asciugarsi la fronte, ed alzo gli occhi a Laura come per dirle: Una volta toccava a te! – Laura comprese ed arrossì.

Incominciò la seconda parte; il signor Salviani prorompeva ad ogni tratto in accenti dʼammirazione e la povera Laura invece sentiva svegliarsele in cuore mille affetti che si urtavano a vicenda causandole unʼindicibile oppressione. Lʼira, la rabbia che animavano Ermanno glie lo fecero apparir più grande, e noi crediamo che in quel momento ella si dimenticasse di esser fidanzata.

Lʼuditorio era sospeso e subiva il fascino di tutte quelle vibrazioni melodiche; la musica di Herz ha questo carattere che allegra, commove e strazia nello stesso tempo. Alcune battute soavi e malinconiche vengono bruscamente rotte dallʼurto di unʼaccordo tetro e misterioso, da cui si sviluppa bene spesso un canto allegro e popolare. – Weber è uniforme, spesso monotono; Herz è sfrenato; la sua musica è come il vento che passa su tutti i punti.

Il pezzo già volgeva al suo fine; ciò sollevava alquanto Laura, che nellʼultima pagina scorgeva il termine di una posizione difficile. – Ad un tratto però Ermanno cedendo allo slancio della fantasia, fece una digressione, ed abbandonò le mani in balìa del pensiero. Come altre volte nei momenti dʼinspirazione, egli si diede ad improvvisar melodie. – Il suo primo incontro con Laura in casa dʼAlfredo lʼaveva salutato con un grido dʼamore tradotto musicalmente. – Ora dopo il volgere di pochi mesi, egli si trovava ancora vicino a Laura forse per lʼultima volta; ora doveva salutarla collo strazio dellʼanima. – Il primo incontro si ebbe unʼinno; lʼultimo una nenia!

E tale fu la musica improvvisata da Ermanno; in quelle note che si succedevano lente, in quegli accenti lugubri, era raccontata tutta la storia di un amore infelice. Le amarezze, i dolori più grandi ebbero un espressione così straziante, che molti avevano le lagrime agli occhi.

Nel tetro susseguirsi di tristi accordi che parevano gemiti profondi, sentivasi tratto tratto un canto confuso e lontano che doveva certamente scuotere lʼanima di Laura: era il canto del Notturno al Chiaro di Luna, che ricordava allʼincostante giovinetta i giorni felici del suo primo amore!

Laura piangeva; sarebbe stato vano celare quelle lagrime che non erano più un mistero per gli astanti; dʼaltronde ella non piangeva sola alcune signore, e specialmente madama Salviani la imitavano.

Anche ad Ermanno illanguidivasi la fantasia, ed accarezzava oziosamente alcune cadenze per pensare al passato che in quel momento gli ricorreva alla memoria. Volse intanto gli sguardi a Laura, che resa più bella per la commozione, stavagli al fianco, seducente quanto sia dato immaginarlo. – Aizzato dalla gelosia, abbandonò dʼun tratto il metro patetico della sua musica, e suonò con rabbia. – Le note incalzavano le note producendo strane dissonanze; le mani volavano agitate da un punto allʼaltro della tastiera, col fremito della convulsione.

Nessuno comprese quella musica infernale, quel delirio del pensiero; ma ogni nota rintronava nel cuore di Laura come una rampogna acerba e sanguinosa. Dal complesso di quel frastuono ella concepì il vero significato, comprese che in quella musica eravi lʼamore, lo sdegno e la disperazione; compreso che quelle note dovevano esser concepite fra gli spasimi di atroci torture. —

Lʼartista si era vendicato… ma lʼuomo cadde annientato a tanto sforzo di mente; lʼurto di tanti pensieri, la lotta di tanti sentimenti, oppressero talmente il povero Ermanno che si rovesciò allʼindietro quasi svenuto, fra le braccia di Paolo che era accorso a sorreggerlo.

Возрастное ограничение:
12+
Дата выхода на Литрес:
28 сентября 2017
Объем:
220 стр. 1 иллюстрация
Правообладатель:
Public Domain

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