Che si possano rompere le gambe! (Apre in dentro l'uscio di vetro della bottega, e socchiude dal di fuori i battenti di legno.) Nunzio, vattene a letto. (Accende due mozziconi di steariche in due piccoli candelieri che sono sul comptoir. Si rivolge intanto a Emilia:) E tu, non lo vedi che sto sfacchinando come al solito? Metti almeno a posto sulle scansie questi liquori, questi pasticcini; lavami quei bicchieri…
Ho sonno. Sono stanca.
Di che? Se non fai mai niente!
Secondo te.
(portando in giro uno dei due mozziconi accesi procede alla pulizia. Cava fuori dal retrobottega una scopa, un recipiente d'acqua e una manata di segatura.) Stai di giorno e di notte su questo pulpito come un pappagallo sulla pappagalliera.
Lo vuoi tu che io ci stia.
Non sei buona che a pettinarti e metterti il negrofumo sotto gli occhi.
(senza alterarsi, mollemente) E anche questo serve alla bottega! Non è forse per la bottega che ti sei ammogliato un'altra volta?
(con brutalità) Mi sono ammogliato per… Uhm! (Battendo la bocca con la mano, ingoia il resto. Indi, a Nunzio, irritandosi della sua presenza e scuotendolo) Ma tu che fai qui come un palo?
(con estrema mitezza) Ve lo dissi ieri: ora che è inverno, in quel retrobottega non ci posso dormire. È umido come una grotta. Per questo ci tenete i vini.
(spargendo a terra la segatura e l'acqua) Ma che vuoi andare a dormire al Grand Hôtel? O vorresti accomodarti qua sopra (indicando il soffitto) con me e con la mia signora, maledetto il diavolo, nell'unicissima stanza che abbiamo per dimorare?
Con pochi soldi potrei andare a dormire fuori.
E chi ti ci accompagnerebbe, di nottetempo? Io?.. E in conclusione, dopo lo sbattimento della bottega, io dovrei fare il servitore a te come lo faccio a tant'altra canaglia. I soldi dovrei sborsarli anch'io, e così sempre in avanti allegramente. Mi costi già troppo e molto, pezzo d'asino! Gli occhi per vedere non li hai; ma la bocca per mangiare sì. Essere cieco! Un mestiere bellissimo! Mangiare, bere e dormire con la borsa degli altri! Non c'è moralità, sangue di Bacco, non c'è moralità!
(sempre più mite) E dunque io non voglio più esservi di peso. Datemi licenza, e ognuno per sè, Dio per tutti.
Ma che bestemmi? Sei ubbriaco o scherzi?
Ubbriaco non sono… E vi sembra che proprio io possa scherzare?
Tu, come una bestia tartaruga, non puoi fare da solo nemmeno due passi, e avresti poi lo stomaco di metterti a vagabondeggiare per il mondo?
La Provvidenza forse mi aiuterebbe…
(scoppiando) Ah, farabutto ingrato! (Rivolgendosi a Emilia e dando al comptoir un colpo con la scopa:) Hai sentito che cosa si fa uscire dall'anima questo melenso traditore?
(si sveglia di soprassalto e discende dal comptoir) Che ha detto? Che ha detto?
Eh già, tu avevi la testa a Pechino!
Io m'ero addormentata, ecco! Si può sapere che ha detto?
Ha detto che egli ci disprezza!
Ci disprezza?!
Ma no: questo non l'ho detto.
Ci disprezza, sì, ci disprezza e se ne impipa di noi! Se ne vuole andare!
Ben ti sta. Chi se l'è cresciuta in casa questa vipera? Io ce l'ho trovata. Vuole andarsene? Per me, padronissimo. Io gliel'aprirei subito la porta.
(facendole un gesto affinchè ella non continui) Tu gliel'apriresti subito la porta, ma io no, perchè sono troppo perfetto e quando ho stabilito per legge e regola nella mia coscienza di fare una buonissima azione, io la faccio per marciare sempre dritto in avanti a fronte altissima. (S'avvicina a Nunzio, gli calca un braccio sulla nuca in segno d'autorità e gli dice cupamente:) Io poi, per farti capire, ti consiglio di non inalberare tanta presunzione, perchè dàgli e dàgli, il sangue mi si mette in ebollizione e non so quello che può succedere!
Ahi! Ci avete le spine nel braccio!
Pochi discorsi per conchiudere, e va a letto, marmotta! (Gli dà uno spintone.)
(camminando incerto, a tentoni, entra nel retrobottega.)
(scrollando il capo) Bel mobile!
(avvicinandosi a lei ed ammonendola a voce bassa) Ma un altro suonatore di pianoforte a tutte le ore, meno di cinque o sei lire al giorno non ci costerebbe. (Continuando a spazzare e accumulando man mano la segatura bagnata fuori dell'uscio) Ricòrdati questo, e rispetta l'essenziale del bilancio, che è la prima particolarità dell'esercizio.
(alzando un po' la gonna e sollevandosi sulla punta dei piedini ben calzati per iscansare quella poltiglia) Bada che m'insudici.
Potresti risparmiare tutto questo lusso buffonesco di scarpe e di calze per la bottega. I piedi nessuno te li vede.
Li vedono, li vedono! (Piglia una sedia e siede dove il pavimento è già pulito.)
Ma è gentaccia che non se ne intende. In Egitto, sì che se ne intendevano.
Non cominciare ad affliggermi, adesso, con la tua prima moglie!
Ne sei gelosa?
Neanche se fosse viva!
Era più bella di te, per Satanasso!
Sì, ma… molti anni di navigazione!
Quando la conobbi io al Cairo, era perfettissima.
Me l'immagino!
Con me si maritò per sentimento amoroso, e per di più mi portò i quattrini.
(accennando col dito pollice della destra verso il retrobottega) Ti portò anche un figlio, bello e fatto!
(lascia la scopa e corre a metterle una mano sulla bocca, guardandola ferocemente e parlandole con una voce rabbiosa e sommessa) Che scopo c'è, pettegola maligna, di far sentire al cieco queste porcherie? Mi faresti venire il prurito maledettissimo di ammaccarti la faccia.
(cercando di parlare sotto la stretta della mano) Fàllo, fàllo!
(in un impulso bestiale) Invece, no: per dispetto, te la voglio baciare.
(sottraendosi al bacio e respingendolo) Questo poi non lo voglio io!
(entrando di corsa affannosamente) Mi vogliono prendere! Mi vogliono prendere! Mi vogliono bastonare! Fatemi nascondere!..
Chi ti vuol prendere?
Mi vogliono prendere quelli della polizia.
Io non permetto il ricovero dei malviventi mascalzoni in casa mia. Fuori! Fuori!
(un uomo robusto, ma agile, mustacchi alla militare, zigomi sporgenti, occhi incavati, calzoni e giacca neri – entra anche lui correndo e, tranquillo, si ferma di botto a poca distanza da Paolina, in un atteggiamento più da burlone che da poliziotto) Credevi di essermi sfuggita, credevi?.. Vi saluto, Franz! Vi saluto, signora!
Servo vostro, brigadiere!
(a Paolina:) Ma io ci vedo anche all'oscuro, come i gatti. E qui dentro sei in trappola, malandrina!
(tremando tutta, si rimpicciolisce come se volesse sparire e cerca il riparo di qualche sedia o di qualche tavolino.)
Voleva che la nascondessimo noi, la sciocca!
Io non so niente! Io non ho visto niente! Lasciatemi andare…
Dove vuoi andare? In galera? (Sulla soglia della bottega, rivolto alla strada, ordina:) Non vi movete di qui voi due. Ora sapremo qualche cosa di preciso. (Chiude l'uscio di legno e torna a Paolina.) Dunque, facevi il palo2 allo sbocco del vico Ronciglio quando quei due manigoldi che sono scappati consumavano la grassazione. Il signore che è stato derubato e che ha avuto anche un colpo di mazza alla regione frontale – ferita guaribile dopo il quinto giorno – dieci minuti fa, all'ospedale dei Pellegrini, ha dichiarato che… «nel mentre due sconosciuti lo aggredivano, una ragazza scalza, che poco prima gli aveva domandata l'elemosina, era fermata sotto il fanale all'angolo del vicolo.»
Santo Dio! Dove siamo arrivati!
(a Paolina:) Che tu bazzicassi con una combriccola di malfattori, lo sospettavo.
(siede nel mezzo della bottega per ascoltare.)
(ostentando di non interessarsi alla cosa per discrezione, continua a pulire e a mettere in assetto bicchieri, bottiglie ed altro.)
Ma che già facessi il palo ai grassatori della combriccola, l'ho saputo in questa occasione e ne ho piacere, perchè ti tengo nelle mani e, se non mi dici chi erano quei due galantuomini, ti tiro il collo come a una gallina.
Io non so niente, non so niente! Non ho visto niente.
(alzando il grosso bastone nodoso) Pensa a quello che fai, ragazzina!
E se mi battete, sempre lo stesso è. Io sono una povera pezzentella. Da me, che ne volete?
(rivolgendosi un po' a Franz e a Emilia:) E poi il torto è nostro, e si dice che maltrattiamo la gente, che facciamo le sevizie, che commettiamo abusi, che questo, che quello…
(a Paolina:) Ma non essere così cocciuta! È anche una vergogna alla tua età! Digli ciò che vuole sapere, e lui te ne manda subito per i fatti tuoi. (Guardando Milone, fa una smorfietta significativa come per dire: «lasciateglielo credere».)
(autorevolmente) Zittisci tu, Emilia! Non t'introdurre in faccende che non riguardano l'esercizio del locale.
Ma questo è nostro domicilio, mio caro.
Il domicilio è una cosa e la giustizia è un'altra! (Dall'alto del comptoir, ripone sulla scansia pasticcini e liquori.)
(a Emilia:) Scusate, signora, mi sbrigo subito.
(a Milone:) Procedete innanzi comodamente con la legge in mano e non vi fate scomporre dalle circostanze.
(a Paolina:) Tu approfitti perchè sei femmina e sei ragazza, ma se credi che non ti faccia sputare quello che hai in corpo, significa che non hai capito bene chi sono io. (Le afferra i polsi, li riunisce e glieli stringe in una sola mano come in una morsa.)
Mi fate male! Mi fate male!
(tenendole sempre i polsi e facendola retrocedere, alza il bastone come per essere pronto a colpirla.) Parla, dunque.
Abbiate compassione! Mi fate male!
Parla! Come si chiamano i due grassatori? Parla! Parla! (La incalza, spingendola fin dietro il pilastro.)
(Spariscono tutti e due. Si odono i gridi di lei.)
Che è accaduto? Chi è che strilla così?
(che è tutt'ora intento alla bisogna) Dormi tu, ficcanaso! Dormi!
(di dietro il pilastro) Parlerò! Parlerò! Ma non mi fate morire! Si chiamano Pasquale Icardi e Ignazio Tucci.
Finalmente!
(vien fuori, spinta con violenza da Milone. È tutta indolenzita ed affranta. Stringe le braccia incrociate sul corpicino malconcio) Che dolore! Che dolore! Un poco d'acqua… Voglio bere… Un poco d'acqua.
Aspetta che ci penso io. (Versa in un bicchiere il fondo di una bottiglia di gazosa.) Così, un'altra volta imparerai a rispettare le autorità. (Offrendo) Prendi. Bevi. Questo è meglio dell'acqua. Noi siamo gente di cuore.
(beve.)
Dare a bere agli assetati!
(dopo aver segnato in un taccuino i due nomi) Ed ora, se non ne vuoi ancora, (fa il gesto delle busse) rispondi svelta.
Svelta, svelta, ragazza, chè il tempo costa caro.
(a Emilia:) Tu, vieni a fare i conti della serata, se non è troppo incomodo anche questo. Noiosa, noiosissima! Senza educazione e senza etichetta!
Hai voglia di litigare, stanotte.
E tu, no?
(Emilia riprende posto sul comptoir, e gli conta il denaro e gli dà chiarimenti. Egli, con un registro aperto, segna e riscontra.)
(a Paolina:) Dunque, Pasquale Icardi e Ignazio Tucci devono appartenere all'associazione detta del «Mare Morto».
Questo, giuro che non lo so.
Lo so io. In che luogo si sono andati a rimpiattare dopo l'aggressione?
Non capisco.
Dove si sono andati a nascondere? In casa di chi?
Non me l'hanno detto.
(mostrando il bastone) Rispondi.
Pasquale Icardi ha la sua innamorata al Vicolo Terzo Duchesca.
Numero?
Numero sette.
(piglia nota nel taccuino.)
(a Emilia:) Ma non te l'ho forse decretato che qui non si fa credenza, demonio cane, nemmeno allo Zar di Russia? La consumazione si paga al momento, e anche prima!
Luigino Cardone è borsa sicura.
È un bellimbusto effemminatissimo, che ti fa gli occhi di triglia, sfacciata che sei!
(freddamente) Già, ma se pagasse il doppio, non mi chiameresti più sfacciata.
Silenzio!
(a Paolina:) E di': quando fai il palo, che compenso hai?
Non capisco.
Insomma: che cosa guadagni?
Che ho da guadagnare? Ignazio Tucci, il compagno di Pasquale Icardi, mi protegge.
Contro di chi ti protegge?
Eh! Se fosse stato qua lui!
Se fosse stato qua?..
Non le avrei avute tante mazzate.
Ne sei sicura?
(convinta) Sissignore. E proteggeva anche mamma mia!
Dove sta mamma tua?
Al camposanto sta.
E chi era? Che nome aveva?
Maria Fiore si chiamava.
Mendicante?
Nossignore.
Operaia?
Nossignore.
… Ho capito…
Sissignore.
E per quali strade si aggirava? Per quali strade si poteva incontrare?
Che vi posso dire? Io stavo a casa.
Con chi?
Con nessuno. Stavo sola.
E dove era questa casa?
Lontano. A Pontenuovo era.
Ed è là che veniva qualche volta Ignazio Tucci?
Sissignore.
(piglia nota nel taccuino.)
(a Emilia:) È inutile, sangue di Giuda! Sempre diciassette soldi mancano!
E vuoi che me li sia mangiati? (Si alza e va ad ascoltare.)
E adesso dove abita, lui?
(tremando) Che vi posso dire?
Ricominciamo da capo?
Ma io… io… (prorompe fervidamente) io gliel'ho promesso dinanzi alla Madonna, nella chiesa di Santa Chiara…
Che gli hai promesso?
(quasi piangendo) Che non avrei detto mai niente di lui, mai niente, mai niente!..
(riponendo il registro nel cassetto del comptoir, ripete tra sè:) Sempre diciassette soldi mancano!
(a Paolina:) Ma tu lo sai come ti faccio parlare, io!
(ribellandosi con audacia ingenua) Non parlo, no, no. Non parlo! Non parlo! Non parlo!
E va bene! Lo vedremo. (A Franz:) Sentite Franz, io vado per ora a pizzicarmi Pasquale Icardi. Quello là so dove trovarlo, e ho fretta. Voglio capitargli addosso prima dell'alba. Ma voi dovete farmi un favore.
Comandate.
Tenetevi questa vagabonda. All'alba, verrò a pigliarmela. Se adesso badassi a condurre lei all'ufficio, mi scapperebbe quell'altro. Con me, non ho che due uomini, e ho bisogno di tutti e due.
Vi siete manifestato perfettissimamente.
(borbottando:) «Al Nuovo Egiziano: carceri per minorenni.»
(a Emilia:) Tu sei un'ignorante matricolata che non sai neppur qual'è la tua mano diritta.
Se poi la signora non vuole…
Non date retta. Per me, è sempre un onore bellissimo, per farvi capire, di essere il complice della giustizia. Andate a prendere il delinquente, chè qui garantisco io.
Chiudete bene la porta, vi raccomando. (Poi, a Paolina:) Tu, domani mattina, parlerai. Buon sonno a voi, signora Emilia. Grazie, caro Franz! (Gli stringe la mano.)
(cerimonioso, lo precede, e apre l'uscio) Oh, corpo del diavolo! Che ventaccio cane! E il cielo è tutto abbondantissimo di nuvole! (A Milone:) Voi non avete ombrello? Aspettate che vi do il mio.
No, no, sono abituato.
(Si ode sibilare il vento e si vede un po' lampeggiare.)
Lasciatevi servire. (Piglia l'ombrello che è appoggiato alla scaletta) Quando c'è la comodità!.. Ecco…
(prendendo l'ombrello) E allora accetto. Di nuovo, buon sonno, e grazie di tutto.
Buona fortuna a voi, e congratulazioni anticipate. (Chiudendo accuratamente con la chiave la porta di strada, sottovoce ammonisce Emilia:) Io non so che criterio hai nella tua testa di stoppa! Dovresti capire che per noi esercenti è una cosa stupendissima avere amicizia con quel briccone. Quando imparerai a vivere una buona volta nella civiltà? (Si caccia la chiave in saccoccia. Indi, a Paolina:) A te, canaglietta: (toglie il sediolino di su la pedana) se hai sonno, puoi stenderti qua. Per legge e regola, la carità prima di tutto.
Io non ho sonno.
Crepa. (Smorza l'ultimo lume a gas; smorza anche uno dei due mozziconi di steariche, e prende l'altro.) Questa è la gratitudine! Staresti meglio sotto la pioggia a quest'ora? Ma domani viene la grandine! (Le si accosta e le grida in tono di comando:) Mettiti là seduta e non ti muovere.
(obbedisce e si accoccola sulla pedana.)
(cominciando a salire la scaletta, a Emilia che è rimasta giù colle braccia piegate:) Andiamo. Monta. A chi pensi? A Luigi Cardone?
(cinicamente, seguendolo) Non mi piace Luigi Cardone.
E chi è che ti piace?
Vorresti pure che te lo dicessi?
Buffona!
(Spariscono nel soffitto. Le loro voci si allontanano. Le ombre s'allargano dense.)
Sì, sì, continua a seccarmi tu e vedrai!
Mi fai ridere!
Aspetta ancora per ridere.
Buffona! Buffonissima!