(in grande orgasmo, tocca, due, tre, quattro volte urgentemente, il bottone del campanello elettrico.)
(entrando, assume il suo aspetto di servo esperto.)
Decio… la signora di poco fa se n'è andata.
Diciamo così, la seconda signora.
La seconda signora.
Io, non l'ho vista uscire.
Perchè sei uno stordito. (Martellando le parole) Se ne è andata!
(ride) Eh eh eh!
Non ridere quando ti do degli ordini.
Se ne è andata.
Se viene il marchese di Montefranco, può entrare liberamente come al solito.
Il marchese è venuto un minuto fa.
(spaventato) Santi numi! E che gli hai detto?
L'ho pregato di aspettare un momento.
Non gli hai detto altro?
Non una parola di più. Conosco i miei doveri.
Va! Presto! Chiamalo! Presto, Decio! Muoviti! Muoviti!
(esce correndo.)
Io ne piglio una malattia!
(entrando) Come?!.. Sei solo?
O perchè non dovrei essere solo?
Il tuo servo mi ha fatto aspettare.
Ti domando mille scuse. È stato un equivoco.
Egli aveva una certa faccia!
(accalorandosi) Ma che faccia si è permesso di avere quell'animale!?
La faccia del servo di un padrone che è in buona compagnia.
Io mi meraviglio di te che stai a guardare la faccia del mio servo! Quell'uomo è un bugiardo.
Se non ha parlato!
È un bugiardo sopra tutto quando tace. Io non ero nè in buona nè in cattiva compagnia. E ti prego di credermi. Domando e dico: perchè non dovrei essere solo?
Ma finiscila. Avevo creduto che non ti fossi ancora liberato dalla piccola Olga.
(rasserenandosi) Ah! Dalla piccola Olga?.. Difatti…
Ma guarda che gesuita! Ci scommetto che per non farmela incontrare l'hai mandata via, alla chetichella, per la porta di servizio!
È probabile.
Come se io poi non fossi al corrente di tutto! Era… il primo turno del nuovo abbonamento. Lunedì, mercoledì e venerdì. Oh! Hai fatto un buon contratto. Olghina è un'oca, ma ha delle attrattive. Poco sfruttata, salute eccellente…
Ottima salute, questo sì.
Ieri sera mi fece ridere tanto Elvira Melfi, con cui Olghina si era consigliata. Già, il salotto della Melfi, è diventato divertentissimo: una specie di Borsa in cui…
(dando un'occhiata alla porta a destra e interrompendo vivamente) Hai visto il risultato della gara Parigi-Vienna? Il trionfo delle Mercedes! Ma le Panhard si sono battute bene! Io, per me, sono sempre per le Panhard. È vero che non possederò mai un'automobile, perchè l'automobile è decisamente il meno igienico dei veicoli. Chi ci sta dentro non ha come respirare. Chi non ci sta dentro ne è investito. L'uno crepa d'asfissia, l'altro si rompe la nuca, quando non se la rompono l'uno e l'altro. Tutto ciò non è igienico… Ma non importa. Io sono per le Panhard. Se mi si condanna ad andare in un'automobile, io vado in una Panhard. È inutile! La sento così. Le corse non provano niente. Mi dirai: la velocità. Per conto mio, potrei rispondere: io della velocità me ne impipo. Ma comprendo che i miei gusti non fanno legge! E neppure l'igiene fa legge! La migliore igiene, del resto, è quella di scomodarsi il meno possibile. La questione della velocità è ritenuta di primaria importanza? Ebbene, ragioniamone un po'!..
Ma che diamine hai con le automobili?
No, volevo assodare che…
Mi sembri uno scimunito, stamane. Il nuovo abbonamento ti ha dato alla testa. Si vede che invecchi. Lascia stare le automobili, e dammi retta perchè ho da parlarti di cose molto… stabili.
(paurosamente) Parla, parla.
Dunque…
Scusa però una breve sospensiva per soddisfare una curiosità. Com'è andata ieri sera la partita? Che giuoco ha fatto quel buon Gorlini? Bada che io sono uno di quelli che lo manderebbero diritto in Corte d'Assise. Mi dirai: la fortuna! Nix! Altro che fortuna! S'intende che avrà guadagnato anche iersera, e tu sarai stato una delle vittime…
Ma no, ma no, non ci stetti ieri sera al club. Fui sequestrato dalla Melfi, e capirai…
(sùbito, levando la voce) Io sono uno di quelli che lo manderebbero diritto in Corte d'Assise. Abbi pazienza: come mi spieghi…
(interrompendo) Vuoi sentire sì o no ciò che ho da dirti?
Sono qui per ascoltarti!
E cerca di essere chiaroveggente come eri prima di fare il nuovo contratto, perchè è probabile che tu debba un po' aiutarmi. (Siede.)
(perplesso) Figùrati! A tua disposizione. (Siede anche lui.)
Mio caro Maurizio, io sono un grand'uomo.
Questa è una buona notizia.
Ieri, io avevo dei debiti… molti debiti… E oggi…
Non ne hai più?!
Ne ho sempre. Ma posso farne degli altri.
Non mi pare eccessivamente facile!
Ti parrà facilissimo quando saprai che sono riuscito a far la pace con mio zio.
Perbacco! È un miracolo! E come è accaduto ciò? Come hai potuto calmare il suo sdegno annoso? Aveva giurato di non darti quartiere. Ti aveva diseredato così cordialmente! Aveva testato in favore di cinque ospedali.
Gli ospedali, amico mio, sono spacciati!
(levando sempre più la voce) Immagino la contentezza di tua moglie!
Claudia non ne sa ancora nulla. La pace è stata fatta mezz'ora fa, e, uscendo di casa, non le ho voluto comunicare il mio disegno. Oh! Un disegno estemporaneo! Un momento di genio!
(titubante) Le farai… una bella sorpresa!
E sarà per lei una ragione di legittima fierezza, perchè bada che, in fondo, questo miracolo è proprio a lei che lo devo.
(interroga con gli sguardi.)
Non indovini?
No.
Claudia mi ha regalato un figlio.
All'impensata?!
Repentinamente!
Aspetta… Tu mi fai ammattire… Repentinamente ti è venuto fuori un figlio?
Non è ancora venuto fuori. Ma verrà. Questa mattina ne ho avuto da lei il preannunzio ufficiale.
(ricordandosi delle parole di Claudia) Ah, ecco! Ora intendo tutto!.. O, meglio… non intendo quasi nulla. Tua moglie ti fa un figlio e tu fai la pace con tuo zio?
Sei ottuso. Non era solamente per la mia vitaccia che lo zio mi aveva abbandonato. Che cosa lo avea reso addirittura implacabile? La sterilità di mia moglie… o la mia: quella della nostra unione, insomma. Avere un pronipotino era stato il suo sogno, e, dopo le mie prime scapataggini di marito, era stata la sua formale imposizione. Gli premeva pure che la stirpe continuasse, capisci! Lo desiderava maschio, naturalmente, il continuatore; ma, transigendo, si sarebbe accontentato anche d'una femmina. Lui me lo aveva detto a chiare note: «Se avrai un bambino, io ti perdonerò senza restrizioni; se avrai una bambina, io ti perdonerò… a metà.» Era evidente che il perdono, tradotto in cifre, sarebbe stato un amabile accomodamento finanziario durante la sua vita e avrebbe assicurato per lo meno l'eredità alla prole e l'usufrutto a me. Come vedi, mio zio aveva avuto un modo molto pratico d'incoraggiare la fecondità. E ti accerto che mi bastava di pensare alla sua promessa per sentirmi…
Non dire sciocchezze se vuoi che ti ascolti.
Hai torto di chiamarle sciocchezze. Mio zio, con la sua imposizione, aveva mostrato di essere un psicologo e un fisiologo di prim'ordine. Egli aveva compreso bene che la sua promessa m'avrebbe fatto finalmente amare mia moglie.
(ostentando, a voce altissima, un tono di convincimento) Ma se l'hai sempre amata tua moglie! Senza averne l'aria, non hai amata che lei. Non ti sei innamorato che di lei!
Va là che non è vero!
(riscaldandosi come per suggestionarlo) Io ti garantisco che, in qualche momento di espansione sincera, in qualche momento di franchezza, tu me l'hai confidato.
Mai, mai, mai! Non ti ho mai detto una corbelleria simile! Del resto, questo è un dettaglio che non ha importanza. La verità è che il mio amore fu, per così dire, fiato sprecato, e la seconda luna di miele non fu più produttiva della prima. Mi scoraggiai. Mi rassegnai. Io e lei, di comune accordo… tacemmo. E mia moglie mi pareva così abituata… al silenzio che quando poi, dopo aver compiuta una certa cura di bagni, mi ritornò in casa con delle velleità affettuose e fece sorgere la terza luna di miele, io non potetti a meno di sospettare di lei e di manifestare a te, come a un fratello, i miei dubbi.
(vivissimamente) Io non mi ricordo di nulla, e non te ne ricordi neanche tu!
Ma io me ne ricordo perfettamente, ed è per questo che mi do la pena di raccontarti i fatti miei. In uno di quei tali momenti di franchezza, in uno di quei tali momenti di espansione che pocanzi mi citavi a casaccio, io ti dissi di sospettare che il non breve soggiorno balneare avesse fatto decidere Claudia a dare il gran passo. Mi pento ora dello sfogo; ma tant'è, te lo feci; e non c'è nulla di strano che io mi sia aperto con te, che sei la sola persona innanzi alla quale non mi sono mai messa la maschera. Tu potresti attestare d'altronde che nel dubbio, o nella quasi certezza, ero giusto verso di lei. La trovavo colpevole? No. Le movevo rimprovero? No. Anche perchè poi se lei non cominciava ad essermi infedele che dopo dieci anni di costante infedeltà mia, me l'ero cavata bene!
(torcendosi sulla sedia) Alfredo! Alfredo! Ti prego!..
Io vorrei sapere come ti vengono oggi queste smanie da puritano!
Anzitutto, io non sono mai stato un pervertito!..
Questo è vero, ma per misura igienica!
E poi, puritano o no, non ti permetto di parlare con tanta leggerezza di tua moglie! E tengo a dichiararti che io come io (con accento vibrato, affinchè Claudia oda bene) ho sempre ritenuto che ella fosse insospettabile e invulnerabile!
Di' la verità: le hai fatto la corte e ti ha detto di no.
Ti proibisco di continuare su questo tono!
(celiando) Se ti scaldi così, c'è quasi quasi da pensare che…
Sei fastidioso!
Evvia! Rammollito! So quali riguardi hai per quella donna; e te ne ringrazio.
Ma devi convenire con me che il tuo sospetto era campato in aria.
Campato in aria, no! Quando una moglie, che abbia da un pezzo esonerato suo marito da certi doveri, ricomincia un bel giorno a coltivarlo, la faccenda può non esser liscia. Tanto più che la contemporaneità del marito e dell'amante non guasta nemmeno la poesia d'un convincimento, in cui s'incontrano tutte le donne. Il loro convincimento è che, se ci sono delle… conseguenze, queste son sempre dovute all'amante. Al marito, mai! Una illusione di più! Ma intanto il brutto è che il povero marito è costretto a subire dei ritorni intempestivi per far piacere a quell'altro. Questo, per esempio, è immorale! Io non l'ammetto. Ed ecco perchè, impensierito del ritorno di mia moglie, mi proposi di sincerarmi. In fin dei conti, c'era o non c'era l'amante? E se c'era, chi era?
(sbigottito) Ma perchè le dici a me queste cose?
Per concludere che ho avuto torto marcio di sospettare per confessarlo a te, cui ebbi la debolezza di esprimere i miei dubbi e nel cui animo essi avevano potuto lasciare un qualche verme roditore.
Nessun verme, credimi.
E sai com'è che, oramai, sono certo di avere avuto torto?
Dimmelo.
Da più d'un mese io faccio pedinare mia moglie.
(spalanca gli occhi) Benissimo!
Quel degno personaggio di Filippo, che mi è devoto… perchè gli debbo dei quattrini, la segue scrupolosamente, e giorno per giorno mi riferisce a che ora esce, dove va, quello che fa…
(cercando di celare il suo turbamento) Benissimo!
E sino a ieri, neanche la più lieve traccia d'un amante. Modiste, sarte, medici, delle visite innocue, delle passeggiate…
Sino a ieri?..
Ma giacchè un mese d'indagini basta e ne avanza, stasera ordinerò al mio fido esploratore di smettere l'inutile spionaggio…
(stentando a mostrarsi calmo) Dopo che t'avrà fatto l'ultimo resoconto, beninteso…
E siccome sarà non meno insignificante degli altri…
(allibito) Naturale!
… io potrò vantarmi domani, mio caro Maurizio, di essere completamente padre!
Che gioia!
Una gioia immensa! Quando stamane mia moglie, tutta commossa e timida, mi ha data l'inattesa notizia, io, non te lo nego, sono rimasto un po' male. Non accade spesso di mettere al mondo il primo figlio dopo dieci anni di matrimonio. Ma appena l'immagine di mio zio, cioè di due milioni, è apparsa dinanzi a me, l'orizzonte si è rischiarato, e la maternità di mia moglie mi è sembrata una delle opere più grandiose compiute dalla moderna civiltà!
E adesso che ci dovrei fare io in tutto questo idillio?
Tu, col tuo tatto, col tuo garbo, dovrai affrettare gli avvenimenti.
Quali?!
Mio zio si è lamentato della tua lunga assenza. Ha domandato di te con tenerezza.
Troppo buono, tuo zio!
E quindi tu andrai da lui col pretesto di congratularti della pace fatta. Gli parlerai di me diffusamente. Gli dirai che io mi son trasformato, che sono diventato un marito esemplare, un padre impareggiabile…
Prima che sia nato il figlio?!
Ma sì. Il buon padre si distingue anche prima che il figlio nasca. Si vede subito. Tu lo hai già visto in me. E con l'aiuto della tua perorazione io indurrò mio zio, il quale non ha che settant'anni, a una emissione finanziaria provvisoria, per cui, al postutto, egli avrà il vantaggio di potersi godere la sua longevità… senza che alcuno glie ne serbi rancore. Ti va?
Non mi va molto; ma tu lo hai stabilito, e così sia. Saranno menzogne dell'altro mondo!
Non c'è che la menzogna per fare un po' di bene all'umanità. (Alzandosi) E con questa profonda sentenza filosofica, me ne vado. Vieni a colazione con me?
(sogguardando l'uscio a destra) No!.. No!.. A colazione con te, non posso…
E allora ti saluto. Mia moglie mi aspetta, e io voglio essere gentilissimo con lei; pieno di delicatezze, pieno di pensieri carini…
Va, va. Se ti aspetta, non ritardare.
Ma perchè non vieni? Un po' di platea mi piacerebbe tanto! Fammi questo favore.
T'ho detto che non è possibile. Anzitutto, non mi sento bene. Ho un peso alla testa… un altro al cuore… un altro allo stomaco…
Difatti, sei pallido.
(con subitanea preoccupazione) Sono pallido?!
Sì, abbastanza. Cerca di non ammalarti proprio oggi. Più tardi devi andare da lui. E stasera, poi, a pranzo con me tutt'e due. E senza fallo! (Quasi spingendolo verso la porta a destra) Mettiti un pochino a letto, ora.
(più che mai allarmato) No! A letto, no! Che esagerazione!
Ma cura la tua salute, perdinci! Tu non ti curi come dovresti. E grazie, eh?.. Grazie anticipate! (Gli stringe la mano.)
Carissimo Alfredo!
(s'avvia per uscire; giunge all'uscio; indi, a un tratto, si volta) Ti senti meglio?
Meglio, meglio! Sta tranquillo, mi sento meglio!
Addio. (Esce.)
(ansiosamente va alla porta in fondo per assicurarsi che Alfredo sia partito; quindi corre alla porta laterale, come per chiamare Claudia.)
(senza aspettare che egli la chiami, entra. Viso calmo, d'una calma disdegnosa, fatta di profondo disgusto e di fierezza. Il sarcasmo acre è sulle sue labbra atteggiate a un sorriso amaro.)
(agitatissimo e disfatto) Avete udito!?
Ero qui per questo.
La persona da cui vi ha fatta seguire gli dirà certamente che siete venuta da me.
(fredda) Glielo dirà.
Tutto sommato, sarà meglio che glielo dica subito io stesso.
Non sarà nè meglio nè peggio, perchè risulterà chiaro che voi glielo avrete detto, in mancanza di altri espedienti, dopo di avere appreso che io sono stata pedinata anche stamane.
E allora?.. Che cosa facciamo?.. In che modo ci salveremo?..
Cioè: in che modo vi salverete? Quanto a me, non sento punto la necessità di salvarmi. E non sarebbe neppure possibile il salvataggio. Per mio marito, con o senza di voi, io sono già una donna che ha un amante. Spero che la vostra perspicacia vi abbia permesso di comprendere ch'egli mi crede la più furba delle adultere e che, dal momento che io gli rendo il servigio di fornirgli il bamboccio per cui suo zio gli riapre le braccia e la borsa, egli vuole perfino evitare il fastidio di sapere da che parte gli venga la fortuna. Chi si deve salvare, dunque, siete voi, non sono io.
Donna Claudia, io lo avevo presentito che un grosso guaio sarebbe accaduto!
(sempre fredda, con una punta di grazioso umorismo) Vi dispiacerebbe proprio molto di passare per il mio amante?
Voi avete il coraggio di burlarvi di me quando io mi sento morire…
Rispondete, intanto.
Al cospetto di vostro marito, certo che mi dispiacerebbe!
E al cospetto degli altri, no?
Al cospetto degli altri me ne vergognerei!
Grazie del complimento!
Ma no! Voi fraintendete… Io ne avrei vergogna e ne sarei orgoglioso… (Con incosciente entusiasmo) Voi siete una donna per la quale un uomo… Basta, non divaghiamo, ve ne prego… Datemi almeno un consiglio… Aiutatemi… Non mi lasciate solo in questa terribile situazione…
Mio buon Maurizio, io sono diventata un po' egoista. Ho saputo ciò che desideravo di sapere. Ho saputo che mio marito è molto più vile, è molto più volgare, è molto più spregevole di quanto m'era parso sinora. Io vi sono riconoscente della vostra cortese condiscendenza e di tutto quanto, nel colloquio con lui, avete rivelato di veramente gentile per me. Ma non contate sul mio aiuto, e, per quel che può riguardare la mia esistenza, non abbiate nè scrupoli, nè paure. Io mi preparo a vivere della mia felicità, d'una felicità che è soltanto mia, sempre più distaccata da lui – lo spero – , sempre più attaccata al grande bene che finalmente ho ottenuto da me stessa! Io non so, ora, con precisione, che cosa avverrà; ma so che, dato il vostro temperamento, io vi ho procurata qualche noia… Perdonatemi. E, non ostante il mio egoismo, permettete che da oggi in poi io vi chiami: amico. Volete darmi assai cordialmente la vostra mano?
(un po' commosso) Marchesa… (Le porge la mano.)
(gliela stringe con effusione.)
Siete… una santa donna!
Santa, è troppo. Sono una donna… che è madre! A rivederci.
A rivederci.