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IL SEGRETO DI GABRIEL


Fuori dalle mura del castello vidi Gabriel.

Teneva i due cavalli neri per le briglie, uno a destra e uno a sinistra.

Anche da lontano si potevano notare le due occhiaie che gli solcavano gli occhi.

Non aveva dormito.

Avrei tanto voluto sapere che cosa aveva fatto tutta la notte da solo.

Magari stava già studiando il modo migliore per sbarazzarsi di me senza che nessuno sospettasse di lui.

‹‹Andiamo, bellezze, datevi una mossa. Stanno arrivando i mastini di Mefisto››. Gabriel parlò senza nessuna emozione.

Sembrava scocciato.

‹‹I mastini di Mefisto? Che roba sono?››, chiesi a Sonia.

Lei sapeva sempre tutto, non come Sara che sapeva le cose solo quando attingeva alla fonte della conoscenza. Sonia avrebbe potuto spiegare ogni tipo di potere di ogni creatura esistente nei due Regni. Era informata, e questo poteva essere sfruttato a nostro vantaggio.

L’informazione è alla base di ogni tattica militare. Più sai dei tuoi nemici e del terreno in cui dovrai combattere, più possibilità di organizzare le mosse e le contromosse avrai.

Bene! Cominciavo a pensare in gergo militare. Stavo proprio impazzendo.

‹‹Sono i Siruco, gli elfi oscuri che vivono nel Regno di Tenot. Sono stati cacciati dal Regno di Elos proprio dai mezzelfi che sono una sorta di parenti stretti››, mi spiegò Sonia.

‹‹Gli elfi oscuri sono esseri splendidi anche se la loro corruzione si rispecchia all’esterno. Hanno la pelle nera come l’ebano, gli occhi rosso fuoco e i capelli argentati come la luce lunare. Purtroppo erano interessati più al potere che alla giustizia e questo li ha portati alla rovina.

‹‹Il sole è loro nemico e non viaggiano mai di giorno. Infatti per venire a Elos scavano delle gallerie. Sbucano dal terreno e risucchiano tutto ciò che si trova sulla loro strada. Sono malvagi, assetati di sangue e uccidono senza pietà››.

‹‹Ed è per questo che ci conviene andare, non sono molto distanti››. Gabriel avanzò verso di noi. ‹‹Se ci diamo una mossa forse riusciamo ad evitarli. Dai Sofia, sali››.

‹‹Io salgo con Sonia››. Cercai di mantenere il tono più freddo e distaccato che potevo.

‹‹Dai, non fare storie. Sali con me e finiamola qui, non c’è tempo per discutere››.

‹‹Io. Salgo. Con. Sonia.›› marcai ogni parola.

Perché non mi lasciava salire con lei, punto e basta? Io non stavo facendo storie, le stava facendo lui.

Tanto cosa gli importava? Non avrebbe potuto farmi nulla con accanto le mie sorelle.

‹‹Testarda che non sei altro. Va bene, fai quello che vuoi. Non ho né tempo né voglia di discutere con una bambina come te››, girò i tacchi e salì a cavallo.

Sara salì dietro di lui in silenzio.

Sonia e io montammo sul nostro cavallo.

Mi aggrappai a lei più forte che potevo e partimmo.

Dovevamo fuggire in fretta. La storia di quei Siruco mi mise i brividi. Come potevano esistere creature così orribili? Capii che gli elfi malvagi di cui mi aveva parlato il giorno prima erano loro. Esseri spietati che non avevano nulla a che vedere con il popolo di Calien.

Anzi, loro li avevano scacciati.

Dopo un po’ che eravamo in viaggio decisi di mettere in atto il piano A. Parlare alla velocità con cui andavamo risultò difficile, dovetti urlare un bel po’ per farmi sentire, ma dovevo farlo!

Ne andava della mia vita.

Mi sporsi un po’ in avanti, così che Sonia potesse sentirmi. ‹‹Sonia, posso parlarti?››.

Sonia mi diede uno sguardo veloce e perplesso. ‹‹Ora vuoi parlarmi?››.

‹‹Sì, è urgente››.

‹‹Okay, sentiamo cosa c’è di così urgente››.

E adesso?

Come potevo iniziare?

Chiedendogli Gabriel è un assassino, vero? Chi ha ucciso?

Cavolo cavolo cavolo.

Mi serviva un’idea.

Ora!

La lampadina dentro il mio cervello si illuminò. ‹‹Tu che sei sempre così informata, sapresti raccontarmi qualcosa sul passato di Gabriel?››.

Sonia emise una risatina e rimase sconcertata dalla domanda.

‹‹Tu sei pazza. Ne dobbiamo parlare adesso? L’urgenza dov’è?››.

‹‹Vedi, poi non so se e quando avremo di nuovo l’occasione di parlare. Quindi… io vorrei sapere qualcosa del suo passato per convincermi che non può essere lui quello che mi vuole morta››.

‹‹Se è per questo… Beh, non so se quello che posso raccontarti sia del tutto rassicurante, però a prescindere da quello che è successo… non credo sia lui. Non potrebbe mai ucciderti. Non ne avrebbe motivo››.

Bingo!

Al primo tentativo il piano era riuscito.

‹‹Sono pronta, racconta››.

‹‹Vedi, molto tempo fa Gabriel amava una ragazza. Si chiamava Eirwen, un elfo femmina dagli occhi a mandorla color nocciola e i capelli neri e morbidi come la seta. Era innamorato follemente. Solo che c’era un piccolo problema: lei era insieme ad Ares››.

‹‹Cosa? Era insieme ad Ares? Prorio lui? Non un altro?››.

‹‹Proprio lui››.

‹‹Quindi è per quello che non è rimasto con noi, per non vederlo››.

‹‹Esatto, proprio per quello. Lui e Ares inizialmente erano inseparabili, quasi fratelli. Combattevano fianco a fianco. Finchè un giorno Gabriel si innamorò di Eirwen. Tennero nascosto il loro amore per non so quanto tempo.

‹‹Da quello che so il loro era un amore platonico. Nessun bacio, solo carezze e parole dolci, ma feriva più di una spada che trafigge un cuore. Era un doppio tradimento agli occhi di Ares. Il suo migliore amico e la sua ragazza, posso immaginare come si sarà sentito.

‹‹Fatto sta che per poco non scoppiò una guerra. Eirwen alla fine decise di restare con Ares. Andò a parlare con Gabriel e…›› Sonia si bloccò di colpo.

Prese fiato e tirò su col naso.

Sembrava sul punto di piangere.

Poi continuò. ‹‹E fu in quel momento che Gabriel, per convincerla a restare con lui, la baciò. Lui può donare e togliere la vita con un semplice bacio, e in quel caso la tolse proprio alla sua amata.

‹‹Non sopportava di saperla con Ares. Soffre moltissimo per quello che ha fatto, e si vede. Credo che si senta un assassino e non si dia pace, ma non ha mai parlato con nessuno di questa storia››.

Tutto questo cominciava a dare un senso alle cose. La sua freddezza, la sua frase faccio del male alle persone che mi sono vicine… ma non spiegava perché voleva uccidermi.

Di nuovo lo stavo accusando!

Non riuscivo a darmi pace, lui non mi rendeva tranquilla.

Mi girai a guardarlo. Viaggiavamo quasi fianco a fianco.

Il verde acceso di quelle terre contrastava con il nero dei cavalli e Gabriel era lì, non molto distante da me, che cavalcava il suo destriero dal manto oscuro.

Provai una fitta di dolore nel petto.

Qualcosa in quella storia non mi convinceva.

Avrei voluto scoprire di più, ma temevo che Sonia mi avesse già raccontato tutto quello che sapeva.

Se davvero Gabriel era pentito per ciò che aveva fatto, riaprire quella ferita non era la cosa migliore da fare.

Soprattutto in quel momento.

Il cuore di cristallo rosso che portavo al collo si accese. Questa volta non fu un bagliore, fu una vera e propria esplosione di rosso acceso.

Il mondo cominciò a rallentare fino a fermarsi.

Il paesaggio sfocato attorno a me diventò più definito. Finalmente potevo vedere i picchi montuosi che, alla mia sinistra, delimitavano il confine fra i due Regni.

Il grande fiume – che mi dissero chiamarsi Dilimpo - se ne stava tranquillamente adagiato in mezzo ai prati pieni di margherite.

Non le avevo notate in corsa, ma ora tutto era fermo, immobile. Anche i cavalli, con le criniere nere al vento bloccate all’indietro.

I capelli argentati di Sara sembravano congelati, come una nube di ghiaccio, e la treccia di Sonia, portata in avanti, mi ricordava un serpente nel momento dell’attacco.

“Sofia, cerca la verità. Solo così saprai dare una risposta alle tue domande”.

Qualcosa cominciò a materializzarsi di fronte a me. Era una donna, simile a un ologramma di quelli che di solito si vedono nei film di fantascienza. Potevo vedere al di là del suo corpo, però riuscivo benissimo a distinguerla.

Indossava un vestito lungo e bianco, semplice e con un diadema a forma di croce celtica posto al centro, proprio sotto il seno, per tenere chiuso il tutto. I suoi capelli erano di un nero intenso e sembravano essere animati da una forza misteriiosa. Guardai meglio e vidi che erano formati da uno stormo di corvi che le svolazzavano attorno silenziosamente.

‹‹Morrigan››, riuscii a dire.

Mi sentivo la bocca secca. La Dea in persona era venuta a farmi visita e mi stava parlando.

Chissà se si era manifestata anche alle mie sorelle.

Avrei chiesto più tardi.

‹‹Sì Sofia, sono io. Vogliono ucciderci. Scopri chi vuole compiere questo sacrilegio e scaglia su di loro la nostra vendetta››.

Al suono di queste ultime parole, i corvi si misero a danzare e a gracchiare.

I cra cra che emisero mi fecero accapponare la pelle.

‹‹Mia Dea, come posso fare? Sono confusa e… terrorizzata››.

Lo ero eccome.

‹‹Le tue sorelle ti insegneranno a utilizzare i tuoi poteri nel modo giusto. Quando sarai pronta, uniranno i loro e li consegneranno nelle tue mani. La luce della luna i suoi raggi le dona, il calore del fuoco la forza le dona. La Grande Dea in battaglia ritorna e il suo capo con una corona di spine adorna. Questo è ciò che la sibilla ha detto. Le sue parole sono vere, ascolta sempre ciò che ha da dirti››.

‹‹Certo, ma…››.

‹‹Figlia mia, non c’è tempo. I tuoi poteri sono nascosti dentro di te da sempre. La consapevolezza di ciò in cui credi veramente ti farà superare qualsiasi cosa››.

Non feci in tempo a chiedere o dire nulla.

La Dea alzò le mani al cielo, come se volesse afferrare qualcosa. I corvi la avvolsero in una nube nera e si dissolse nel nulla.

Il mondo attorno a me tornò a muoversi e mi colse talmente di sorpresa che persi la presa su Sonia e scivolai dal cavallo.

Ero convinta che mi sarei rotta l’osso del collo con l’impatto.

Con mia grande sorpresa sentii qualcosa di caldo e morbido. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ero ancora troppo spaventata e non avevo nemmeno la forza di muovere un muscolo. Avevo paura che se l’avessi fatto poi me ne sarei pentita amaramente.

Stava diventanto un’abitudine andare incontro alla morte.

‹‹Stai bene? Sofia, apri gli occhi. Ti prego, apri gli occhi, respira!››.

Respira!

Solo allora mi accorsi di aver trattenuto il fiato.

Presi un respiro profondo e aprii gli occhi.

Fui accolta per la seconda volta dal viso di Gabriel. I suoi occhi neri erano visibilmente terrorizzati.

Rimasi a guardarlo come se fosse la prima volta che lo vedevo e notai diverse cose. La fronte coperta da riccioli neri che arrivavano a coprire le sopracciglia folte e dritte, il naso piccolo e leggermente schiacciato, la bocca carnosa e uno sguardo intenso.

Troppo intenso.

Avrei potuto perdermici dentro.

Ti sta ingannando, vuole controllare la tua mente.

La vocina pungente mi parlò di nuovo.

Ma da dove proveniva?

Erano i miei pensieri?

Mi risvegliai da quella specie di stato di trance in cui ero caduta.

‹‹Sofia, parlami! Stai bene?›› Gabriel quasi urlò.

‹‹Sì sì, sto bene››, dissi alzandomi più in fretta che potevo. Era troppo vicino e la sua vicinanza mi metteva a disagio, mi spaventava.

Gabriel mi bloccò per un polso e mi fece voltare verso di lui. ‹‹Cos’è successo?››

‹‹Lasciami stare››, dissi staccando il braccio dalla sua presa, ‹‹Non è successo niente, andiamo››.

Non potevo certo dire di aver visto la Dea.

O almeno, non con Gabriel lì.

Non ero sicura della sua innocenza, anzi, ero quasi completamente convinta del contrario.

‹‹Sofia, cos’è successo? Dimmelo! Mefisto potrebbe usare qualche trucchetto per manipolare la tua mente. Devo saperlo. Devono saperlo anche loro››, e indicò le mie sorelle a cavallo, dietro di me.

‹‹Non è stato Mefisto, ma non ti racconterò cos’è successo. Non posso. Io non…io non mi fido››.

La sincerità prima di tutto, di solito funziona.

O no.

Se dici la verità succedono due cose: o capiscono perché hai agito in una determinata maniera e ti perdonano o non capiscono e decidono di farti la guerra.

Gabriel decise di farmi la guerra.

La rabbia che ribolliva nel suo sguardo mi fece spaventare.

Un fremito percorse il suo corpo.

Poco prima i suoi occhi erano dolci, pieni di preoccupazione, ma in quel momento mettevano i brividi.

Erano completamente neri.

Lo stomaco mi si bloccò in gola.

Che avrei potuto fare se mi avesse attaccato?

Non conoscevo i miei poteri.

Una nuvola di polvere si alzò attorno a Gabriel, come un piccolo tornado. La terra tremò sotto i miei piedi e con un balzo si lanciò verso di me.

Un lampo nero in mezzo a tutto quel verde.

Portai le mani sopra gli occhi, pronta all’impatto.

Aspettai qualche secondo.

Non successe nulla.

Aprii un varco fra il medio e l’anulare e spiai cosa stava accadendo.

Di fianco a me, appoggiato al cavallo con i piedi e le braccia incrociate, vidi Gabriel.

Era tornato normale e ora stava sogghignando come un gatto quando gioca con la sua preda.

Mi sentii piccola piccola e molto indifesa.

Gabriel con soli due passi si mise di fronte a me. Mi stava osservando dall’alto al basso con quel sorriso sarcastico stampato in faccia.

‹‹Questa volta ti ho risparmiato, la prossima volta non sarai così fortunata››.

Mi aveva appena minacciata?

Sì.

Una prova a tuo favore. Vuole ucciderti, sta solo cercando l’occasione giusta.

Quella vocina mi stava facendo saltare i nervi.

Scrollai le spalle per liberarmi da tutti i problemi che affollavano la mia povera testa dolorante e ritornai in sella al cavallo.

‹‹Mai far arrabbiare un angelo della morte››, mi avvisò Sonia.

Ormai era troppo tardi.

‹‹Non posso più tornare indietro e non ho paura di lui››, o almeno era quello che volevo credere.

Di paura ne avevo, e tanta. Prima però dovevo seguire quello che mi era stato detto dalla Dea. Avrei cercato di conoscere i miei poteri e, quando mi sarei sentita pronta, avrei combattuto contro chi mi voleva morta.

Anche contro Gabriel, se il destino avesse deciso così.

9
PREMONIZIONI


Dopo un lungo viaggio, finalmente arrivammo a casa.

Una folla di esseri magici ci accolse, esultando per il nostro ritorno e lanciando fiori.

Scendemmo da cavallo e proseguimmo a piedi.

Gabriel aveva detto che era meglio metterli al sicuro nel loro nascondiglio e si dileguò senza dire una parola.

Meglio così, ero ancora spaventata da quello che era successo prima.

Qualcosa brillò di fronte a me e mi riportò con i piedi per terra.

Era una piccola fata.

Indossava un vestito rosso che le fasciava il minuscolo corpo e ricadeva leggero e a campana sopra le sottili gambe. Un paio d’ali, che presumevo fossero rosse dal colore della polvere che le cadeva attorno, facevano un movimento talmente veloce da essere impercettibile e tenevano sospeso a mezz’aria il corpicino della ragazza.

I capelli biondi le arrivavano fino ai piedi e svolazzavano di qua e di là a ogni minimo movimento. Portava in testa una graziosa corona di fiori colorati, tutti intrecciati tra loro, e in mano teneva una margherita grande quasi quanto lei.

‹‹Gloria e Onore a voi, somma Dea. Io sono Twinkle e a nome di tutto il popolo fatato, la prego di accettare il nostro umile dono››. E allungò il fiore verso di me. ‹‹Questa non è una semplice margherita, in realtà contiene polvere fatata. Sono certa che ti sarà molto utile in futuro per poter scoprire quali sono i tuoi nemici››.

‹‹Le servirà eccome, allora››, disse Sonia trattenendo un sorriso.

Non risposi.

Mi limitai a darle un pizzicotto sul braccio.

Guardai la piccola Twinkle dagli enormi occhioni blu. Trovavo quel nome davvero buffo, mi ricordava uno di quei pupazzi che emettono suoni strani schiacciando la pancia.

Le porsi la mano, così che potesse consegnarmi il dono. Appoggiò i piccoli piedi scalzi sul palmo e stese la margherita come una mamma metterebbe nella culla il suo bambino.

Le ali erano ferme e, finalmente, potei osservarle bene. Erano grandi, ricoprivano quasi tre quarti del suo corpo. Il sottile strato membranoso di cui erano rivestite era di un rosso scarlatto ed erano decorate con sottili filamenti dorati e brillanti che formavano esotici arabeschi.

‹‹Accetto volentieri questo dono, Signora delle fate. Gloria e Onore a voi››.

Twinkle portò la mano con le dita incrociate sul cuore e si inchinò. Subito dopo, anche il suo popolo la imitò. Centinaia di piccoli esseri volanti inchinati di fronte a me. Dalle loro ali scendeva un arcobaleno di polvere fatata.

Sorrisi, ero sinceramente grata di quel regalo.

Mi sentivo in pace e sollevata, ci voleva proprio dopo una giornata come quella.

Ora non desideravo altro che andarmene a letto, e magari una doccia calda se mi era concesso.

La piccola fata si alzò dall’inchino. ‹‹Neman, usa con molta attenzione la polvere di fata. Usala quando ne avrai veramente bisogno, solo così potrà funzionare››.

‹‹E se volessi scoprire chi è contro di me? Come devo usarla?››, questa era un’informazione che avrei sfruttato prima o poi.

Dovevo scoprire chi stava dalla mia parte e chi no.

Avrei aspettato il momento giusto, bisognava solo avere pazienza.

E quella non mi era mai mancata.

Twinkle incrociò le gambe, si sedette sulla mano e cominciò a spiegare. ‹‹Vedi, devi fare in modo che chi sospetti sia contro di te tocchi o abbia vicino a sé la margherita. Devi metterla in una tasca o regalarla o altro, e nel momento in cui avviene il contatto… bam››, e schioccò le minuscole dita, ‹‹Il gioco è fatto! Se l’aura di questa persona è dorata, tutto apposto, sta dalla tua parte. Se invece è nera, fuligginosa… Beh, ti conviene dartela a gambe››.

Sembrava una cosa facile da fare.

Aura dorata, amico.

Aura fuligginosa, nemico.

Semplice!

‹‹Grazie Twinkle, ne farò buon uso››. La fatina si alzò, fece un inchino veloce e raggiunse gli altri esserini volanti.

Un rumore di zoccoli si fece largo tra la folla e attirò la mia attenzione.

Era Calien, sempre con la camicia di seta svolazzante e i pantaloni color cachi.

Stavolta però i capelli erano sciolti, raccolti all’indietro con una treccia per lato.

Accostò il cavallo vicino a noi e fece un leggero inchino.

Era la prima volta che lo vedevo da vicino, i suoi occhi erano di un blu cielo intenso, spettacolare.

‹‹Siete arrivate, finalmente. Vedo che Twinkle non ha aspettato a consegnarti la polvere di fata››. Sorrise.

Non a me però, a Sonia.

E lei ricambiò il sorriso, arrossendo.

C’era qualcosa fra i due? Sembrava proprio di sì.

Avevo appena scoperto che anche Sonia aveva una parte dolce.

‹‹I Siruco sapevano dov’era. Siamo fuggiti in fretta perché la stavano cercando al castello di Ares. Credo ci sia una spia fra di noi››.

La piccola Sara parlava poco, ma nel momento in cui lo faceva mi sorprendeva sempre.

Capii che la sua dote era l’osservazione.

Ricapitolando: Sonia era la più pratica, Sara la più attenta ai dettagli, e io?

Di sicuro potevo essere la più problematica o la più combina guai.

Certo, mi ci vedevo benissimo in quel ruolo.

‹‹Sì, sanno che è arrivata. Sono venuti a cercarla anche qui. Ci hanno fatto credere che era una normale spedizione in cui rubano e torturano tutto ciò che si trova sul loro cammino, ma non hanno portato via nulla e nessuno è stato torturato, fortunatamente››. Calien scosse la testa, sconcertato.

Non capivo come potesse essere accaduto. Se i Siruco non potevano viaggiare alla luce del sole, chi era venuto al villaggio? Non avrebbero potuto cercarmi stando sottoterra.

Non feci in tempo a pensare a tutto ciò che Sara mi precedette nel porre domande.

‹‹Maledetta Waning››, sbottò la mia sorellina.

Era disgustata per non so quale motivo.

‹‹Chi è Waning?›› chiesi.

‹‹La regina delle fate nere. Pensi che le fate siano tutte belle, buone e carine come Twinkle? Allora non hai mai visto il popolo Curoos! Vivono sulle montagne che hai visto prima, quelle al confine fra i due Regni. Le montagne Gehnul››.

Fate nere.

Non riuscivo a immaginarmi delle fate cattive.

Come poteva essere? Ero cresciuta, come tutte le bambine, con storie di magia in cui le fate sono sempre dalla parte dei buoni. Non potevo pensare che quegli esseri indifesi avessero la forza per fare del male a qualcuno, grande o piccolo che fosse.

‹‹Non posso crederci››, mi sorpresi a dire scuotendo la testa.

‹‹E fai male! Devi stare molto attenta, invece: le fate nere sanno essere molto cattive e crudeli››. Calien parlò con tono serio.

Era una cosa con cui non si poteva scherzare.

Avevo capito in pochi giorni che esisteva un mondo pieno di esseri di cui avevo sentito parlare solo nei racconti e, allo stesso tempo, questi esseri magici convivevano con un popolo oscuro e potente.

Io ero stata catapultata lì per qualche preciso motivo.

Un allineamento particolare dei pianeti?

Una cospirazione divina?

Fatto sta che tutti in quel posto credevano in me.

E io non volevo deluderli.

Nei loro occhi vedevo speranza, giustizia e libertà.

Volevano essere liberi dalla crudeltà e dalla sottomissione di Mefisto e la Dea in persona mi aveva detto che solo io potevo aiutarli.

Cosa potevo fare a quel punto?

Dovevo prendere in mano le redini del mio destino.

Dovevo domare i miei poteri e la mia forza.

Dovevo combattere contro Siruco, Curoos e Mefisto in persona.

E ce l’avrei fatta! Ma ne ero poi così sicura?

‹‹Farò tesoro di quello che mi avete detto, Calien. Ora, se non ti dispiace mi piacerebbe fare una bella dormita. Senza incubi, spero››.

Avevo riposato veramente male la notte prima e il mio corpo cominciava a sentire tutta la stanchezza.

Arrivata a casa mi diressi pigramente nella mia stanza.

Avevo dimenticato tutto, vedevo solo il letto. Mi stesi sopra le coperte e mi addormentai ancora vestita.

***

Qualcuno stava correndo.

Era una foresta quella che vedevo o cosa?

Mi ricordava un posto in cui ero già stata.

A terra c’erano tante foglie morte che coprivano una specie di vialetto terroso. Sorvolai un ponte che se ne stava adagiato sopra un fiumiciattolo pieno di ciotoli.

Sono già stata qui!

Mi accorsi che stavo fluttuando, attirata da qualcosa.

Il respiro affannato di qualcuno risuonò nelle mie orecchie.

Abbassai lo sguardo, mentre tutto attorno a me scorreva velocemente. Un ragazzo stava correndo e io mi muovevo con lui. Ogni tanto si guardava alle spalle.

Evidentemente credeva di essere seguito.

Non riuscivo a vederlo bene in faccia ma mi ricordava qualcuno.

Si fermò di colpo e trattenne il fiato. Qualcosa per terra gli bloccava il passaggio. Sembrava un tronco coperto di foglie.

Fluttuai più in basso per vedere meglio.

Era un tronco strano, sembrava avere forma umana.

Il ragazzo si piegò sulle ginocchia, affianco al tronco.

Un singhiozzo strozzato bucò il silenzio.

Stava piangendo.

Perché?

Alzò una mano tremante e spostò un po’ di foglie.

Rimasi paralizzata.

Una parte di me voleva fuggire lontano, un’altra voleva restare a guardare la macabra scena.

Non era un tronco.

Vedevo dei vestiti. Una canotta che doveva essere stata bianca, un disegno indecifrabile ormai rovinato da un’ampia macchia rossa, un paio di pantaloncini corti neri e…un paio di Converse nere e rosa!

Ero io, era il mio corpo!

Mi avvicinai di più al ragazzo.

Un rumore di foglie e rami spezzati attirò la sua attenzione e alzò la testa di scatto.

Mia Dea, era Michael!

Il ragazzo che si era innamorato di me, quello per cui avevo paura di uscire di casa.

Trattenni il respiro.

Un senso di nausea si impossessò del mio corpo.

Come aveva fatto a trovarmi?

Perché si trovava lì nel bel mezzo della notte?

I miei pensieri furono interrotti.

Michael spalancò gli occhi e qualcosa gli si scaraventò addosso.

Urlai con lui e fui inghiottita dall’oscurità.

113,98 ₽
Возрастное ограничение:
0+
Дата выхода на Литрес:
16 мая 2019
Объем:
371 стр. 2 иллюстрации
ISBN:
9788873043959
Правообладатель:
Tektime S.r.l.s.
Формат скачивания:
epub, fb2, fb3, html, ios.epub, mobi, pdf, txt, zip

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