Читать книгу: «Storey», страница 3

Шрифт:

CAPITOLO CINQUE

AVEVA MANGIATO UNA banana per pranzo e stava per addentare un kiwi quando Cliff telefonò, sembrando irritato come sempre, la sua voce che diventava energica e severa nel chiederle quanto tempo ancora avrebbe protratto la cosa con David prima che iniziasse a fruttare.

Quando Janice era più giovane era solita lasciare il posto di lavoro se qualcuno alzava la voce con lei — era qualcosa che non sopportava, avendone a sufficienza a casa con suo padre. Era un bullo con la gente del posto a Dalkeith, lavorava nei cantieri con in mano una pala dal manico corto, la portava a casa da sua madre con le tre figlie, le minacciava alzando la pala al primo segno di disaccordo.

Una mattina, un’esuberante diciassettenne non più disposta a subire si alzò presto, chiamò un taxi, poi portò la pala nel cortile sul retro e ci fece un bel falò. Prima che suo padre scendesse le scale urlando in maglietta e pantaloncini, lei aveva già sbattuto la porta d’ingresso e detto all’autista di portarla alla stazione Waverley di Edimburgo, dove comprò un biglietto di sola andata per Londra, domandandosi cosa avrebbe fatto con settecento sterline che aveva messo da parte lavorando da Greggs due giorni a settimana, più i duecento che aveva rubato dal barattolo per il tè in cui suo padre teneva i soldi per bere.

Stette da sua zia Glinnie per due settimane finché non trovò un lavoro in un ufficio legale a Twickenham, poi prese un appartamento in affitto sopra ad una compagnia assicurativa mentre lavorava al suo progetto. L’avvocato stava salendo la china e voleva qualcuno perspicace che lavorasse alla reception. Come chiunque altro lei sapeva scrivere al computer perché lo usava dai tempi della scuola, e ci mise poco a convincere quell’uomo di una certa età.

Ormai sapeva di essere scaltra e non si faceva problemi a mentire alle persone, così mentre accoglieva clienti e dattiloscriveva testamenti durante il giorno, di notte iniziò a lavorare online, a quel tempo truffe in internet tanto per cominciare, usando nomi e foto false su siti di incontri, sostenendo di essersi innamorata di una serie di tizi di mezza età via email e mettendosi d’accordo per incontrarli … a condizione che mandassero i soldi per il viaggio, prima.

Più tardi comprò una lista di email su CD da un lettone in un locale, e spedì migliaia di email offrendo pagamenti alle persone che volevano lavorare da casa nei crediti assicurativi. Tutto ciò che dovevano fare era mandare un assegno per coprire il costo del congegno laser che avrebbe verificato il numero di richiesta cliente, e sarebbero stati pagati ad ogni cento esaminati. Gli assegni finivano in una casella postale da cui lei prelevava due volte a settimana e depositava in un conto sotto falso nome.

Ormai aveva imparato da autodidatta come creare siti web rudimentali con Dreamweaver, impostare Naturograin.com, usare immagini di integratori di vitamine che trovava online per offrire un eccezionale prodotto per la prevenzione del cancro a un prezzo stracciato se acquistavi entro l’ora successiva. Il denaro iniziò a entrare da tutto il mondo e cambiò il suo monolocale per qualcosa di più spazioso, nel contempo rimodernando il suo guardaroba e comprandosi la sua prima macchina, un maggiolino giallo.

Dopo qualche anno si era lasciata l’avvocato alle spalle e gestiva una mezza dozzina di siti web vendendo prodotti falsi, e chiedendosi cosa fare dopo.

E dopo fu il momento in cui qualcuno le disse che gli sbirri stavano iniziando ad interessarsi a lei.

Era sempre stata fortunata e una sera incontrò Robbie, un uomo intrigante che era un poliziotto ma anche un appassionato di tecnologia, impiegato in un nuovo distretto istituito per indagare esattamente il tipo di truffe che lei portava avanti. Inizialmente lui non sapeva come lei si guadagnasse da vivere, ma dopo essersi frequentati per tre mesi lei se ne fregò e glielo disse — a quel tempo era troppo preso per rinunciare a vederla. Un mese più tardi le accennò che i nomi dei suoi siti web erano comparsi in un rapporto e stava per essere tenuta ‘sotto osservazione’.

Quella notte preparò i suoi tre computer portatili e un paio di valige di vestiti e prese un taxi per la stazione di Euston, dove salì sul primo treno verso nord. Coventry era la prima fermata e il bigliettaio l’aiutò a scaricare le sue cose sul binario, e lei ricominciò, questa volta come Araminta Smith, giornalista.

L’unica cosa che le dispiacque fu abbandonare il suo maggiolino giallo.

ORA CLIFF SI stava agitando per un progetto a lungo termine a cui lei stava lavorando da mesi, accusandola di avere dei ripensamenti, di non voler prendere una decisione. Con il telefono vicino all’orecchio, riusciva a immaginare la fronte corrugata di lui stringersi serrata, le sue labbra assottigliarsi, i suoi occhi freddi con le rughe di contorno sempre più scure, mentre le diceva di darsi una mossa e fare funzionare le cose.

Lei disse, ‘Non è ancora il momento giusto, è sotto pressione a lavoro, ci sono ispettori in ufficio — guarda, perché non lasci questa parte a me mentre tu te ne vai a ciondolare in giro con i tre moschettieri? Se ho bisogno di consigli ti chiederò.’

‘Non ho dimenticato quello che mi hai detto la prima volta, quanto pensavi che fossi speciale, che grande team saremmo stati. Tutto quello che dovevo fare era aiutare a sistemarti, darti delle credenziali così questo consigliere comunale avrebbe acquistato all’ingrosso. Ti sei dimenticata tutto ora? I piccoli favori?’

‘Va bene, hai fatto la tua parte, lasciami fare la mia. Ha abboccato. Non lo sa, ma l’amo è già nella sua bocca.’

‘Dunque te ne sei andata e torni con questo armadio d’uomo, Storey, che storia è questa?

‘Ha del potenziale, non trovi? Non te ne sei accorto?’

‘È furbo, non è sincero. Crede di prenderci in giro ma ho in serbo qualcosa per lui.’

‘Ecco,’ disse lei. ‘Non mi sbagliavo. Semplicemente tienilo d’occhio.’

‘Oh, lo osservo eccome. Lo terrò d’occhio davvero da vicino. Quindi quand’è che David avrà il suo primo assaggio?’

‘Presto, un paio di giorni. Sto ancora preparando il terreno. Continua a non fidarsi di me. Ci vediamo presto.’

‘Non chiudermi il telefono in faccia. Non ho finito.’

‘È un tuo problema, Cliff, tu non hai mai finito. Parli fino a sfinirmi — parli con tutti fino allo sfinimento. Vorrei avere avuto un centesimo per ogni parola che è uscita dalla tua bocca.’

‘Un giorno ti pentirai di non avermi dato più attenzione. Sei troppo impulsiva, non rifletti mai sulle cose. Ti metti in dei casini da cui non riesci a uscire.’

‘È vita vera, Cliff,’ sentendo la sua rabbia salire, ‘non uno spettacolo televisivo.’

‘Che diavolo vuol dire? Dai i numeri?’

‘Significa che non me ne andrò a sedere in giro aspettando che le buone opportunità mi vengano incontro. Mio padre era un rompipalle, ma almeno ci provava, sapeva quello che voleva. Non se ne stava seduto a guardare le altre persone prendersi quello che lui non poteva avere. Lo faceva per se stesso. Era troppo stupido per farlo bene, ma almeno ci provava.’

‘Pensi troppo a te stessa, ragazza. Sei una truffatrice in cerca di un affare, tutto qui. Non ti montare troppo la testa.’

‘Se non lo faccio io, chi altro lo fa?’

Buttò giù il telefono prima che lui avesse il tempo di obiettare. E non voleva l’opinione negativa di Cliff su di lei a girarle in testa proprio ora.

Il problema era che Cliff l’aveva portata a ripensare a Paul Storey.

E se da un lato non fu contraria a ciò inizialmente, ancora non era sicura se lui rappresentasse un po' di divertimento o un segno. E questo le dava fastidio.

CAPITOLO SEI

IL SUO INCONTRO con Frost aveva fruttato qualcosa — ci sarebbe stata una visita la settimana successiva, e la prospettiva di un’altra se fosse riuscito a persuaderli che l’area era decente. A Paul si stringeva lo stomaco al solo pensiero di avere estranei in giro per la casa, ma sapeva che doveva lasciar correre. Non aveva nemmeno vissuto in quel posto per quasi vent’anni, di cosa si preoccupava?

Inviò un messaggio di risposta a Frost, dicendo che poteva farsi trovare a casa se voleva. O si sarebbe tolto di mezzo. Non voleva incontrare i possibili interessati se lui riusciva a fare da solo — che Frost si guadagni il suo stipendio.

Si appoggiò allo schienale della sedia e chiuse il suo portatile. Era fortunato che ci fosse ancora il segnale WiFi; siccome suo padre era uno che comprava sempre nuovi congegni, volle subito internet, come un bambino in un negozio di giocattoli. Paul aveva trovato una macchina fotografica digitale nuova, una chiavetta per il videoregistratore, un paio di binocoli digitali, e molte altre piccole apparecchiature elettriche a cui poteva trovare un utilizzo. Il servizio internet era pagato fino alla fine del mese, in seguito avrebbe trovato qualche altro posto dove connettersi.

Aveva messo il suo portatile su un tavolo di fronte alla finestra a golfo, dove poteva guardare dritto fino alla macchia di verde al di là del giardino, un pezzetto di prato che era stato tagliato dal comune e serviva da area di gioco per i bambini del quartiere, e luogo in cui defecare per cani randagi. Per raggiungere la strada e la macchina, si usciva dalla porta principale, scendendo per un breve percorso e poi attraversando questo prato di erbacce. Ora due adolescenti stavano calciandosi ripetutamente una palla, insultandosi e facendo finta di essere giocatori in una partita che avevano visto in TV.

Paul si ricordò di quando lo faceva anche lui — cavolo, quasi trent’anni fa ormai, il suo compagno di gioco Johnny Hall che abitava in fondo alla strada, sebbene lui preferisse trafficare con le bici, sporcarsi le mani d’olio stringendo una catena o cambiando una ruota. Paul aveva una buona coordinazione già allora e creò la squadra di rugby della scuola; prendeva un autobus per raggiungere la scuola nei freddi sabati mattina, salendo in un furgone bianco malridotto per essere portato nelle scuole dei ricchi — King Henry VIII, Bablake, certe volte anche più lontano, fuori città. Poi, a diciassette-diciotto anni, dopo la partita, ed essere stati scaricati di nuovo a scuola, un gruppo di loro avrebbe camminato fino al pub più vicino, e lui si sarebbe seduto in silenzio con la schiena al muro, mentre i chiacchieroni si raccontavano bugie sul sesso e le varie teorie cospiratorie sugli alieni a cui credevano.

Si chiese come lo avrebbero visto adesso, di ritorno dalla Vecchia Londra con la coda tra le gambe, disoccupato, la reputazione andata, nessun amico in città se non questa banda di falliti che gli era capitata. In qualche modo era contento che suo padre fosse morto prima di avere a che fare con lui. Il problema a Londra era esploso mentre lui era in ospedale e Paul era riuscito a tenerlo lontano dalle notizie. I pochi estratti che furono mostrati non lo citavano come agente in questione e non voleva rendere gli ultimi giorni di suo padre ancora più sofferenti di quanto non lo fossero già.

Era un suo problema e doveva inghiottire e andare avanti, non farne un dramma.

Sollevò il telefono e cercò il numero di Millie, voleva chiamarla ma non lo fece, era passato troppo poco tempo dall’ultima conversazione. Non voleva che pensasse che dipendeva da lei o non sapeva gestirsi senza qualche tipo di approvazione da parte sua. Doveva chiamare Rick, tuttavia si trattenne e si convinse di smettere di disturbare i suoi amici bussando alla loro porta.

Stava fissando lo schermo quando il telefono squillò con il suo curioso trillo elettronico.

E c’era la fantastica voce scozzese di Araminta a palargli come se lo avesse conosciuto da sempre, si ricordava la fatica che aveva fatto a lasciarle il suo numero chiedendosi se lo avrebbe mai usato.

Ora disse, ‘Volevo sapere come stavi e chiederti un favore.’

Cercava di portarlo dalla sua parte, pensò: non aveva mai mostrato interesse per lui prima d’ora, quindi perché proprio ora?’ Era come se fosse automatico per lei — mostrati interessata a qualcuno così hai il permesso di chiedere un favore.

Disse, ‘Siete molto esigenti voialtri, continuate a volermi far fare cose per voi. Cosa sono, il nuovo garzone tra gli schiavi?

‘Ok, va bene, eri l’unico in giro e ho pensato che ti potesse piacere la proposta. Ci si vede in giro.’

‘Che cos’è che vuoi?’ disse. Forzandosi di rendere la sua voce annoiata sebbene fosse veramente incuriosito e volesse vederla di nuovo.

‘Non essere così sulla difensiva. Hai la macchina, vero?’

‘Perché?’

‘Voglio che mi porti da qualche parte stasera.’

‘Hai intenzione di intervistare qualcuno su tutta questa corruzione?’

‘Puoi farlo o no? Risposta semplice, sì o no.’

Non poteva dire se lei si stesse infastidendo o no — quel tono sembrava essere la sua impostazione predefinita — così non reagì.

Prendendo altro tempo disse, ‘Non ti può portare Cliff o uno della sua squadra?’

‘Se avessi voluto che uno di loro mi portasse glielo avrei chiesto, giusto?’

‘Difficile da dire. Sei così diplomatica.’

Prima che lei ribattesse lui le chiese dove sarebbero andati e lei disse che era fuori a Coundon, alla fine di Holyhead Road. Paul era stato da suo cugino Derek’s Christening da quelle parti da ragazzo, ma non conosceva la zona. Sapeva che c’era un centro commerciale in cui si trovava il vecchio stabilimento Alvis, perché suo padre gli aveva detto che là aveva comprato un frigorifero alla Comet, prima che fallisse. Aveva un vago ricordo del fatto che Alvis avesse costruito carri armati per l’esercito prima di essere venduto.

Lei disse, ‘Vienimi a prendere dove ci siamo incontrati l’altra sera. Alle sette.’

‘Devo portare nulla?’

‘No.’

‘Quindi cosa stiamo andando a fare?’

Lei disse, ‘Ho pensato che ti piacerebbe conoscere il mio ragazzo.’

CAPITOLO SETTE

LUI LA VIDE in piedi sul ciglio della strada prima di arrivare e avvicinarsi, notando che indossava ancora un abbigliamento diverso — i leggings a fantasia appariscente che aveva visto indossare a molte donne, una grande pashmina color crema che scendeva diagonalmente dal collo come un poncho, coprendole una spalla insieme a una borsa bianca a tinta unita.

Salita nel sedile accanto a lui sembrava più giovane, più dolce, come se stesse andando a un primo appuntamento e non sapesse cosa aspettarsi. Paul si sentì salire l’agitazione e si disse di darsi una calmata.

Non appena si scostò dal marciapiedi lei diede un’occhiata in giro in macchina, una Volvo 60 turbo diesel di dieci anni, e gli sembrò che stesse giudicando questo e i suoi gusti. Lui colse una traccia del suo profumo, sempre lo stesso. Era fruttato, ma c’era anche qualcosa di legnoso, più fastidioso.

Ora guardava nel cruscotto, spostando i suoi pacchetti di gomme da masticare e una mini torcia e alcuni pezzi di plastica che si erano staccati dal porta GPS.

Lui disse, ‘Stai cercando qualcosa in particolare?’

‘Pensavo di scoprire qualcosa di te. Passaporto, patente o qualcosa così.’

‘Non c’è niente da sapere.’

‘L’uomo del mistero, non è vero?’ Lo disse con un tono scozzese, la sua cadenza veniva fuori sempre di più, più la conosceva. ‘Appari un giorno da Starbucks e un attimo dopo sappiamo che conosci tutti i nostri torbidi segreti mentre non sappiamo un bel niente di te.’

‘Cos’è Cliff per te?’

‘Non quello che vorrebbe essere.’

‘E sarebbe?’

Gli lanciò uno sguardo buffo. ‘Usa la tua immaginazione.’

‘Così tu sei una giornalista alla moda e lui cos’è … lo sfigato del villaggio? Cosa ci stai a fare?’

‘Reputazione da duro. Biglietti per concerti. Droghe toste. Un sacco di roba losca.’ Prendendolo in giro, lo sapeva, e nemmeno gentilmente: non le importava proprio cosa lui pensasse.

Lui disse, ‘Quando ero a scuola lui era quello da cui stare lontani. Ce n’erano due — lui e un altro ragazzo, un po' più grande, Wigton. Sempre a fare a botte, quei due. Se ricordo bene, Cliff peggiorò crescendo, Wigton mise la testa a posto, si rimboccò le maniche.’

‘C’è una morale in questa storia?’

‘Pensavo solo che fosse una cosa curiosa, e mi ricordo che lo pensavo fin da piccolo. Si vedeva che direzione stavano prendendo già a cosa, tredici, quattordici anni?’

‘Cos’è accaduto a Wigton?’

‘Fu investito per strada il giorno prima dell’ultimo giorno di scuola. Giocava a calcio, correva dietro alla palla, una macchina sbucò da dietro l’angolo e lo gettò contro un lampione. Si fratturò il cranio.’

‘Così non sai che cosa gli sarebbe successo dopo, quindi. Sarebbe potuto tornare ad essere quello di prima.’

Paul alzò le spalle. ‘Può darsi. Ma stava diventando un’altra persona. E quindi non penso.’

Lei gli diede indicazioni e guidò oltre Gosford Green, dove giocava a tennis da ragazzo, sebbene i campi fossero scomparsi da tempo, un parco giochi per bambini ora, poi svoltarono a destra intorno alla tangenziale, infine girando per Holyhead Road.

Gli disse di girare a sinistra al parcheggio di Texaco e le case apparvero improvvisamente più imponenti, lontane dalla strada, posto auto davanti e archi di pietra alle porte d’ingresso.

‘Quella,’ disse, indicando, e lui rallentò fino a fermarsi. Lei aprì la portiera e si voltò a guardarlo. ‘Vieni?’

‘Cosa dovrei dirgli? Chi sono, lo chauffeur?’

‘Non preoccuparti, non è un tipo geloso. Penso che ti piacerà.’

QUANDO DAVID APRÌ la porta e fece un passo indietro per farli passare, Paul lo guardò bene. Era circa della stessa altezza di Paul, pallido, col torace incavo e barba e capelli ispidi color paglia sporca. Paul immaginò che lavorasse al chiuso, magari un giornalista come Araminta dichiarava di essere.

Lei fece una breve presentazione, agitando una mano verso Paul, come se David avesse potuto non vederlo entrare.

‘Non fare caso a lui.’ disse a David, ‘è solo uno che conosco, mi ha portato qui.’

David incrociò lo sguardo di Paul ma non c’era nulla in questo, o forse appena una vaga curiosità, Paul pensava che sicuramente fosse indisposto o arrabbiato a vedere la sua ragazza presentarsi con un altro uomo.

Paul vide che la casa era grande ma non sembrava vissuta — intravide attraverso una porta aperta una stanza senza tappeto con carta da parati a tinta unita e nient’altro, nessun mobile o quadro alla parete. C’era odore di un qualche tipo di detergente al pino, come se David avesse pulito il parquet prima che loro arrivassero.

Ora David li condusse attraverso una stanza sul retro, Paul notò larghe finestre panoramiche a mostrare un giardino piuttosto ampio, curato e con una rimessa in fondo, luci solari scintillanti nelle aiuole. Forse passava più tempo là fuori che in casa, pensò Paul, potando rose o qualunque cosa si faccia con i giardini.

Araminta si era seduta su di un divano di pelle nera e Paul le sedeva di fronte, David chiese se volevano un caffè, un tè o qualcosa di più forte, entrambi risposero di no.

Aveva pensato che David sembrasse un tipo remissivo, così fu sorpreso quando disse ad Araminta, diretto, ‘Cosa ci fa lui qui? Cosa sta succedendo? Hai detto che era importante.’

Lei incrociò le mani sulle ginocchia, prendendo tempo, poi alzò il volto e lo guardò. ‘Paul è un collega, ok? Gli ho chiesto di portarmi qui. Ed è vero, dovevo vederti questa sera.’ Si girò e guardò Paul. ‘Ci dai un minuto? Vai a ispezionare la cucina o qualcosa così.’

Senza dargli altra scelta a meno che non volesse iniziare una discussione inutile.

Li lasciò, chiudendosi la porta alle spalle, e fece un giro al pian terreno, provando un paio di altre porte prima di trovarne una che portava ad un ufficio — scaffali di libri, un tavolo con un portatile e una lampada da scrivania, poltroncina su ruote imbottita. Si sedette sulla sedia e guardò fuori dalla finestra, che per qualche scherzo strutturale aveva la stessa visuale della facciata d’ingresso della casa. Era buio fuori ora, e riusciva a vedere poco a parte le macchine che passavano occasionalmente sulla strada principale.

Gli venne un’idea e tornò a guardare le foto sul muro. Foto di David da bambino, poi una con la famiglia — lui, una ragazzina che prese per sua sorella minore, e i genitori, e poi un cane nero, tutti quanti in piedi davanti a una casa coperta di edera con due colonne ai lati della porta d’ingresso. Sembrava potesse trattarsi di Oxford o dei dintorni di Londra. Classe e denaro.

Poco più in là, una coppia di certificati incorniciati, uno di livello 8 in pianoforte, un altro per avere vinto un rally in Africa; forse era più tosto di quanto sembrasse.

Dieci minuti dopo sentì la porta del soggiorno riaprirsi e si recò in corridoio, Araminta e David uscendo sembravano diversi, come se ci fosse stata una sorta di trasformazione durante la sua assenza. Araminta sorrideva, rilassata, il suo linguaggio corporeo aveva perso la solita tensione. Mentre David era pallido, le sue guance scavate, sembrava invecchiato di dieci anni.

Paul si disse che sarebbe dovuto stare più attento in futuro — questa donna poteva avere effetti sconvolgenti sulla salute.

Araminta si girò verso di lui, dicendo, ‘Pronto?’ come se stessero andando a fare il giro della domenica pomeriggio, e si diresse verso la porta d’uscita. Paul vide l’espressione di David diventare ancora più avvilita mentre la seguiva con lo sguardo.

Lo guardò quando David chiese, ‘Allora siamo ancora d’accordo per domani sera? Le foto?’

Araminta lo evitò. ‘Dovresti aspettarti di non vedermi per qualche giorno, ma questo non significa che tu debba dimenticarti cosa ho detto. Va bene?’

‘Immagino di sì.’

‘Su col morale. Non sarà così terribile.’

‘Ti penserò.’

Lei posò gli occhi su Paul, che catturò l’occhiata ma non sapeva cosa volesse dire. Disse a David, ‘Non pensare a me. Pensa a quello che ti ho detto.’

Aprì la porta e se ne andò senza voltarsi indietro, allontanandosi dalla casa giù per il vialetto del cancello principale. Paul fece un cenno di saluto a David e la seguì, chiudendosi dietro la porta. Non aveva dubbi che aveva appena assistito a qualcosa di premeditato ma non sapeva che cosa.

Ora Araminta era in piedi dall’altra parte del cancello, già al telefono. Fu una chiamata breve e si voltò verso di lui quando ebbe finito, dicendo, ‘Non mi devi portare a casa. Ho chiamato un taxi.’

‘Per quale motivo?’

‘Non iniziare a fare domande. Ho bisogno di stare da sola, va bene?’

Paul pensò che magari non voleva che vedesse dove viveva.

Rimase con lei, sentiva la notte diventare fredda intorno a loro.

Disse, ‘Non devi dirmi cosa è successo là dentro.’

‘Bene.’

‘Ma devo saperlo — è veramente il tuo ragazzo? Il modo in cui lo tratti, come un bambino?’

‘Non gli dà fastidio quanto a te.’

‘Come lo sai?’

‘Lo hai visto — sembra un po' imbranato, ma è diretto. Se qualcosa lo infastidisse me lo farebbe sapere, o mi lascerebbe.’

‘Non sembri molto preoccupata.’

‘Perché dovrei esserlo? Ci sono tantissimi altri pesci nell’oceano.’ Sembrava stufa e forse iniziava a essere irritata dalle sue domande.

Paul disse, ‘Mi chiedo solo come si senta ora.’

‘Tu non ne sai nulla.’

Stava cercando di chiudere la conversazione, pensò Paul, non le piaceva che le facesse domande sull’altro ragazzo.

Si sentiva arrabbiato con lei ora, voleva scalfire la sua sicurezza di sé, disse, ‘Dunque perché hai voluto che venissi?’

‘Pensavo che avresti dovuto conoscerlo.’

‘Convincermi che avevi un ragazzo così non mi creavo aspettative.’

Si girò verso di lui e per una volta i suoi occhi erano diretti, persino divertiti. ‘Ci speri? Sei un ragazzo stupido.’

Lui non sapeva cosa rispondere e così scosse la testa e mosse qualche passo come se stesse cercando il taxi, poi si girò e la vide a controllare i messaggi sul cellulare. Non abbandonava mai la tecnologia. Si chiese se David li stesse guardando dalla finestra, e non appena lo pensò seppe che era vero. Si costrinse a non controllare.

Disse, ‘Cosa fa, David?’

Lei alzò lo sguardo dal telefono. ‘Mi chiedevo quando avresti fatto questa domanda. Sei ossessionato da che cosa fanno tutti, come si guadagnano da vivere. Non ti lasci mai andare, vero?’

Paul ci pensò per un attimo e non poteva negarlo. Ma si disse che era perché lui era curioso delle persone per natura, non era ficcanaso. Disse, ‘Potresti avere ragione, ma non hai risposto alla domanda.’

Lei disse, ‘È un funzionario pubblico del quartiere che sto esaminando per corruzione. Unione Europea, ottenere finanziamenti per la città da tutto quel bottino a Bruxelles. È una risposta sufficiente? Grazie a Dio, ecco il taxi. Mi sto congelando le tette qui.’

PAUL GUARDÒ IL taxi allontanarsi e quando ebbe girato l’angolo tornò su per il sentiero e bussò alla porta di David, chiedendosi cosa accidenti stesse facendo e se fossero affari suoi.

Quando David aprì la porta Paul avanzò di un passo, facendogli capire che voleva entrare, e l’altro indietreggiò leggermente. Paul entrò, senza sapere cosa avrebbe detto ma sicuro che qualcosa si sarebbe inventato.

David lo guardava, raddrizzando la schiena come per cercare di imporsi un po' sulla situazione, cercando di affermare se stesso.

Paul disse, ‘Sai, volevo scusarmi per lei. Mi ha chiesto di accompagnarla stasera ma non sapevo per cosa.’

David stava guardando attraverso i vetri della porta principale, come se potesse vedere profilarsi l’ombra di lei.

‘Dov’è lei? È andata via?’

Paul notò che indossava gli occhiali ora, che lo facevano sembrare un insegnante di geografia o un archivista. Non aveva più di trent’anni e Paul si chiese quando avesse trovato tempo per partecipare ai rally in Africa.

Disse a David che Araminta aveva preso un taxi, poi si diresse di nuovo verso il salotto, in cerca di qualsiasi indizio su cosa fosse successo dopo che gli era stato chiesto di lasciarli soli.

David disse, ‘Scusami — cos’è che volevi?’

‘Ho pensato che ti avesse trattato male. E quando voi due siete usciti e mi avete incontrato in corridoio sembrava che tu fossi stato investito da un camion. Non per essere troppo indelicato, ma ti ha scaricato?’

David lo guardò male e si sedette su una poltrona a fantasia floreale, poi si sporse in avanti non appena Paul gli si sedette di fronte, credendo che fosse meglio che anche lui si mettesse a suo agio se avessero parlato di verità spiacevoli.

David disse, ‘No, certo che non mi ha lasciato. Non che siano affari tuoi.’

‘Capisco.’

‘Lavori con lei, giusto?’

‘È un affare recente.’

‘Lo sai, quindi.’

‘Sai cosa?’

‘È per questo che è venuta qui a parlarmi. E suppongo che tu eri il supporto morale se ne avesse avuto bisogno.’

Paul non riusciva a capire quello che stava sentendo. Sapeva che qui stava il fulcro, il centro dell’imbroglio, ma ancora non capiva perché lo avesse portato con lei. Lui non poteva offrire supporto morale in nessun modo, visto che non era neanche sicuro che Araminta avesse una morale, tanto per cominciare.

Disse, ‘Cosa ti ha raccontato?’

‘Lo sai, del tumore.’ David colse l’espressione sul volto di Paul. ‘Oh, forse non lo sapevi. Che stupido, ormai mi è sfuggito.’

Paul pensò fosse meglio non dire niente, così guardò l’altro uomo con atteggiamento assente.

David continuò. ‘Beh, troppo tardi ormai. Ha una forma aggressiva di tumore al pancreas. Normalmente non avrebbe avuto molto tempo, ma è stata iscritta a un programma sperimentale che costa una fortuna ed è segretissimo.’

‘Cosa vuoi dire, segretissimo?’

David si inumidì le labbra. ‘Mi ha detto di non dirlo a nessuno ma immagino che con te ormai il gatto sia fuori dal sacco. Dice che è stato elaborato dalla fusione tra una società privata e il Dipartimento della Difesa. Non chiedermi perché. Comunque, si tratta di tecnologia genetica e nessuno ne sa niente.’

Paul si rese conto che lo stava fissando ma non ne poteva fare a meno. Tanto per dire qualcosa, chiese, ‘Di che terapia si tratta?’

David scrollò le spalle, evasivo, forse pensando che aveva parlato troppo. Ma aggiunse, ‘So solo che è praticamente un segreto militare e lei starà via per sei mesi.’

‘Ti ha detto tutto questo stasera, nei dieci minuti in cui ero nella stanza accanto?’

‘Era come se avesse avuto un copione, non mi avrebbe lasciato interrompere, lo ha passato in rassegna dall’inizio alla fine. Mi ha mostrato un paio di documenti, sembravano piuttosto ufficiali.’

‘E le credi?’ Cercando di mantenere un tono non cinico.

David trascurò la domanda. Disse, ‘Peccato, davvero, perché l’avrei portata in visita da mia madre e mia sorella la settimana prossima. Sanno di lei, ma non si sono ancora incontrate. Avrei fatto loro una sorpresa.’

‘Dove vivono?’

‘A Kenilworth, non lontano. Dovrei andare a trovarle più spesso, ma sono piuttosto felici per conto loro. Non mi piace intromettermi.’

‘Dovresti passare più tempo con i tuoi genitori. Fidati, lo so.’

343,77 ₽
Возрастное ограничение:
0+
Дата выхода на Литрес:
16 мая 2019
Объем:
290 стр. 1 иллюстрация
ISBN:
9788873043591
Переводчик:
Правообладатель:
Tektime S.r.l.s.
Формат скачивания:
epub, fb2, fb3, html, ios.epub, mobi, pdf, txt, zip

С этой книгой читают