Читайте только на ЛитРес

Книгу нельзя скачать файлом, но можно читать в нашем приложении или онлайн на сайте.

Читать книгу: «Novelle», страница 10

Шрифт:

I pensieri di Perico erano oramai di vendetta e di sangue. Nè per allora contro a lei; parendogli viltà, finchè non era fatta contro a lui. Eppure avrebbe dovuto giudicare lei colpevole, e lui quasi innocente. Ma non giudicava, nè ragionava, nè pensava egli. Arrabbiava, e non altro; ed or lo sentiva, or credeva ragionare o far progetti a sangue freddo. Ed uno di questi bei progetti fu di scrivere un biglietto di sfida a Don Luis dicendogli in istile ch'ei credeva anche freddissimo e civile, ma in vero era da impazzito: «Che egli Perico era innamorato di Marichita, e non voleva nè era per patire che niun altro al mondo lo fosse. E che se egli Don Luis vi pretendeva nulla, venisse a decider la quistione battendosi con lui alla spada o al coltello, o allo schioppo o in qual altro modo volesse. Del resto, pensava bene che Don Luis, grande di Spagna o che so io, non vorrebbe forse battersi con lui; nè a lui Perico, benchè più nobile di Don Luis e di qualunque grande di Spagna, importava un fico d'avere o no siffatto onore. Ma se non voleva questi venire a siffatta spiegazione, rimanesse almeno avvertito di non mettere più i piè in casa a Marichita. La quale del resto era oramai indegna d'esser più moglie di Perico, o amata da lui; e meritava anzi averne qualche mal trattamento. Ma il signor Don Luis non se ne doveva impacciar nè pro nè contro; se no avrebbe parte ampia e principale del castigo. E insomma, di nuovo, ed una volta per mille, badasse bene a non mettervi mai più i piè.» La qual lettera, essendo anche scritta d'un carattere alterato ed arrabbiato corrispondente allo stile, ben potete intendere che Don Luis la tolse per lettera d'un pazzo da catena; e tanto più, che non avea veduto o almeno non avvertito mai Perico in que' pochi giorni che avrebbe potuto incontrarlo in casa alle donne; ed ora, domandando alla mamma che fosse questo, gli fu risposto con gran sussiego che era un poveraccio, bovaro del Guadalquivir, impazzito per Marichita una volta che l'avea veduta a una corsa di tori; e che avendo tentato poi ficcarsi in casa, e non ci avendo riuscito se non due o tre volte per arte, e all'ultimo messo fuori, ne avea perduto il cervello. Non si doveva dire a Marichita per non penarla: del resto, non vi badasse altrimenti che per guardarsi di qualche mal colpo di colui. Benchè il meglio forse sarebbe che sua eccellenza ne parlasse al corregidore, che lo farebbe racchiudere o cacciare. – E Don Luis, a cui la storia parve probabilissima, credette ogni cosa: e salva l'ultima parte, della persecuzione, seguì il consiglio della donnaccia. Ma guardatosi un dì o due, e non veduto capitar nulla, non vi pensò altrimenti; e attese a darsi buon tempo, e continuar senza pensiero e forse senza scopo l'amore, che fra quanti n'aveva avuti gli pareva dolcissimo, colla incantatrice Marichita.

E continuarono non interrotte le feste in Siviglia alcuni altri giorni. A variar le quali s'apparecchiò una villa di Don Luis a San Lucar di Barrameda; una terra molto amena alla bocca del Guadalquivir. Scendevisi ora di Siviglia molto comodamente sopra una barca a vapore; ma non n'essendo allora, s'usavano altre grosse barche a vela e remi. Che se io fossi poeta, o narratore in prosa poetica, vi potrei far qui una comparazione di questa navigazione con quella famosa della regina Cleopatra sul Cidno. Perchè, quantunque nè le vele fossero di seta, nè le sarte d'oro, nè forse di Persia o d'India i tappeti sul palco; per tutto il rimanente, cioè per la buona compagnia e per la buona musica, e per li balli che si fecero, e per li buonissimi mangiari apparecchiati da mattina a sera, non credo che la brigata andalusa avesse nulla ad invidiare, e per l'allegria poi, aveva certo a rivenderne alla corte tutta intera della regina d'Egitto o a qualunque altra. Del resto, non è che fosse del tutto senza intoppi lor navigazione. Dovendo salir sulle barche la mattina, i barcaruoli non si trovarono in punto, e fu ritardata di più di due ore la partenza. A mezzo la giornata, una delle barche, e poi un'altra arenarono in certi secchi, che fu più d'un'altra ora che si perde. Ondechè invece di arrivare allo sbarco rimpetto a San Lucar, come si pensava, alle ventidue o alle ventitrè, non vi si giunse se non dopo l'un'ora di notte; e non essendo sorta la luna era buio assai. Nè il ritardo aveva avuto altro inconveniente che di far fare una merenda di più; o il buio, che di far fare una luminara nei battelli. Se non che a quell'ora incominciando a salire la marea, dal luogo ove ancorano le barche alla vera proda asciutta e' ci hanno da quaranta o cinquanta passi con un piè d'acqua e più; onde non si può varcare se non tuffando i piè nell'acqua, o facendosi portare sulle spalle da' marinaj che si offrono a ciò, appunto come fanno i ciceroni alla grotta della Sibilla a Baia, se niuno di voi c'è stato mai. Il buio avrebbe poi anche accresciuto la seccatura di doversi far portare così; se non che ciò che sarebbe seccatura altrui, suole alle allegre brigate essere nuova occasione di allegria. Così è, che scendendo ognuno dall'orlo della barca sulle spalle dell'uno o dell'altro marinaio, incominciò una delle donne mezzo a ridere, mezzo a gridare; e un'altra a far il medesimo; e gli uomini a contrafarle per celia e insino a' barcaiuoli; onde in breve fu un chiasso e un ridere e gridare che non si vedeva, nè udiva più nulla distintamente da nessuno. Don Luis era in ispalle a un forte e nerboruto uomo che lo portava molto leggieri, ma pur pareva temer di lasciarlo cadere, tanto lo stringeva forte per le gambe. Onde dolendone al portato, due o tre volte dandogli una bussa leggera sul collo e ridendo: «Cavallo mio,» diceva, «tu hai pure il trotto duro, va più adagio alla malora, ma non mi strigner tanto.» E un'altra volta: «Finirai tu di strignermi così? Men che uomo o bestia, tu pari un demonio che si voglia portar via un cristiano; e tema che qualche buon angelo, ricordando qualche buon'opera, venga a ritoglierlo dalle zampe; finirai tu di graffiare, dico io? demonio!» E finalmente: «Lascia lascia, che io n'ho assai; e parmi che siamo sull'asciutto; e quando non fossimo, meglio è bagnarsi le gambe, che averle strette così.» Ma rispondeva l'altro: «Eccellenza no; e' ce n'ha più di mezza gamba; e s'ha da fare un salto, che chi non conoscesse il guado potrebbe annegare. Qui è, qui è. Tengasi fermo vostra eccellenza.» «Ma se gli altri non passan qui! Maledetto, ove vai tu a passare? Già non abbiamo anima intorno; io ti dico che mi posi.» «Ed io dico che vostra eccellenza si vuol annegare;» e così continuando il discorrere e il disputare un tratto. Finalmente Don Luis s'accorse che era discosto del tutto da ogni altro; e incominciando a temere, benchè meno per sè stesso che per l'amata, diè un grido: «Marichita, Marichita!» Ma appena l'ebbe detto, parve come se avesse un vero demonio evocato dall'abisso; e sentì stringersi più che mai le gambe ne' graffi, e dar un crollo in tutta la persona; onde in meno ch'io nol dico, egli allora pensò seriamente a difendersi, e diè d'un pugno sul capo a quello qualunque fosse che era suo portatore: e questi allora lasciando a un tratto le gambe e tutta sua soma, lo lasciò, e battè d'un colpo stramazzone per terra. Trovossi allora Don Luis in tal situazione, che assolutamente poteva dirsi penosissima, ed anche pericolosa. Rotte già le stinche da quel terribile graffiare, che aveva durato non pochi minuti; rotte anzi ora tutte le ossa dallo stramazzio; trovandosi solo, senz'armi, senza saper dove, nè come, nè nulla, se non che era disteso per terra, ed aveva innanzi uno evidentemente mal intenzionato, epperciò probabilmente apparecchiato; egli sentivasi senza ricorso in mano di costui, e non aspettavasi ad altro oramai che a vederselo venir incontro senza poterlo scansare. Ma costui, ei lo vide nell'ombra ritirarse due passi indietro, e metter sì la mano alla cintola come per afferrare un pugnale o che so io; ma pur restarsi immobile a mirar il caduto, e finalmente con una voce cupa e rabbiosa l'udì dire, lasciando oramai l'eccellenza: «Uomo, che fai tu costì; che fai tu costì? T'ha ella assiderato o impietrito la paura? Alzati su, alzati su, se sei uomo; e mira che non hai altro che un uomo dinanzi a te.» Sforzavasi allora d'alzarsi Don Luis; e continuava l'altro: «Un uomo è vero che hai negato incontrare, sdegnato forse incontrare, o forse temuto; ma ora è incontrato. Ora l'hai dinanzi. Ora nol puoi disprezzare, chè sei nelle sue mani, nè il dèi temere, chè egli non vuol da te altro che un incontro da uomo a uomo.» E mentre egli s'andava rialzando, «Senti, uomo, senti, tu ti chiami Don Luis, e sei grande; ed io mi chiamo Perico senza titoli e senza nemmeno il don. Ma ho sangue, nelle vene che è nobile quanto e più del tuo. E quando non l'avessi udito da mio padre, e non l'avessi veduto sulle pergamene, e quand'io non avessi nè padre nè pergamene, ei sarebbe tutt'uno, io lo so e lo sento; e sento bollire questo mio sangue, per le due ingiurie che tu m'hai fatto, la prima di rubarmi mia bella, mia scellerata bella che detesto; anzi no non detesto, ma disprezzo; ma ancorchè io la disprezzi, tu non me la dovevi rubare; e poi me n'hai fatta un'altra, non rispondendo nè una parola alla mia sfida, nè alle mie minacce. E ti direi che sei un vigliacco, che sei un poltrone… sì sì te lo direi… non fremere… ti direi che sei un poltrone… ma lo voglio prima provare…» Don Luis aveva intanto ripresa quella positura verticale che è assolutamente necessaria a un uomo per poter parlar a un altro di siffatte cose; e benchè fosse ancora alquanto sbalordito ed anche dolente, e poi assolutamente inerme; avanzandosi d'un passo verso Perico, non senza dignità, colle braccia incrocicchiate sul petto: «Uomo,» rispose, «or bene che vuoi tu fare? Se m'hai qui strascinato ad assassinarmi, ben vedi che 'l puoi. Che mi stai proverbiando come farebbe una pettegola contro un'altra? Un uomo che odia un altro si soddisfa combattendolo… od anche ammazzandolo.» «E t'ho io potuto combattere? Hai tu risposto a mia disfida? ti aveva io a cercar per le vie della città attorniato sempre de' tuoi musici e di tue donne e tuoi servi? E' c'è voluto arte per ridurre la tua grandezza a mia umanità, per averti uomo contro uomo… Or siamo così. Ora io voglio combatterti, combatterti dico; volentieri, se 'l vuoi tu… Ma se non vuoi, od anche se non puoi, uomo, uomo, io ti dico, non dobbiamo uscire tutti due vivi di qua: uno solo di noi dee ritrovare i suoi compagni; o tu tue donne dandoti vanto d'esserti salvato col tuo valore di mano a' banditi; od io, ammazzato te, raggiugnerò i miei bovari e servitori poco tempo; chè avendo ucciso un gran signore come tu, ben so non aver altro rimedio che farmi bandito davvero. E vedi che i rischi non sono uguali, ma pur vivere tutti e due non si può… E difenditi, io te ne avverto, o sarai ammazzato senza difesa.» «Con che m'ho io a difendere? Non ho armi!» diceva Don Luis, e continuava imperturbabile in quella sua positura colle braccia incrocicchiate. «Vedi vedi,» ripigliò Perico; «vedi Spagnuoli guasti, profumati, infrancesati; che vanno per via di notte senza nemmeno il coltello che non dovrebbe abbandonare un uomo mai. Togli il coltello.» E in così dire gliene buttava a piè un largo e lungo come l'usano i popolani, e talor anche le popolane di tutta la Spagna; quel coltello spagnuolo, arma ignobile e traditrice per sè; ma che fu poco dopo nobilitata e fatta famosa se non altro per la famosa risposta di Palafox, quando sulle rovine fumanti della sua Saragozza, chiamato ad arrendersi, rispose con bandire agl'invasori della sua patria guerra a coltello. Ma Palafox, benchè gran signore, era allora capo de' popolani e parlava a modo loro; chè del resto, quest'arma prima della guerra era arma tutto popolana. Pur Don Luis appena sentitalasi cadere ai piedi sciolse le braccia, e si buttò su essa; ed aperta la lama, si mise in difesa non altrimenti che se fosse stato avvezzo sempre a maneggiarla. «Or bene,» disse Perico, «or ben istà; uomo, bada a te;» ed era per investire, ma al lume della luna che sorgeva potè vedere Don Luis che buttato il coltello lontano da sè, e ripresa le sua positura freddamente rispose: «Nè ignobile, nè impossibile è a un grande di Spagna l'essere a tradimento sovrapreso e scannato da un bandito. Ma venire contro un bovaro con tali armi a tal cimento, non è fattibile ad uno che speri ancora aversi a coprir il capo dinanzi al re nostro signore. Odi, uomo, se non sei pazzo come quella forse pazza di Donna Ramona me l'ha voluto far credere, e se sei veramente nobile come mel vuoi far credere tu, lasciami stare oramai, e aspetta la luce del dì, e mostrami poi le tue carte e i tuoi titoli, ed io ti giuro che, solamente che tu non sia ebreo nè marrano, e ti possa mostrare cristiano vecchio, io ti renderò ragione a quell'arma, a quel giorno, e in quel luogo che vorrai tu.» «Uomo, uomo,» strillò allora Perico; «non mi far perdere il senno; nè mi far fare un'azione ch'io non voleva fare; piglia il coltello e difenditi, se non vuoi morire indifeso; che per tutti i santi, io te lo ridico, noi non abbiamo tutti due vivi a rivedere i nostri compagni.» E brandendo il suo coltello avanzavasi contro Don Luis. Poi fermatosi il buttava anch'egli via con un atto disperato come per torsi la tentazione. E rimasto a mirar fisso fisso un instante, di nuovo s'avventò; ma invece delle labbra chiuse, e gli occhi furenti, e un pugno serrato, e l'altro a brandire il ferro, aveva bocca e occhi e tutto il volto composto a disprezzo e quasi a schifo, e la mano aperta, e già il braccio teso verso il volto del suo disprezzato avversario per fargli villania. Allora, scompostosi tutto Don Luis, e fatto furente, dava indietro un passo, e due, e brancolando in terra cercava uno de' due coltelli. Nè Perico instava contro lui; ma datosi egli pure a far il medesimo, in breve tutti e due riebbero i ferri in mano, e s'appressarono, e misuraronsi cogli occhi senza più dir parola, e s'investirono. Ingannerebbesi poi chi credesse, che tra due arrabbiati, con in mano due armi così micidiali e così corte, finisse in breve il combattimento per la ferita o la morte d'amendue. Così succederebbe tra due tali combattenti di qualunque altra nazione. Ma là il combattere a coltello è ridotto ad arte; ed ha sue finte, sue botte, risposte e difese, in modo che può durare più minuti senza colpo efficace; non meno che se fosse alla spada o colle sciabole. Perico era maestro e vero professore di quell'arte; e Don Luis di quei dilettanti che talor n'insegnano ai maestri. E di fatti fosse egli più destro, o più di sangue freddo, od arte o caso, in ogni modo tolse egli sì la prima ferita, ma non profonda, in un'anca, e quasi a un tempo rispose con una coltellata sulla spalla dell'avversario, che se gli era ficcato sotto troppo imprudentemente; e ferì sì forte che parve essere andato al cuore, e fece zampillare il sangue e stramazzare per terra l'infelice Perico, dicendo: «Son morto.» Fermavasi Don Luis un istante, e gli era sopra l'istante appresso per soccorrerlo; ma Perico o credesse che fosse per finirlo, o si volesse vendicare, o non volesse morire nelle sue mani, alzatosi sur un braccio, coll'altro diè di piglio al fischietto usato dai bovari, e diè un gran fischio, e all'istante s'udirono da lungi rispondere due o tre altri. Quindi Don Luis vedendosi peggio che mai in mano altrui, e che non vi era tempo da perdere; senza pensare ad altro che a scampare, abbandonò il suo infelice ma arrabbiato rivale.»

Qui il maestro tolse l'orologio; e vedendo che già era mezz'ora dopo la mezzanotte, lo rivolse a noi mostrandoci com'era tempo d'andar a letto; e promettendoci, se ci piaceva, di ripigliar la narrazione la sera appresso; e dicendo noi che anzi ci piaceva moltissimo, tolto ognuno il nostro lumicino, ci ritraemmo a nostre stanze, ed egli uscì del salotto e di casa, per tornare a casa sua.

II

«Io v'ho lasciati ieri» riprese il Maestro, «che Don Luis si era salvato col valore dalle mani del suo insidiatore, e colla fuga poi da quelle dei seguaci e complici di lui, i quali, usciti d'agguato, gli eran corsi dietro; ma perchè egli aveva da cento passi innanzi, e non era poi in tutta Spagna uomo più leggeri alla corsa, non potè essere arrivato; e salvo, benchè ferito, giunse a San Lucar le donne e i compagni. E pensate che accoglienza gli fosse fatta, principalmente… Benchè io penso, amici miei, che ieri v'ho allungata troppo la narrazione: e contro il mio stile, che è di non far durar mie novelle oltre a una sera, non v'ho detto di questa se non il principio; e se allungassi il resto allo stesso modo, se ne avrebbe per più d'otto dì. Epperciò, lasciato San Lucar, e la villa, e Don Luis e sua guarigione, e tutti i particolari, dirovvi sommariamente gli eventi principali saltando dall'uno all'altro, e passando le attaccature che non sono necessarie, e voi potete benissimo supplire.

Erano dunque passati già più mesi dalle scene ultimamente descritte, quando per un bel mattino di decembre il popolaccio di Siviglia correva ad una di quelle feste di che il popolaccio di tutti i paesi è così vago, un'esecuzione a morte di tre o quattro condannati. Era poi anche maggiore quella volta l'accorrere, non solamente pel numero insolito de' condannati, ma anche per varie circostanze particolari atte a destar la pubblica attenzione, attutata del resto dalla frequenza di quegli spettacoli. E prima, uno dei condannati era un bellissimo giovane, il più guapo fra i sette niños di Ecija; che sono una compagnia di ladri famosissima ne' contorni di quella città onde essi tolgono il nome. Dicesi che sieno sempre sette, e non mai più; benchè quando ci è un posto vuoto, che accade sovente, e' vengono loro sempre numerose suppliche e brighe per sottentrare; ma non si tolgono mai se non tanti quanti sono i posti vuoti fra i sette, e sempre si scelgono i più bravi e provati ladri; e dura quella compagnia da molti anni e forse da secoli. Fu spenta, è vero, al tempo che il maresciallo Soult reggeva l'Andalusia; ma so che risorse poi, benchè non sappia se duri e sia in fiore oggidì. Ad ogni modo, per far ragione a tutti, e' si vuol dire che costoro, i quali certo non hanno scrupolo di uccidere quante persone sia loro mestieri per venir a capo di loro assassinii, od anche per ispegnere la voce; quando poi non è loro necessario, hanno molti riguardi per le persone che fermano in via, e talor lasciano loro danari da finirla, e se metton le taglie ai ricchi possidenti, che è il grande stile di queste masnade, dicesi che talora poi facciano carità a' poverelli, e lascin borse sotto a' loro usci, e che so io d'altre simili generosità, vere o inventate da coloro che in ogni dove, principalmente in Ispagna, hanno amore a questa specie infima in grado, ma da essi tuttora favorita di eroi.

Un altro poi dei condannati chiamava anche più del primo l'attenzione de' buoni Sivigliani. Accusato per ladro o assassino, o che so io di peggio, non aveva alle numerose prove recate contro a lui opposto mai nulla; e s'era lasciato indifeso condannare. Ma, condannato che fu, sorse a suo cenno l'avvocato, e dispiegò sul tavolino dinanzi ai giudici un gran fascio di carte e pergamene che provavano senza replica la sua antica nobiltà; la quale riconosciuta, l'avvocato chiese, e i giudici accordarono, non per grazia, ma per diritto, che il suddetto nobile condannato fosse nobilmente strozzato, o, come dicono, garottado da seduto, in vece di essere, come s'usa ed è buono per li semplici cittadini, appiccato in aria ignobilmente penzoloni. E così fu effettivamente eseguita la sentenza. Ma di questi due a noi non importa nulla, se non che, tolto il corpo di quel secondo giustiziato, fu in vece sua attaccato un figuraccio o spauracchio da uccelli; e fu affissa sotto uno lunga condanna che io non vi dirò minutamente; ma in sommario dicea così: Che citato il nomato Perico (e seguivano poi gli altri nomi suoi e la sua qualità d'Asturiano, epperciò nobile) a comparire dinanzi alla Reale Udienza di Siviglia; e col non comparire mostrandosi contumace o defunto, che non si sapea quale dei due; sulle deposizioni dell'eccellentissimo signor Don Luis, con dieci altri nomi e l'etcetera, Grande di Spagna di prima classe etcetera; le quali unite coll'altre prove evidentemente provavano aver il detto Perico teso insidie, agguati e tradimenti per proditoriamente e senza ragione ammazzare il detto eccellentissimo signor Don Luis; la Reale Udienza l'aveva all'unanimità dichiarato assassino e condannato a morte; e fosse tenuto quasi effettivamente giustiziato; e se era vivo, rimanesse bandito col taglio di ducento scudi e la grazia a chi lo consegnasse; ed altre siffatte cose poi che seguivano secondo le formole. Perchè poi Perico era conosciutissimo ed anche amato in Siviglia, perciò, contradizione o no, la folla fu grandissima a leggere la sua condanna. In mezzo alla folla poi ei ci fu uno in abito di alguazil che accostatosi allo scartafaccio, e trattone un altro di sotto al mantello, lo affisse sul primo in modo da coprirlo; e mentre gli si riapriva innanzi e poi gli si serrava dietro e riaccostavasi a leggere la calca, egli sparì. Sorse allora un susurrìo che chiamò l'attenzione dei veri alguazili che stavano passeggiando pochi passi discosto; s'accostarono, e lette le prime parole, si rivolsero ad inseguire il falso compagno. Ma questi era lungi e non fu trovato. Il nuovo scartafaccio dicea così: «Don Luis è un mentitore; Perico non fu mai assassino, e volle solamente da uomo a uomo combattere un nemico vile traditore. Se la Reale Udienza fosse meglio informata, potrebbe sapere che Perico è vivo e vivissimo, e si fa beffe de' suoi tagli e de' suoi dugento scudi. Con cinquanta soli per testa ei potrebbe aver quella di Don Luis, e di tutti i membri della Reale Udienza. In prova di che ha fatto affiggere la presente qui alla barba loro, e dinanzi alla porta dell'eccellentissimo, e sotto la Girada ed altri luoghi publici, dove li potete andare a vedere.»

Ora di questo scandalo che che si dicesse in tutta Siviglia, io non ve ne dirò nulla, volendo, secondo mia promessa, portarvi a un tratto a un'altra scena che succedè pochi altri mesi dopo, verso l'aprile o il maggio del 1807, in Ciclana. È questa, non lungi da Cadice, una piacevolissima terra presso che tutta formata delle villette di que' ricchi cittadini, i quali chiusi nelle loro mura in mezzo al mare, quasi marinari d'un vastissimo vascello, scendono ogni volta che il possono a goder la terra; e perciò tengono là ed abbellano le loro casuccie e gli orticelli con un amore e una nettezza non consueta nel rimanente delle Spagne. Così Ciclana, un villaggio di ricchi, unisce in sè i piaceri tutti della villa e della città. Dei quali volendo Don Luis godere e far godere le sue brigate, tolse a pigione uno dei più graziosi di que' casini, e fattolo con meno ricchezza che comodi, e meno pompe che attente e minute cure, riattare ed addobbare per le due donne, ve le portò come a caso, e, stupite e contente, ve le stabilì a dimora; e poi fece incominciare un corso di feste nuove ogni dì, ed egli andava e veniva, ma per lo più stava, e tutti vivevano allegramente. Benchè, l'allegria era più apparente che vera, come lo potete udire da una conversazione che passò tra le due donne, dopo il tocco o le due d'una notte che ritrattesi stanche, rifinite di piaceri, a loro stanza e ne' letti che avevano allato l'uno all'altro, e spento già il lume e rimaste amendue, benchè assonnate, senza dormire alcun tempo, incominciò la madre a bassissima voce così: «Marichita, Marichita, dormi tu? dormi tu? Dimmelo almeno se non dormi; dimmelo almeno, in vece di sospirare come fai, e forse pianger soletta… Marichita, per amor del cielo!» «Ebben, mamma, non dormo, gli è vero, non dormo.» «Oh figlia mia, viscere mie, e che hai tu? passerai tu di nuovo un'altra notte come l'ultime, senza dormire, affannata, sospirando; chè il mattino poi ti si leggono queste perfide notti negli occhi cavi, lividi, aggrinzati? O cielo! a sedici anni, non è egli peccato guastarsi la bellezza così, non saper godere la vita la più felice del mondo; che se io avessi avuto tanto alla tua età… E che dirà Don Luis quando s'accorga di questa tua ingratitudine? Il più bello, il più giovane, il più ricco signore di Andalusia e di Spagna, anzi, credo, del mondo, per innamorato, e non saper godere di una sorte!..» «Sì, per innamorato, per innamorato, e non per marito. O mamma! chè non mi dicevi tu anche allora, per innamorato, le prime volte ch'io l' vedeva, quando tu mi facevi cuore ad adescarlo, a innamorarlo, e mi dicevi che sarei la più gran signora di Spagna? Or vedi invece, per innamorato…» «Per innamorato ora, figliuola mia, per innamorato ora. Quanto sei cocciuta e permalosa verso tua madre che ti vuol tanto bene, eppur tu interpreti male sempre quanto ella dice! Per innamorato oggi, ma per marito domani. Per marito domani, se tu il volessi. Ma con fare il grugno ed essere stizzosa e ritrosa, non s'invischiano gli uomini. Io te l'ho detto le cento volte: non si piglian le mosche coll'aceto, ma…» «Così avess'io fatto la ritrosa fin da principio! così non avessimo strascinatoci in casa questo tuo gran signore! Così non avessi io tradito il mio povero Perico! Chè quello sì mi voleva bene davvero, quello mi sposava, quello avrebbe fatto di me una donna onorata. Ed io l'ho tradito, meschino! Io l'ho innamorato, e poi lasciato senza amore; io ho voluto il suo cuore, e non gli ho dato il mio! Io gli ho fatto travedere un paradiso, e l'ho precipitato in un inferno! Io ho fatto di un galantuomo un assassino, io gli ho messo i pugnali in mano, io ho fatto attaccare il suo nome al patibolo, io sono che vel trarrò un giorno lui stesso, infelice! ma meno di me!..» «Figliuola, figliuola mia; è egli possibile che tu pensi ancora a uno scellerato, condannato dalla giustizia divina e umana? che tu voglia disonorar te stessa con infami rincrescimenti, chi sa, con un resto d'infame amore? Sciagurata! che ti vai tu tormentando e rimprocciando vanamente? Nascono gli uomini ciò che debbono essere, e si perderebbe la vita intiera in esami di coscienza e rimorsi inutili, se si volesse andar ricercando ciò che avrebbe fatto, o ciò che sarebbe diventato tale o tal altro, se non fosse di noi o se non avessimo noi fatta o detta tal cosa, o che so io. Questi son pensieri a che io non mi sono fermata mai; e vedi, son vecchia. E tu meschinella, vuoi tu alla bella età di sedici anni, a quell'età che non torna più mai, vuoi tu far te stessa infelice così, e con te la tua vecchia madre? Figliuola, viscere mie!» «Io qui, qui in un letto molle, adagiata sulle piume, coperta di seta, di trine, con tesori d'addobbi intorno, e di gemme deposte qui allato, inebbriata ancora di cibi e bevande e profumi deliziosi, più anche di quei suoni e quei canti e quel continuo parlare, quell'aure d'amore che soffiano in questa Ciclana, inebbriata più di tutto pur troppo di queste vane, perfide adorazioni, vane, perfide, dolci… Egli a quest'ora in una caverna buia, fetida, sul suolo umido, con intorno scellerati compagni indegni di lui, a riposare delle cattive giornate, men cattive per la fatica che per li pericoli, e meno per li pericoli che per li rimorsi che stancano e rovinano, io il so, più d'ogni cosa. Ma io, me li sono procurati io questi rimorsi; i miei sono giusti; i suoi all'incontro, i suoi dovrebbero essere tutti miei. O Perico, Perico, io mi sento morire, io morrò; ma così potessi prima vederti una volta ed assolverti de' tuoi rimorsi e prenderli io, e io sola averne ogni pena!» «Marichita, per amor di Dio!» «Non profanare il nome di Dio, nè de' suoi santi, nè di quella principalmente che nemmeno io non m'ardisco più nomare; ma io te l'ho detto e te lo ridico assolutamente, io non voglio che duri così, non può durar così; mi son fidata a te troppo tempo: oggi una famigliarità, oggi un'altra, ogni dì un avvilimento di più, ogni dì una cosa nuova accettata, una nuova accordata. Oh ci vendiamo ogni dì; vergogna! vergogna! Ecco, il buon frate non ci capita più se non di rado, e con un viso che par voler dire: io ci vengo pur anco a vedere se è il tempo della conversione e della penitenza. Oh sì verrà… Vergogna, vergogna!.. scandalo e vergogna pur troppo!» «Ebbene, io gli parlerò, io lo persuaderò; vedrai, egli ti sposerà, ma e' ci vuol tempo, e' ci vuol pazienza, ei ci vuol amore, e non disgustarlo anzi come fai.» A questo modo continuava il discorso loro due o tre ore, e così succedeva quasi ogni notte. Al mattino, coll'aiuto dell'acqua e delle pillole e della gran fatica, s'addormentavano le donne. Dormivano fino a mezzo il giorno. Ma appena deste, trovavansi di nuovo l'una volentierissima, l'altra invita, ma pur cedente, in mezzo agli incanti, ai piaceri ed all'ebbrezza. Non pensavano ad altro fino a notte avanzata; ed ogni notte ivan crescendo le angoscie dell'infelice Marichita.

Cinque o sei n'eran corse così. E Marichita più che mai malcontenta della vita che le era fatta fare, e di sè stessa, e volendo meditare da sè, stava una notte contro al solito cheta, e faceva vista di dormire, quando le parve udire giù nella via un canto che più amari fece i pensieri in che appunto era immersa: era il Polo del contrabandiero, cantato da una voce e con un'espressione tutta simile a quella di Perico. Si riscosse nel letto, ma pur pensò che fosse o casual somiglianza, o parto dell'esaltata imaginazione. Ma abbrividì tutta, e fu per isvenire, quando, finita la canzone, seguì quel batter di mano raddoppiato, a lei già così noto. Sorse a mezzo sul letto; ma, cessando il canto e il segno, in breve si ripose sotto le coltri, e pensò di nuovo che assolutamente fosse un'illusione sua, e temè che le angoscie non incominciassero a guastarle il senno ed i sensi. Ma ricominciò il canto e la medesima voce; e ben distinti, ben uditi da lei risorta sul letto, i battimenti di mano. Allora, non potendo regger più, detto alla madre che quella notte si sentiva meglio del solito, e sperava in breve dormire, ma voleva prima riprendere un po' d'aria sulla terrazza; e la madre acconsentendo a quella, come a ogni cosa che ella volesse, vestitasi, anzi, velatasi appena, pian piano scese al terreno in un salotto discosto da ogni camera dove si dormisse, ed aperta la finestra diessi dietro l'inferriata a guardare là onde le pareva che il canto venuto fosse, e non scorgendo persona ripetè ella il segno, e di nuovo mirò. Allora, di dietro all'angolo della casa vicina, vide spuntar come un'ombra, ed appressarsi quatta quatta tutta involta nel mantello, e passar dinanzi a lei tacendo, ma sforzandosi, come pareva, di scoprire chi fosse dietro all'inferriata. Ed ella volendo terminar le incertezze: «Povero contrabandiero», diss'ella «a chi vai cantando tu?» «A te, a te» disse, e quasi gridò l'ombra, e s'appressò a un tratto, e buttò le braccia all'inferriata, come se attraverso quella avesse potuto afferrare o portarsi via la fanciulla; e questa, come se fosse stato possibile, tremandone si ritrasse addietro due passi. «Perico!» «Marichita!» fu detto insieme in un istante, e poi durò un silenzio di forse uno o due minuti, e ricominciò la fanciulla: «Sei tu dunque, Perico? Che vai tu facendo qui? Sei tu vivo, Perico, tu, o sei tu lo spirito di lui che venga a vendicarsi? Benchè, se il fossi, non ti fermerebbero queste mura e questi cancelli, e già da più notti io t'avrei veduto sedere al capezzale del misero mio letto, quando io ti chiamava a godere della mia disperazione.» «Io l'ho udita, io la so la tua disperazione; infelice fanciulla!» ripigliò l'ombra, e Marichita abbrividita diè indietro involontariamente di nuovo. «Io la so. Epperciò son venuto d'onde che io mi sia, più morto che vivo, ed io pure non meno di te disperato. Chiamato da te, venni e son pronto a menarti meco, se l' vuoi, accada poscia che può. Vieni, vieni ad unire almeno le nostre disperazioni. Marichita, vuoi tu venire? Vuoi tu venire? Dì su.» «Dio buono, Dio santo, Vergine santissima, che è egli questo? E sarebbe egli vero che tu venissi dall'altro mondo a trarmi…» «No, Marichita, non son morto; vedi, vedi pure, io vivo, appressati, toccami… benchè no, per l'amor del cielo non toccarmi, non mi rimettere nelle vene tutto il fuoco ond'io ho arso tanto tempo, onde io ardo pur troppo, finchè non abbi detto che verrai con me. Ma vien con me, Marichita, vieni con me; posciachè costui, questo nobile, questo ricco ribaldo tuo non ti fa felice; posciachè t'incresce del tuo tradito, abbandonato Perico; posciachè gl'invidii l'umido letto della caverna, tu coricata tra le piume, le sete e i profumi. Traditrice tradita, vien con me, vieni unire le nostre disperazioni.» «Uomo, spirito, che sei tu? Che sei tu che sai le parole mie sommesse, e i miei nascosti pensieri? Che sei tu? di nuovo io ti scongiuro.» «Io sono un infelice, il più infelice uomo del mondo, che ti disprezza, ti abborre, ti maledice a tutte l'ore del dì e delle notti, e maledicendoti pensa a te, null'altro che te, sempre te. Maledetto il seno che ti portò, maledette l'arie che respirasti, maledetti gli occhi che ti videro, e il cuore, l'indegno cuore vilissimo che non ti può cacciare, e il pensiero che sempre è con te.» e «Oh! ti riconosco, iroso, feroce amante! tu sei, tu certo sei. E maledici pur quanto vuoi. Tu benedetto sii che sei venuto a udire i miei pentimenti una volta prima che io mi muoia. Odi, Perico! Io ti ho tradito, tradito, è vero, scelleratamente, indegnamente; io t'ho anteposto un altro, io t'ho voluto abbandonare per sempre ed avermi lui. È verissimo, io sono un'indegna, una colpevole creatura. Nè voglio scusarmi, te accusando. Ma pur forse lo potrei, te così orgoglioso, così iroso, che non facevi uno sforzo vero mai per richiamarmi a te.» «E non venni io?» «Sì, una volta dopo parecchi giorni, e una volta sola senza instare con altro che con minacce e vendette; ma non accuso io te, no. Me sola accuso, benchè non sola, io giovane, io nuova a tutto, io inesperta, precipitata dalla madre. Oh le perdoni Iddio; io debbo, io voglio perdonare, io perdono a lei, a te, ma sono pure la più infelice creatura, e così possa la morte fra breve…» «La morte, la morte, sempre la morte! Ei sembra che sia un rimedio a tutti i mali. Ei si pensa a una disgrazia? La morte la finirà. Si pensa a una ingiustizia? La morte ti vendicherà. Si pensa alle ingiurie, alle oppressioni? La morte agguaglia tutti. Alla propria scelleratezza? La morte la sconterà. La morte, sempre la morte! E perchè non vivere? Perchè non soddisfarsi? Perchè non vendicarsi, ed esser felici così un momento almeno? Senti, Marichita… È inutile ch'io te lo dica, e lo potresti indovinare oramai da te. Io t'ho messo intorno una persona tutta mia che ti vede ed ode ad ogni ora, e cacciata questa te ne porrei intorno cento altre. Ed altre ancora ne ho già disposte da gran tempo qui intorno, ed io t'avrei potuto rapire, ed aver meco… Se non che, a che t'avrei io tolta? Avutati nelle mie mani, che avrei fatto di te? Io meditava da gran tempo su ciò, e finchè non mi fosse fatta una risposta satisfacente, tu ti potevi viver tranquilla, nè me l'ero fatta mai… L'altra sera ebbi la relazione che a te, sveglia o sognando, incresceva del povero tradito Perico. Da quell'ora, da quell'istante io ben seppi che far di te. O dimmi, dimmi, Marichita, dimmi…» «Se io t'amo, Perico? Se io t'amo? È egli questo che vuoi sapere? Se io t'amo? Oh credimi, non solamente t'amo adesso, ma t'amai sempre, t'amavo quando, seguendo i consigli della madre, aiutati dalle tue ire, mi sforzavo cacciar te e chiamar colui; t'amavo quando, volendo sorridere a lui, ero ridotta a richiamar a mente ed imitare i sorrisi e le dolci parole che io già aveva apprese con te, che tu mi sapevi inspirare, tu solo, ed io non le seppi mai dire veramente se non a te, e t'amavo in quelle notti che facevo ogni sforzo per dimenticarti. Ora non più, no, mi sono capacitata che non è possibile, ora so e sento che senza te non posso vivere.» «Oh benedetta, benedetta Marichita mia, tu sarai mia; ed ascolta, chè abbiam poco tempo a discorrere. Di qui a tre notti… benchè avrai tu cuore di venir a viver meco la vita di un contrabandiero, di un bandito? Cacciati dalla società degli uomini, fuggiti come bestie immonde da chi vogliamo accostare, tracciati come fiere da chi vogliamo fuggire, non dormir mai se non a mezzo; per passatempo di veglie discorrer di sbirri, confortatorii e patiboli, scellerati per compagni, amici niuni, niune leggi che il timor comune, niune difese che il proprio ferro.» «Io lo so, io lo so. Ma chi ti ha cacciato in questa vita? Chi ti ci debbe seguire? Chi l'addolcirà, se è possibile? Chi ritrarrattene forse mai? Dov'è l'amore, là è il dovere della misera Marichita. E dov'è l'amor suo, là ella potrà forse ritrovar posa de' suoi strazi, e refrigerio di questi fuochi. Impossibile oramai rimaner qui innocente fanciulla; là anche in mezzo agli scellerati sarò donna virtuosa… del mio amore. Perico, Perico dammi la mano, qui attraverso a queste sbarre, in mezzo a questo buio, con Iddio solo per testimonio, chiamami tua; e poi vieni a levar quando vorrai la tua sposa, vieni a trarla dove vuoi, vieni a farne quel che vuoi, vendetta se vuoi… Perico, mio Perico! avanza, dammi la mano attraverso queste sbarre, dammi tua fede, odi la mia, chè io son tua… Oh non rispondi tu, Perico? Che ti ritrai? Dove vai?.. Dove vai, Perico? Perico! Che non rispondi, e dove vai? Rispondi!» E con queste ed altre angosciose grida, fuor di sè la infelice fanciulla perseguiva il tacito, sordo amante. Il quale, senza rispondere, senza dar una voce nè un cenno, spariva; così, nella disennata e superstiziosa fanciulla entrò di nuovo il dubbio non fosse stata mai un'apparizione dello spirito solo del suo amante. E tanto più si fermò in questo pensiero, e quasi il credette certo, che uscita in fretta dalla porta, e corsa al luogo dove era stato fermo Perico, ed a quello poi ond'era sparito, non trovò, nè udì, nè vide, nè da lungi persona od ombra o nulla, se non oscurità e silenzio universale.

Возрастное ограничение:
12+
Дата выхода на Литрес:
25 июня 2017
Объем:
360 стр. 1 иллюстрация
Правообладатель:
Public Domain

С этой книгой читают