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Читать книгу: «La rivoluzione di Milano dell'Aprile 1814», страница 4

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N. II

Istruzioni di S. E. Duca di Lodi, Cancelliere guardasigilli della Corona del Regno d'Italia, partecipate alli deputati del Senato, signori Conti Guicciardi e Castiglioni

Non avendo in questo momento il Regno d'Italia corrispondenza colle corti di Russia e di Prussia, e non potendosi nella circostanza attuale, a seconda di quanto ha assicurato il sig. Conte Senatore Testi, incaricato del portafoglio delle relazioni estere, rilasciare credenziali nelle solite forme, si è supplito colla qui unita lettera di credito per il signor Principe di Metternich, ministro di Stato di S. M. l'Imperatore d'Austria, Re d'Ungheria e di Boemia; i signori deputati si recheranno in Mantova per ricevere da S. A. I. il Principe Viceré i necessari passaporti e lettere di credito presso gli altri sovrani alleati. I signori deputati si presenteranno colla suddetta lettera al signor Principe di Metternich, domanderanno al medesimo di essere presentati a S. M. l'Imperatore d'Austria, ed insisteranno in seguito per essere presentati agli altri sovrani alleati.

I signori deputati domanderanno a S. M. l'Imperatore d'Austria, perché venga consacrata l'indipendenza del regno d'Italia, già stata riconosciuta, e garantita l'integrità del suo territorio a termini dei trattati, e specialmente di quello di Luneville.

Nel caso che i signori deputati si accorgessero che vi fossero delle difficoltà su questo articolo, perché le potenze alleate avessero già diversamente disposto del territorio Modenese, faranno osservare tutti gl'inconvenienti che ne deriverebbero da questo distacco, il quale mentre priverebbe il Regno d'Italia di una diretta comunicazione colle legazioni, stante l'impraticabilità delle strade del Ferrarese per gran parte dell'anno, gitterebbe lo Stato di Modena, già unito al Regno d'Italia dal trattato di Luneville, ed accostumato alla legislazione ed alli metodi del Regno, in una vera confusione, cosicché sarebbe assai piú conveniente all'interesse delle AA. PP., di sostituire ne' compensi stabiliti un altro stato.

Qualora i deputati trovassero insuperabile questo punto, insisteranno perché venga accordato al Regno d'Italia un compenso, il quale potrebbe essere gli Stati di Parma e Piacenza, con una porzione di Genovesato, compresa la città di Genova, ed una linea del Piemonte per una facile comunicazione.

I deputati non mancheranno di far sentire, che uno dei primi oggetti, che la nazione si propone nel chiedere il riconoscimento solenne della sua indipendenza, è quello di darsi una costituzione conforme ai veri principi, ed ai suoi bisogni naturali, e tale da assicurare la sua felicità.

I deputati insisteranno pure perché lo Stato d'Italia conservi sotto le forme suddette il titolo di Regno, il quale era già stato riconosciuto da tutte le potenze, e che non ha meritato di perdere.

I deputati cercheranno prudentemente di mettersi in corrispondenza co' ministri del Regno in Parigi, onde valersi dei loro lumi e notizie; in tutti i casi poi non preveduti, i deputati si regoleranno con la conosciuta loro saviezza e prudenza.

Milano, 18 aprile 1814.

Per ordine di S. E. il Duca di Lodi, impedito dalla gotta alla mano destra.

Firmato Carlo Villa, Segretario.

N. III

Credenziale di S. E. il signor Duca di Lodi, Cancelliere guardasigilli, diretta a S. E. il signor Principe di Metternich onde accreditare presso di lui i deputati del Senato, Conti Guicciardi e Castiglioni
A S. Ex. monsieur le Prince de Metternich, Ministre d'État de S. M. l'Empereur d'Autriche

Monsieur le Prince,

Dans le moment dans lequel les intérêts de ma patrie me mettent dans le cas d'invoquer pour elle l'intervention de V. Ex. en sa faveur, il est bien doux pour moi de pouvoir me rappeler l'époque à laquelle j'ai eu le bonheur de faire sa précieuse connaissance.

Entraîné dans une guerre qui ne le regardait pas, le royaume d'Italie a dû passer par tous les malheurs qui en sont la conséquence; mais les événemens qui ont changé la face des choses en France, et doivent nécessairement influer sur tout le reste de l'Europe, lui présentent enfin une perspective heureuse, et l'espoir fondé de jouir de ses droits et de son indépendance, que les traités ont reconnue. Le vœu de la nation est tout-à-fait conforme aux principes proclamés par les Hautes Puissances coalisées: l'on réclame l'indépendance reconnue spécialement dans le traité de Lunéville, et l'étendue de territoire qui lui fut alors assignée; que si, par des combinaisons quelconques, une partie de ce territoire dût en être séparée, la nation se croit fondée à en demander la compensation. L'on desire, pour premier fruit de son indépendance, d'établir sa constitution sur le vrai principe, et d'une manière plus conforme aux intérêts du pays, sous le gouvernement d'un roi indépendant.

La première démarche que dans cette position nous avons cru devoir faire, a été celle d'apporter nos vœux avec confiance aux pieds des Hautes Puissances coalisées, et principalement à ceux de S. M. l'empereur d'Autriche, dont la rectitude nous est depuis long-temps connue, et dont nous avons toujours éprouvé la bienveillance. Le Sénat du royaume d'Italie, en conséquence, a nommé les comtes sénateurs Guicciardi (Diego) et Castiglioni (Louis), députés auprès d'elles pour les leur présenter. Je prends la liberté d'adresser à V. Ex. ces députés, et de les recommander à sa bonté. Les circonstances qui ont brisé chez nous les formes établies, me font espérer que V. Ex. voudra les regarder comme accredités par cette lettre auprès du gouvernement autrichien. Ses nobles principes me sont trop connus, pour que je ne doive pas fonder mes espérances pour son intervention efficace, dans une circonstance où il s'agit des droits et du bonheur d'une nation qui n'a jamais démérité par sa conduite ni par ses sentimens envers l'auguste maison d'Autriche.

Tout ce que V. E. pourra faire pour appuyer nos vœux, lui assurera notre vive et éternelle reconnaissance, et ajoutera encore ces nouveaux sentimens à ceux de mon estime pour V. E. et de mon profond respect.

Milan, le 18 avril 1814.

Le chancelier garde-des-sceaux de la couronne: par ordre de monsieur le Duc de Lodi, empêché per la goutte à la main droite.

Signé Charles Villa, Secrétaire.

N. IV

Li 20 aprile 1814.
Il Podestà di Milano a S. E. il sig. Presidente del Senato

Mi viene indirizzata l'unita dichiarazione di molti rispettabili individui di questa capitale, affinché sia da me presentata alle autorità superiori.

Credo quindi del mio dovere di fargliene l'innoltro in copia conforme, e cosí secondare il desiderio di questi miei concittadini, i quali rimangono nella fiducia che ella vorrà degnarsi nella di lei saviezza di prenderla in considerazione, e compiacersi di farmi conoscere le deliberazioni che saranno state prese dal Senato.

Ho l'onore di attestarle le espressioni del maggiore rispetto

Firmato Durini, Podestà.

N. V

Milano, 19 aprile 1814.

Dopo l'adunanza del Senato del giorno 17 del corrente mese, delle cui deliberazioni nulla fu comunicato al pubblico, è opinione universale esservi stato proposto, discusso e definito un affare della maggiore importanza per il nostro Regno. Se nelle attuali straordinarie vicende è necessario d'invocare straordinari provvedimenti, credono i sottoscritti indispensabile, in coerenza de' principi della costituzione, che siano convocati i Collegi elettorali, ne' quali solamente risiede la legittima rappresentanza della nazione.

Seguono le firme per copia conforme, delle quali si garantisce l'autenticità:

Conte Pino Generale di Divisione, elettore

Conte Porro Luigi, elettore

Conte Trivulzio Giacomo, elettore

Conte Confalonieri Federico

Conte Fagnani Federico, consigliere di Stato

Conte Borromeo Giberto

Ciani Giacomo, elettore

Fossano Luigi

Pallavicini Giuseppe

Traversi Giovanni, elettore

Visconti di Cremona, Capo battaglione

Melzi Giacomo, consigliere comunale

Serbelloni Gio. Batt., della guardia Civica

Crivelli Ferdinando elettore

Castiglioni Alfonso, consigliere comunale

Conte Durini, Podestà di Milano

Giulini Cesare, Savio municipale

Frisiani Giovanni, Savio municipale

Bolognini Alessandro, Savio municipale

Londonio Carlo, Savio municipale

Brambilla Cesare, Savio municipale

Arese Marco, Savio municipale

Visconti Annibale, colonnello della guardia Civica

Cozzi Giovanni, possidente

Parea Carlo, ingegnere

Conti Luigi, consigliere comunale

Vigoni Gaetano, possidente

Peceis Giovanni Odoardo

Trecchi Sigismondo, possidente

Silva Sigismondo

Silva Ercole, elettore

Sormani Alessandro

Sormani Lorenzo

Sormani Giuseppe

Borromeo Carlo, possidente

Serpenti Angelo, possidente

Somaglia Antonio, elettore

Somaglia Carlo, possidente

Agretti Ambrogio

Manzi Ignazio

Somaglia Gio. Luca, presidente del consiglio comunale

Cardoni Luigi, possidente

Banfi Ferdinando, possidente

Spella Luigi

Carli Carlo, consigliere comunale

Acerbi Pompeo, possidente

Bernardino Maurizio

Mori Ambrogio

Rivolta Cristoforo

Volpi Caneriggi Benedetto

Castiglioni, avvocato

Vitali Gaetano, possidente

Raesini Rodolfo, possidente

Raesini Carlo Luigi, possidente

Muggiasca Gio. Battista, possidente

Rosmini Carlo, membro dell'Istituto

Bolognini Luigi, giudice della Corte

Gentili Antonio, tenente della guardia Civica

Mellerio Giacomo, consigliere comunale

Andreani Gio. Maurizio, elettore

Cagnola Luigi, membro dell'Istituto

Monteggia Carlo

Mojana Pietro, possidente

Eulbrucca Carlo

Spreafico Pietro

Manara Baldassare

Ferrario Carlo, possidente

Pizzagalli Angelo, negoziante

Scotti Gallerati Francesco, possidente

Scotti Gallerati Costanzo, possidente

Crivelli Ignazio, possidente

Zanella Carlo, cons. comunale ed elettore

Trotti Lorenzo, possidente

Perego Luigi, elettore

Balabio Pietro, elettore, capobattaglione della guardia Civica

Besana Carlo, elettore

Barbò Viscardo, possidente

Porta Carlo, possidente

Soresi Giovanni, elettore

Appiani Gabriele, possidente

Giovio Lodovico, elettore

Martini Francesco, possidente

Severini Gerolamo, possidente

Nava Ambrogio, possidente

Ottolini Giulio, consigliere comunale

Monticelli Giovanni, capitano della guardia Civica

Crivelli Mesmer Giuseppe, capo battaglione della guardia Civica

Zanella Carlo, possidente, negoziante

Greppi Antonio, possidente

Cicogna Giovanni, possidente

Cagnola Giuseppe, possidente

Vestarini Belingeri Carlo

Frecarelli Prospero, possidente

Bossi Benigno, capitano della guardia Civica

Medici Pietro, possidente

Bonet Domenico, negoziante

Tagliabue Francesco

Zenghi Luigi Filippo

Castelbarco Cesare, possidente

Cananda Pietro, possidente

Ghirlanda Girolamo, capitano della guardia Civica

Manzoni Alessandro, possidente

Crespi Antonio, medico, possidente

Castiglioni Carlo, possidente

Cantú Giuseppe, possidente

D'Adda Ferdinando, consigliere comunale

Melzi Giuseppe, possidente

Mezzoni Ottavio, possidente

Bazzoni Giovanni, possidente, negoziante

Monticelli Strada Gio. Battista, possidente

Prevosti Giulio, negoziante

Villa Carlo, consigliere comunale

De-Capitani Giovanni

De Carli Nazzari Luigi, elettore

Crevenna Francesco, possidente

De Agostini Agostino, possidente

Sacchini Girolamo, avvocato, consigliere

Carozzi Luigi, possidente

Guerrini Camillo, possidente

Gorio Carlo, possidente

Bossi Francesco, possidente

De Simoni Baldassare, possidente

Meloni Abele, possidente

Segri Antonio

Bozzi Galeazzo, possidente

Barinetti Carlo, possidente

Busca Antonio, possidente.

Vi sono molte altre firme, che per brevità di tempo si omettono, e che in seguito si faranno conoscere.

Per copia conforme
Firmato Durini, Podestà.

N. VI

Memoria data alla Reggenza del governo provvisorio di Milano, dal Conte Guicciardi Cancelliere del Senato del Regno d'Italia

Un'erronea opinione circola già da alcuni giorni, e sembra diretta a scemare quella stima e confidenza che io ho procurato di conservarmi per il lungo corso di ben 56 anni di pubblico servizio, e che era per me il piú lusinghiero compenso della mia politica carriera.

Conscio della purezza delle mie azioni, ed indagando la causa di sí strano avvenimento, fui oltremodo commosso nell'udire che si pretendesse derivarlo da quella stessa recente commissione che mio malgrado accettai, nella sola speranza di concorrere, col piú leale ed onorato adempimento, a render paghi i pubblici voti. Confortato però dall'intima convinzione della mia innocenza, credetti che per comprovarla in modo positivo ed assoluto, bastar dovesse il mettere in chiaro que' fatti che, o non ben conosciuti, o forse alterati, hanno potuto dare spinta all'errore, o prestato fede alla malevolenza. Quindi determinato a pubblicare con le stampe la relazione del mio operato, col corredo di tutti i documenti che vi hanno rapporto, la sottopongo precisamente ai lumi del governo provvisorio, e perché altamente apprezzo il di lui suffragio, e perché fu sempre mio principio di agire colla protezione delle leggi e del governo.

Lo scopo di questa mia rimostranza è di provare, che tanto nella qualità di senatore che in quella di deputato, ho sostenuto gl'interessi piú cari della patria, e seguita costantemente la via sacra dell'onestà.

Invoco sul primo punto la testimonianza di quelli fra i miei colleghi che seggono fra voi, o signori membri della Reggenza, e quella in particolare dell'ottimo vostro presidente. Con esso ebbi la sorte di essere socio nella commissione incaricata dell'esame del progetto, presentato dal governo al Senato nel giorno 17 del corrente aprile, commissione da me diretta ed instantemente promossa contro la proposta di un comitato segreto, che, per il consueto sommario metodo di procedura, mi sembrò non convenire all'importanza di un lecito argomento. Con esso e con altro de' membri della commissione mi recai dal cancelliere guardasigilli, per avere gli opportuni lumi di fatto, e sull'autorizzazione sua a convocare il Senato, e sulla gravezza ed urgenza de' motivi che lo avevano determinato.

Riferitene quindi le risultanze alla commissione composta di sette membri, unanime fu il voto di lei, e per la necessità di occuparsi dell'oggetto e per la riforma del decreto del governo.

Riunito il Senato, e lettovi il parere della commissione, chi piú di Dandolo che ne fu il relatore, chi piú del vostro presidente, chi piú di me lo difese e lo sostenne? Chi piú di me liberamente espose al Senato gli argomenti tutti, e politici e costituzionali, che ci comandavano imperiosamente la reiezione del terzo articolo del progetto del governo? Chi, se non io, dimostrò l'incostituzionalità della subdola e seducente mozione di un nostro, ahi troppo infelice collega, i cui sommi talenti lasciavano desiderare meno durezza di cuore e non servile adulazione? Ignoro se il processo verbale di quella seduta portasse tutta la discussione, e se siasi preservato dallo svolgimento degli effetti e delle carte del Senato; ma in di lui difetto, supplico l'invocata testimonianza de' membri del Senato, e sopra ogni altra quella del vostro presidente, che con la sua eloquenza e col suo amore di patria sostenne meco il progetto della commissione, che con leggera modificazione venne definitivamente adottato dal Senato, con una maggioranza di voti superiori ai due terzi.

Cadde sfortunatamente sopra di me, forse per gli accennati liberi sentimenti espressi, la nomina in altro de' deputati al quartiere generale delle AA. PP. AA., unitamente ai signori senatori Castiglioni e Testi; ed essendosi quest'ultimo per attuale infermità scusato, feci registrare nel processo verbale, che ove il decreto del Senato non fosse coattivo per tutti, nessuno aveva di me maggior titolo per esserne dispensato. Ma la seduta fu levata senza occuparsene. Rinnovai all'indomani presso il signor Duca di Lodi, cancelliere guardasigilli, i miei tentativi per ischermirmi. Ma avendo egli autorevolmente risposto che ogni indugio poteva compromettere la convenienza del Senato e gl'interessi piú sacri della nazione, immolai a questi ogni privata considerazione, e diedi parola di partire, a condizione che anche il conte Castiglioni vi si prestasse, mentre mi era noto che egli pure si adoperava in ogni modo per esserne dispensato.

Fin qui, signori, ho parlato del mio contegno come senatore; parlerò come deputato.

Il protocollo che vi presento corredato di tutti gli atti relativi tanto alle cose proposte e deliberate in Senato, quanto a quelle che concernono la missione, rende conto del mio viaggio, soggiorno e ritorno da Mantova, ed io sfido arditamente chiunque possa impugnare la verità: sull'esame del medesimo voi potete fondare il nostro giudizio.

La prima censura che intesi farsi ai deputati, è di essersi recati al quartier generale del principe a Mantova, in vece di prendere la via piú breve e piú diretta per Parigi, ove si trovano i sovrani alleati. Parvero sorgere da ciò diffidenza e sospetto di parzialità, e sino di collusione col principe: ed ecco come un intempestivo giudizio e la mancanza di cognizione de' fatti può per un momento far decadere l'uomo innocente da quel grado distinto cui ha diritto.

Leggansi le istruzioni del cancelliere guardasigilli, cui dal Senato era dato il carico di stenderle; e si vedrà che i deputati hanno eseguito un ordine preciso loro imposto da chi ne aveva diritto, né mai l'obbedienza potrà essere indizio di rea intenzione.

Nell'accennare questa circostanza, sono bene lontano di versare sopra altri ombra di colpa o di sospizione, ed anzi devo soggiugnere che il cancelliere guardasigilli ci mostrò l'ordine del principe, che dietro i concerti presi da esso con S. E. il signor maresciallo conte Bellegarde, dovesse sollecitare la pronta partenza de' deputati per Mantova. Né altrimenti avrebbesi potuto fare, perché senza la preventiva adesione del sullodato signor maresciallo, e senza i suoi passaporti regolari non avrebbe la deputazione potuto attraversare i posti delle armate coalizzate, e corso avrebbero rischio di non giungere troppo tardi al luogo di sua missione.

A quella necessità, al quartier generale del principe ed a quello del signore maresciallo, altra importantissima si aggiungeva, quella cioè di ottenere lettere credenziali per le altre potenze alleate, giacché il signor Duca di Lodi muniti li aveva di una sola per il signor principe di Metternich ministro di S. M. l'imperatore d'Austria. La missione essendo diretta ad implorare la protezione di tutte le auguste potenze alleate, ogni ragione voleva che appresso ciascuna delle medesime fosse accreditata.

Giustificata la gita a Mantova con le ricevute istruzioni strettamente analoghe col decreto del Senato e la necessità delle credenziali e de' passaporti, non resterebbe ora che a parlarsi del contegno tenuto dai deputati col principe.

Il protocollo dettaglia il modo con cui furono accolti, le ritardate udienze, i colloquî e la franchezza del linguaggio tenuto con esso. Era il principe pienamente e minutamente informato delle discussioni del Senato, e delle opinioni de' senatori, né certo io poteva lusingarmi, dopo quanto aveva detto ed opinato, di una migliore accoglienza: ora come mai potrebbesi supporre tanta incoerenza di principî, come conciliare fatti sí diversi, idee cotanto disparate, per dedurre malignamente, che un uomo, la cui fermezza nella propria opinione è da tanto tempo conosciuta, la cui onestà e riputazione fu sempre illesa, volesse prostituirsi colludendo col principe, deviando dal proprio mandato, dalla mente espressa de' suoi colleghi, e della pubblica opinione da lui sí ben conosciuta? che se pure tutti questi argomenti non bastassero a convincere le persone piú diffidenti e maligne, il carattere, la probità, l'avvedutezza ed il civismo del di lui condeputato, uomo sí puro, sí accreditato, non avrebbe dovuto togliere e dissipare il primo la piú lieve ombra di sospetto? Né temo di avvilirmi accennando motivi, dove bastar dovrebbe il dire: «Non ho mai mancato al mio onore.» Ma l'afflizione che ho provato per sí nera calunnia ha voluto qualche sfogo.

Appena ebbero i deputati la notizia dell'occorso in Milano il giorno 20 aprile, senza alcuna lettera di comunicazione di quanto era seguito al Senato, senza il menomo officiale avviso del loro richiamo, presero congedo dal principe, ritornarono a Milano. Ed eccovi, o signori, altra luminosa prova che niun rapporto mi legava al principe, che nulla piú curai che l'interesse della patria, che rispettai la volontà del Senato e della nazione, qualunque fosse stato il modo, con cui era stata espressa. Cosí mostrai che come deputato fui sempre coerente coll'opinione manifestata come senatore.

Signori del governo, la mia giustificazione è compiuta: leggete tutti gli atti che vi rassegno, e pronunciate; io attendo con quella calma che l'uomo giusto ed onesto sa conservare in mezzo alle oscillazioni e alle politiche vicende. Non dubito che riconoscerete aver io adempito al mio dovere, ed in tale fiducia domando alla vostra giustizia, che mi sia lecito di dare alle stampe questa mia memoria, col protocollo e tutti i suoi allegati.

Ogni uomo ha diritto al proprio onore, e molto piú un pubblico funzionario. Io devo anche a me stesso e alla numerosa famiglia mia la conservazione illibata del mio buon nome. Voi rappresentate il governo, ed il governo deve tutelare i diritti degl'individui. Vivo dunque nella fiducia che cotesta Reggenza aggiugnerà agli altri tratti di saggezza, che seguono i primi di lei passi, quello che rispettosamente richiama chi ha l'onore di essere colla maggiore venerazione.

Milano 29 aprile 1814.

Возрастное ограничение:
12+
Дата выхода на Литрес:
29 июня 2017
Объем:
161 стр. 2 иллюстрации
Правообладатель:
Public Domain

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