Читать книгу: «Spezia», страница 2

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Una volta raggiunta la periferia di Koh Kong, Ravuth proseguì verso il centro città, il quale era inquietante, data l’assenza di persone. Avanzò per qualche chilometro fino a quando arrivò alla baracca della polizia di frontiera. Si nascose dietro al capanno quando vide un soldato degli Khmer Rossi appoggiato alla recinzione costruita da poco, che delimitava il confine con la Tailandia.

I tratti apatici del bambino soldato installarono rinnovata paura in Ravuth. Si allontanò furtivamente dal posto di blocco e ritornò al centro città deserto. Ravuth entrò in un piccolo café abbandonato, e rifornì le proprie riserve di cibo e acqua con i pochi avanzi rimasti. Si accomodò per ponderare sulla propria situazione.

Giunse la notte, e Ravuth non aveva ancora deciso il da farsi. Udì un veicolo avvicinarsi. Terrorizzato, si nascose sotto un tavolo mentre un vecchio pick-up si fermò davanti al café in cui entrarono sei Khmer Rossi.

Ravuth tremava dalla paura, e restò immobile mentre i giovani soldati attivarono un piccolo generatore per illuminare il locale prima di accomodarsi. Ravuth si era nascosto sotto a un tavolo nell’angolo buio del café.

Un soldato aveva portato con sé diverse bottiglie di whisky Mekong, che consumò insieme agli altri.

Ravuth ascoltò i giovani Khmer Rossi vantarsi delle loro atrocità del giorno, di chi avevano giustiziato, descrivendone dettagliatamente il modo. Parlarono del loro bottino di guerra e di che oggetti avessero sgraffignato. Uno di loro disse qualcosa che stimolò l’interesse di Ravuth.

“Il mio gruppo è andato direttamente a *Choeung Ek, e abbiamo selezionato chi tra loro potrebbe diventare un giovane cittadino Khmer Rosso o un bravo combattente” disse.

“Oggi abbiamo radunato quattro gruppi, sono andati alla provincia di Koh Kong per ingrossare le nostre fila” disse un altro.

“La maggior parte dei nostri erano anziani indesiderabili, quindi ce ne siamo sbarazzati” disse un terzo, aggiungendo “Ma ci siamo divertiti a rieducarli”. Mostrò agli altri il machete sporco di sangue con un ghigno in volto.

I dettagli raccapriccianti che si scambiarono i ragazzi proseguì per poco; Ravuth li udì poi biascicare e ridacchiare quando il forte whisky sortì il proprio effetto sui giovani.

Trenta minuti più tardi i soldati barcollarono fuori dal café e salirono sul mezzo che partì con una sgommata.

Ravuth uscì da sotto al tavolo. Le luci erano accese, quindi si guardò attorno nel café ora silenzioso. Si mise in cerca di informazioni circa Koh Kong e Choeung Ek. Non sapeva nulla di nessuno dei due luoghi, e poiché non sapeva né leggere né scrivere, ripose nella scatola i volantini che trovò nel locale.

Ravuth trascorse la nottata al café, e all’alba del giorno successivo se ne andò da Koh Kong, diretto verso la giungla, dove avrebbe atteso la propria famiglia. Non si rese conto di essere seguito fino a quando approcciò una strada all’esterno di Koh Kong e una voce dietro di lui gridò “Tu…Fermo lì!”

Ravuth si voltò, e una giovane ragazza soldato gli puntò contro una pistola automatica che cercò di bilanciare sul manubrio della bicicletta. “Vieni qui!” Sbottò lei.

Ravuth avanzò verso la ragazza dal viso sudicio, che lo guardò. Nonostante sembrasse più giovane di Ravuth, a quest’ultimo vennero i brividi lungo la schiena quando la guardò negli occhi.

“Perché non sei con gli altri? Dov’è il tuo villaggio?” Scattò lei.

Ravuth tremò quando giunse le mani e implorò “Mi dispiace molto, mi hanno lasciato indietro quando mi sono fermato per riposare”.

La ragazzina rivolse un’occhiataccia a Ravuth. “Seguimi” ordinò, scendendo dalla bicicletta per invertirne il senso di marcia.

Ravuth era terrorizzato quando vide altri quattro Khmer Rossi avvicinarsi in bicicletta. Andò nel panico, afferrò il machete che aveva sistemato alla cintura e lo scagliò con tutta la propria forza al braccio della ragazza. La ragazza non riuscì a reagire per proteggersi dato che stava faticando a reggere il manubrio della bicicletta. Strillò dal dolore quando la lama le affondò nella carne e raggiunse l’osso. Fece cadere la pistola e Ravuth la spinse via dalla bicicletta, si sistemò frettolosamente il machete alla cinta, salì sulla velocipede e accelerò lungo i terreni induriti delle risaie. Si diresse verso i Monti Cardamomi e verso la sicurezza della giungla, seguito dalle pallottole che lo sfiorarono mentre pedalava per salvarsi la vita.

Pedalò per ciò che gli sembrò un’eternità, fino a quando non udì più i colpi di pistola. Ravuth si fermò all’esterno della giungla, celò la bicicletta nella vegetazione e si nascose dietro a un gruppo di alberi. Sbirciò per controllare se i suoi inseguitori fossero nei paraggi. Ravuth vide quattro puntini in lontananza, diretti verso di lui. Aveva un po’ di vantaggio, ma sapeva di dover trovare riparo nella densa vegetazione. Ravuth corse attraverso la giungla, trovando brevi percorsi che seguì fino a quando raggiunse il terreno accidentato e impraticabile.

‘Non mi troveranno mai’ pensò, correndo attraverso il denso sottobosco.

Ravuth era esausto, aveva attraversato di corsa per tre ore quella sezione della giungla a lui non familiare. Raggiunse una radura dove le chiome degli alberi erano talmente fitte da schermare la luce solare, facendone filtrare appena. Si nascose lì, sapendo di essere al sicuro; non vide i suoi inseguitori, quindi si sedette ai piedi di un gigante Dipterocarpo, stando allerta.

Ravuth restò lì per due giorni, sfamandosi grazie all’abbondante vegetazione circostante. Si rese conto di essere sfuggito ai propri inseguitori, quindi si mise in cerca del proprio villaggio.

Ravuth si sentiva al sicuro nella giungla, e camminò tutta notte alla luce della luna. Si riposava durante le giornate cocenti e umide, cacciando e cercando il cibo dal tardo pomeriggio fino al tramonto.

Era perso senza una direzione da seguire, a differenza dell’area nei pressi del proprio villaggio, di cui conosceva la maggior parte dei sentieri e della vegetazione. All’alba del decimo giorno fece capolino da dietro una fila di alberi, trovandosi in un terreno aperto. In una conca poco profonda era stato realizzato un terrapieno, circondato da una rete metallica.

Vide diverse file di tende da bivacco, insieme ad alcune tende da campo di tipo militare di diverse dimensioni. Ravuth vide delle persone aggirarsi dietro alla recinzione; alcuni gruppi stavano cucinando grazie a dei focolari. Ravuth captò i profumi tipici del cibo cambogiano, e gli venne l’acquolina in bocca. ‘Dev’essere uno dei posti di cui parlavano gli Khmer Rossi. Mi chiedo se la mia famiglia sia qui’ pensò. Si aggirò furtivamente attorno alla recinzione metallica, osservando con attenzione i presenti nel campo fino a quando raggiunse il cancello anteriore. Ravuth si sentiva esposto all’aperto, quindi si nascose in un angolo buio, mettendosi in osservazione.

Ravuth vide diversi veicoli militari e soldati andare e venire durante il giorno. Notò che il personale militare non era composto da Khmer Rossi. Erano adulti, e indossavano divise mimetiche. Ravuth fece avanti e indietro lungo il perimetro della recinzione, osservando le dinamiche del campo. Occasionalmente si arrampicò per avere una visuale migliore dalla giungla, ma non vide nessuno dei membri della propria famiglia, né dei compaesani. Scese la notte, quindi Ravuth approcciò la recinzione, trovò un punto sollevato, e con le mani scavò un piccolo fosso sotto la rete metallica. Si spinse attraverso il passaggio, e strisciò verso la tenda più vicina. Ravuth si rannicchiò, guardò avanti, cercò d’individuare un’area adeguata e...

“Chi sei tu?” Disse un uomo in un linguaggio con cui Ravuth non era familiare “Alzati e voltati”.

Una forte luce dietro Ravuth lo confuse. Era terrorizzato, e non comprendeva le istruzioni impartite dell’uomo, quindi si alzò istintivamente in piedi, accecato dalla luce.

*Vedi Appendice

-2- Il Fenomeno della Pasticceria

Il Maestro delle Cerimonie si schiarì la voce e annunciò “Il premio per il Pasticcere dell’Anno va a…” facendo una pausa a effetto prima di guardare il nome scritto sul retro del biglietto dorato. “Per il terzo anno consecutivo” disse quando si rivolse al pubblico con un sorriso in viso. “Il pâtissier che rappresenta l’Hotel Avalon” si interruppe nuovamente prima di annunciare “Il Signor Ben Bakewell!” Poi l’applauso dell’uomo si unì a quello del pubblico riunito nella sala conferenze del lussuoso Park Lane Hilton. Molti esultarono, mentre alcuni mormorarono qualcosa mentre un uomo in un abito fuori misura si diresse tranquillamente verso il palco.

“Ben fatto, Cake” disse il presentatore quando il pasticcere salì sul palco e gli strinse la mano.

Cake aveva vinto quel premio prestigioso per tre anni consecutivi, ma era ancora imbarazzato nel reggere l’effige di cristallo. Il suo discorso di ringraziamento riverberò quello degli anni precedenti. “Grazie” mormorò nel microfono, arrossì, scorreggiò, scese dal palco e si affrettò al tavolo dove sedevano i suoi colleghi.

Con gran sollievo di Cake, la cerimonia di premiazione era quasi finita. Diversi critici culinari sul palco discutevano dei vari piatti che si erano aggiudicati dei premi. Cake detestava eventi simili, e considerava i critici culinari tanto utili quanto una scorreggia in un colino, incapaci di bollire un uovo e per nulla tagliati per il settore. Riceveva però sempre ottime recensioni da parte loro. Una di esse descriveva il suo *Avalon Nest Egg un’esplosione di sapori impeccabili che provocavano orgasmi orali, e descriveva come ogni pietanza che creava Cake fosse perfetta. A ogni modo Cake le riteneva sempre nella media ed era dell’opinione che mancasse qualcosa ai propri piatti, ma non era in grado di capire di che cosa si trattasse.

Cake rincasò attorno alle 11, dopo aver percorso un lungo tragitto attraverso la capitale. Jade aveva già fatto ritorno dalla gita di cinque giorni a Lincoln. Cake era entusiasta di vederla, e voleva scoprire come stesse procedendo la loro pasticceria. Si abbandonò su una poltrona in salotto mentre Jade gli versò un calice di vino, quindi si misero comodi. Le porse l’assegno ricevuto dalla vincita della competizione e lei gli sorrise, mostrandogli poi il video che aveva realizzato dei lavori in corso.

***

Benjamin Bakewell, detto Cake da sempre, aveva una reputazione impeccabile nel mondo culinario. Ogni cuoco stellato e ristorante di lusso lo conosceva. Aveva ricoperto la posizione di maestro pasticcere all’Avalon per tre anni. Le sue celebri torte e pasticcini facevano invidia ai maggiori pasticceri grazie al metodo di Cake, il quale era unico, e che molti tentavano invano di replicare.

Cake era nato nella periferia di Louth, Lincolnshire, una piccola cittadina rurale a quaranta chilometri da Lincoln City. La sua famiglia possedeva una fattoria da 200 acri ai margini della città, dove venivano coltivati il frumento, l’orzo e il luppolo. Il suo soprannome, Cake, gli era stato affibbiato a causa del suo cognome, Bakewell, e del suo amore per la pasticceria. Aveva frequentato la scuola elementare Grimoldby, e mentre gli altri bambini trascorrevano la ricreazione giocando e facendo sport, lui aiutava i cuochi della scuola in mensa.

I genitori di Cake erano sempre stati al corrente del fatto che il figlio avesse come un sesto senso. Era in grado d’individuare tutti gli ingredienti di ogni piatto, e aggiungeva elementi in cui riteneva che il piatto risultasse carente. In tal modo accentuava ed elevava il sapore fino a quando il proprio palato perfetto lo considerava accettabile. Cake non mangiava né maneggiava la carne, il cui odore non conteneva aromi fragranti, la cui consistenza era granulosa e grossolana, e il cui sapore gli faceva venire la nausea. Tollerava certi tipi di frutti di mare, ma solo se erano freschi e moderatamente aromatizzati, come la rana pescatrice o le cape sante, alle quali poteva aggiungere erbe e spezie per mascherarne l’odore e il sapore. Nessuno comprendeva il dono insolito di quel ragazzo, e trascorsero molti anni prima che qualcuno scoprisse la causa del suo palato sopraffino e del suo olfatto iper sviluppato. Solamente Cake era in grado di percepire il profumo e il sapore del mondo dal proprio punto di vista, individuando le fragranze nell’aria. Durante i suoi primi anni a scuola aveva sfruttato il proprio talento unico per estorcere dei dolci e altre golosità dai propri compagni di classe indovinando che cosa avevano mangiato per colazione quella mattina in base all’odore dei loro peti. Crescendo utilizzò tale trucco durante le feste a cui prendeva parte.

Cake trascorse un’infanzia felice con molti amici, anche se le ragazze lo evitavano per la sua tendenza ad annusare l’aria circostante, inclinazione sgradevole. I suoi amici lo ritenevano un passatempo divertente, ma il ragazzo smise di farlo quando la madre gli disse che non era educato, e che un giorno avrebbe avuto bisogno di una ragazza, e annusar loro il sedere non era il modo per far sì che lo trovassero attraente. Cake aiutava alla fattoria durante i raccolti, e il suo periodo preferito dell’anno era la primavera, quando la flora veniva impollinata e sbocciava; gli innumerevoli odori lo facevano andare in estasi. Aiutava anche la madre e la nonna a fare il pane fresco, le torte, i biscotti e i dolci per la famiglia e per i lavoratori della fattoria. Cake concentrava il suo talento unico sulla realizzazione di pietanze dolci e salate, fino a quando queste gli soddisfacevano i sensi. Da giovane Cake si era sentito a casa in cucina, e ridacchiava con voluttà ogniqualvolta tirava fuori dal forno una teglia di dolciumi cucinati da lui. I profumi della confetteria appena sfornata, che facevano venire l’acquolina in bocca, aleggiavano nella calda cucina della casa colonica, e solitamente la nonna di Cake si affrettava dal nipote per vedere che cosa si fosse inventato.

La nonna vide una scintilla negli occhi di Cake quando un giorno il ragazzino le disse “Nonna, un giorno sarò il pasticcere più famoso d’Inghilterra...forse anche del mondo”.

Al che la nonna sospirò e gli rivolse un ghigno. “Si Cake, lo so”.

Aveva accumulato libri e riviste di cucina nel corso degli anni, realizzando ogni torta la cui ricetta era stata pubblicata sui quotidiani, e aggiungendo erbe e spezie che combinava per esaltare il sapore dei piatti, rendendoli unici. A Cake sembrava sempre che alle pietanze mancasse qualcosa, ma la nonna Pearl lo rassicurava dicendogli che un giorno avrebbe scoperto LA SUA spezia perfetta.

Nella sua prima adolescenza Cake iniziò a fare kick boxing. Era alto e snello, e l’arte marziale lo fece diventare muscoloso, ma le sue gambe e braccia restarono pelle e ossa nonostante il duro allenamento.

Cake era un bel ragazzo dal viso magro, gli occhi nocciola e i capelli corti e castani. Assomigliava a un giovane Kevin Costner, anche se la sua figura allampanata e bizzarra faceva sì che avesse più tratti in comune con il pagliaccio Coco. In adolescenza le ragazze iniziarono a notarlo, a quel punto aveva smesso di annusarle.

La sua famiglia diede per scontato che una volta terminata la scuola avrebbe continuato il mestiere di famiglia, diventando un agricoltore. I sogni e le ambizioni di Cake erano però lontano dal mondo di famiglia, dato che il ragazzo voleva frequentare la scuola di cucina. I suoi genitori glielo proibirono e gli offrirono un compromesso. Avrebbe potuto fondare un piccolo forno insieme alla madre e alla nonna; loro tre avrebbero cucinato mentre le sorelle di Cake avrebbero venduto i loro prodotti a Louth e nei dintorni. Cake accettò tale compromesso, sapendo che ciò avrebbe implicato lunghe ore in cucina, sacrificando gli allenamenti di kick boxing; ma la pasticceria era la sua passione. Suo nonno concesse loro di cucinare in un vecchio capanno, e acquistò due forni a gas di seconda mano oltre all’ampio piano di cottura AGA. La famiglia comprò un’impastatrice e altre attrezzature, oltre a scaffali, frigoriferi e unità di conservazione come da istruzioni di Cake, realizzando una pittoresca pasticceria rurale. Il padre aveva ceduto loro una Land Rover della fattoria affinché lui e le sorelle girassero per la cittadina in cerca d’industrie e negozi che acquistassero i loro prodotti. Cake fece in modo che il menù fosse semplice. Amava sperimentare, ma la famiglia decise che i filoni di pane, i panini, le baguette, le torte e le crostate sarebbero state sufficienti.

L’attività di Cake aveva inizio dopo il raccolto. Cucinavano di prima mattina, e il primo lotto usciva dal forno alle 6. Le sorelle svolgevano le consegne prima di andare a scuola, e Cake cucinava e consegnava ulteriori lotti durante il giorno. Si trattava di una routine che funzionava bene, e presto vennero sommersi di ordini. Il business della panetteria divenne un’entrata extra molto redditizia per la fattoria. Cake era felice, ma non si sentiva realizzato. Più leggeva riviste di cucina che trattavano di nuove tecniche e ricette create in ampie panetterie, ristoranti e hotel, adulando grandi chef, più Cake bramava una vita prestigiosa.

Una calda mattina d’estate, mentre Cake stava sfornando una partita di panini croccanti, ricevette una telefonata da Bill, il proprietario del pub ‘Rising Sun’.

“Giorno Cake” disse Bill “Un mio cliente vorrebbe parlarti. Potresti venire qui?”

“Che cosa vuole?” Domandò Cake.

“Non lo so, vieni qui e parlagli, così lo scoprirai” disse Bill, sembrava vago.

Cake, incuriosito, guardò l’orologio e disse “Okay Bill, dammi più o meno venti minuti”. Quindi si cambiò, togliendosi la divisa bianca da fornaio, e guidò fino in città.

***

Una volta al Rising Sun, Cake si diresse da Bill, il quale gli sorrise e gli disse del cliente. “Il primo giorno ha mangiato il tuo sandwich gourmet con una fetta di Gateau, e oggi ha ordinato diversi sandwich e fette di torta. L’ho visto prendere un assaggio di tutti i piatti, assaporarli, avvolgerli in un tovagliolo e sistemarli in un borsone”. Bill si grattò il mento prima di proseguire “Oggi mi ha chiesto chi mi forniva i prodotti da forno, e quando gli ho detto che si trattava di un fornaio locale si è presentato e ha insistito affinché potesse parlarti. Non ti avrei disturbato, ma sostiene di essere famoso, anche se non l’ho mai sentito nominare”.

“Che strano” disse Cake corrucciandosi “Come si chiama?”

Bill ci pensò e disse “Jimmy qualcosa...mi sono dimenticato il cognome, ma è seduto là” indicò l’uomo che si era accomodato a leggere il quotidiano.

Cake raggiunse l’uomo, il quale lo sbirciò da dietro al giornale e gli sorrise. Posò il periodico sul tavolo accanto e chiese a Cake di accomodarsi. Il ragazzo trasalì, e sembrò sorpreso quando riconobbe l’uomo. Aveva letto degli articoli su di lui nella rivista British Bakery, ed era al corrente del prestigio che circondava il piccolo individuo stempiato dal viso tondo.

“Mi chiamo Jimmy Constable, sono il capo pasticcere della Harrods Bakery”.

Cake gli strinse la mano, e con voce tremante disse “Si, so chi è lei, tutti mi chiamano Cake”.

“È un piacere conoscerti, Cake” disse Jimmy. “Cosa posso fare per lei? C’è qualcosa che non va nel cibo?” Domandò Cake con fare preoccupato.

Jimmy sorrise e disse “No, il cibo è perfetto”. Poi aggiunse “Mi sono fermato qui qualche giorno fa per fare uno spuntino; ero in viaggio verso Hull per un colloquio con un candidato all’incarico a Harrods. Mi aspettavo del cibo blando e secco, da venditori ambulanti”. Si sporse in avanti e disse “Invece i sapori e le consistenze del panino e del Gateau mi hanno lasciato senza parole. Il giorno successivo sono tornato per assaggiare altre pietanze del menù, e sono rimasto nuovamente deliziato dai sapori unici e inconfondibili” guardò verso Bill, sorridendo prima di sussurrare a Cake “era molto meglio della terribile birra”.

Cake, elettrizzato di sentire Jimmy cantare le sue lodi, spiegò l’origine del suo soprannome, gli raccontò della panetteria di famiglia e lo invitò a visitarla. Jimmy accettò, quindi uscirono dal Rising Sun, diretti alla fattoria Bakewell.

Jimmy osservò il forno della fattoria, e assaggiò altri prodotti di Cake. Con ogni morso, sul viso del capo pasticcere si allargava un’espressione di puro piacere.

“Hai delle qualifiche in campo culinario, Cake?” Domandò Jimmy.

“No” rispose Cake. “Mi dispiace”.

Jimmy sorrise. “Non ti preoccupare, da tempo non assaggiavo qualcosa di così buono, quindi possiamo aggirare le scartoffie. Vorrei che facessi una cosa per me”.

Cake era confuso, e domandò “Aggirare le scartoffie per cosa?”

Jimmy ignorò la sua domanda ed estrasse una rivista dalla valigia. Mostrò quindi a Cake una fotografia patinata di un budino ricoperto di glassa bianca, poi gli chiese “Puoi fare uno di questi?”

Cake osservò la fotografia. ‘Perché un capo pasticcere vorrebbe che facessi un semplice budino?’ Pensò, era chiaramente perplesso, ma gli rispose con un “Certo”.

“Fammene uno per favore” disse Jimmy con un sorriso in volto.

“Solo uno?” Domandò Cake.

“Sì, solo uno” rispose Jimmy.

Jimmy si mise comodo e osservò Cake districarsi tra barattoli e scatole d’ingredienti come un ballerino scatenato. Non utilizzava la bilancia per soppesare le cucchiaiate d’ingredienti prima di mescolarli insieme. Annusò il composto e l’assaggiò fino a quando ne sembrò soddisfatto, e lo sistemò in forno quando gli sembrò assomigliare perfettamente all’immagine sulla pagina patinata. Parlarono per un po’ di Londra e della cucina fino a quando Cake seppe che il budino era pronto. Quindi lo sfornò e vi versò sopra la glassa.

Jimmy inalò il delizioso aroma e sorrise.

In attesa che la glassa s’indurisse, Cake domandò a Jimmy “Perché ha voluto che preparassi un semplice budino?”

Jimmy guardò Cake e sorrise “Non sono così semplici da fare, e possono risultare insipidi. Cerco sempre qualcuno in grado di realizzare un sapore unico e che renda speciale qualcosa di banale” rispose Jimmy.

“Per cosa lo cerca?” Domandò Cake con fare confuso.

Jimmy guardò Cake e disse “Per diventare il mio assistente”.

Cake restò stupefatto dalla risposta, e Jimmy aggiunse “A Harrods cerchiamo un assistente capo pasticcere, ma non ho ancora trovato un candidato ideale”.

Confuso, Cake porse il budino caldo a Jimmy, il quale prese un morso della pasta dolce e ben cotta. I sapori gli esplosero in bocca in una fusione di gusti delicati che mettevano in risalto il budino alla vaniglia e la sua glassa.

‘Questo ragazzo ha un talento fenomenale’ pensò Jimmy prima di annunciare “Il ruolo di mio assistente è tuo, giovane Cake”.

Il cuore di Cake gli batteva all’impazzata nel petto; sapeva che non gli sarebbe più capitata un’occasione simile. Era il suo sogno, ma era consapevole di avere un ostacolo da superare. Quindi sospirò e disse “Mi piacerebbe tantissimo venire a Londra a lavorare per lei Jimmy, ma devo mandare avanti il forno per la mia famiglia”.

Jimmy sembrava deluso, e guardò Cake quando disse “Se vuoi questo lavoro parlerò con la tua famiglia” gli rivolse un ghigno. “So essere molto persuasivo”.

Cake sorrise, sembrava un cucciolo entusiasta quando disse “Grazie Jimmy”. Poi controllò l’orologio “La mia famiglia è al piano superiore”.

***

Jimmy e Cake raggiunsero la sezione della pasticceria di Harrods una settimana dopo che la famiglia di Cake aveva dato il proprio benestare, sapendo che si trattava del suo sogno. Jimmy fece fare a Cake un tour del prestigioso negozio. Il ragazzo guardò il contenuto delle vetrine della pasticceria; sembravano opere d’arte. Jimmy gli mostrò la sua stanza negli alloggi del personale situati sul retro dell’edificio, e gli fornì diverse divise decorate dal piccolo ricamo in oro tipico di Harrods.

Cake aveva l’impressione di aver vinto alla lotteria quando indossò la divisa ed entrò nell’immacolata pasticceria, così efficiente e ben organizzata, in cui ogni pasticcere sapeva quale fosse il proprio ruolo e la propria routine. Cake si sentì intimidito nell’aggirarsi tra i moderni forni e attrezzature.

“Okay Cake” disse Jimmy. “Da’ un’occhiata in giro e orientati, poi dovresti preparare due dozzine di èclair al cioccolato”.

“Si Chef!” Rispose Cake felicemente, mettendosi al lavoro.

Cake impiegò poco tempo ad adattarsi alla sua nuova vita. Lo staff della pasticceria di Harrods inizialmente si comportò freddamente nei suoi confronti. Erano gelosi di lui, e non capivano come avesse fatto un giovane contadino senza qualifiche a ottenere il lavoro invidiabile di assistente del capo pasticcere. Tuttavia, quando assaggiarono le sue torte e paste si resero conto che era meritevole della posizione che ricopriva. Cake lavorava sodo e trascorreva la maggior parte del proprio tempo alla pasticceria.

La reputazione di Cake si fece strada nel mondo culinario di Londra. Le vendite della pasticceria Harrods aumentarono, e Cake venne presto richiesto dalla concorrenza. Guadagnava bene e faceva ciò che amava fare, il pasticcere.

Jimmy diventò il suo mentore e insegnò a Cake trucchi e tecniche estremamente preziose. All’Harrods, Cake si sentiva però limitato nello sperimentare. Il menù fisso cambiava raramente, e non c’era spazio per l’innovazione. Cake non si sentiva spronato, e tale posizione si fece presto banale. Riprese con il kick boxing per rompere la monotonia.

Cake rifiutò però posizioni in pasticcerie e ristoranti prestigiosi, e Jimmy l’incoraggiò ad avanzare con la propria carriera, consigliandogli di cambiare lavoro se si fosse presentata l’opportunità. Ciò accadde quando Cake aveva ventiquattro anni. L’hotel Savoy gli propose di diventare il loro capo pasticcere, ruolo che Cake prese in considerazione.

Gli offrirono un salario generoso, e avrebbe potuto controllare il menù delle torte e dei dolci, dandogli la libertà di sperimentare con le proprie ricette. Il tal modo però il successo della pasticceria era sulle sue spalle.

Cake discusse l’offerta con Jimmy, il quale gli suggerì di accettare la posizione.

***

Il Savoy, nonostante fosse stato edificato nel diciottesimo secolo, era un moderno hotel a cinque stelle, da cui Cake restò impressionato in quanto a opulenza e grandezza. La cucina della struttura lo scioccò, poiché il ragazzo era abituato a un ambiente tranquillo ed efficiente. Gli chef si aggiravano di fretta nella cucina come polli senza testa, tutto mentre un capo cuoco basso e grasso urlava loro contro. Quando Cake raggiunse la sezione dedicata alla pasticceria notò che un capo pasticcere stava gridando allo staff avvilito. Il ragazzo si presentò all’uomo, il quale non sembrò per niente turbato dal nuovo membro del team. Il capo pasticcere fece fare un giro a Cake mentre abbaiava ordini ai subordinati.

Cake non sprecò tempo a mettere in ordine la pasticceria, insegnando le tecniche apprese ai pasticceri e tramandando loro le proprie ricette, controllando sempre ogni piatto destinato al servizio. Licenziò l’assistente del capo pasticcere, e l’area di lavoro si fece serena e ben organizzata, a differenza della cucina principale dove regnava il caos e dove i capo cuoco megalomani urlavano contro ai loro galoppini. Si rivolgevano però a Cake con rispetto, consapevoli che a differenza di quest’ultimo, loro non erano essenziali.

A Cake piaceva fare delle passeggiate lungo il Tamigi, e spesso si chiedeva l’origine dei propri sensi accentuati. Voleva scoprire di più al riguardo, quindi andò dal Dottor Arnold Sagger, un eccellente specialista genetico e fisico della clinica Harley Street, che prese da Cake dei campioni di DNA per parentesi e suscettibilità.

I risultati stupirono il dottore. Cake era dotato di oltre un terzo in più di recettori olfattivi rispetto ad altri esseri umani e alla maggioranza dei mammiferi.

Il dottore aveva svolto delle ricerche su certi individui come ad esempio un sommelier italiano dotato di 980 geni recettori, qualcuno in più rispetto alla media negli esseri umani, che si aggira sui 900. Cake ne aveva più di 1400, qualcuno in meno dei topi che al massimo sono dotati di 1500 geni olfattivi.

Il dottore era sembrato entusiasta quando aveva chiesto a Cake di studiare il suo caso e di svolgere ricerche sulla sua mutazione genetica, ma restò deluso dal fatto che Cake rifiutò tale proposta in quanto si sarebbe sentito un X-Men. Era solamente un ragazzo con un senso elevato, di cui ora aveva compreso il motivo, ed era tutto ciò che gli serviva sapere.

Cake rimase al Savoy diversi anni, e il suo nome divenne sinonimo di ottima pasticceria. La sua reputazione venne resa famosa grazie ad articoli pubblicati su riviste di pasticceria dove veniva definito ‘Il Fenomeno della Pasticceria’. Il Principe Carlo si faceva recapitare regolarmente le paste di Cake a Clarence House.

Cake uscì diverse volte con alcune chef, che aveva trovato noiose e aveva convenuto che odorassero di grasso di cottura.

***

Diversi anni più tardi il Savoy cambiò gestione, e l’hotel venne acquistato da una multinazionale. Le uniche preoccupazioni diventarono quindi i soldi, il profitto e il fissare degli obiettivi e un budget. Cake trascorse quindi più tempo tra le scartoffie piuttosto che a fare ciò che amava fare, il che finì per demoralizzarlo. Aveva ricevuto molte altre offerte di lavoro, e dopo averle discusse con Jimmy, accettò la proposta di un nuovo hotel a Richmond, Greater London. All’Avalon avrebbe guadagnato tanto quanto al Savoy, bonus esclusi, e avrebbe potuto gestire la pasticceria senza doversi occupare delle scartoffie in quanto gli avrebbero assegnato un responsabile. Il Savoy offrì a Cake un aumento importante di stipendio, così come un bonus rilevante affinché restasse, ma Cake rifiutò e si licenziò.

286,09 ₽
Возрастное ограничение:
0+
Дата выхода на Литрес:
07 марта 2021
Объем:
331 стр. 2 иллюстрации
ISBN:
9788835419099
Переводчик:
Правообладатель:
Tektime S.r.l.s.
Формат скачивания:
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