(Felsani è un vecchio dall'aspetto nobilissimo e severo. In ogni sua parola, in ogni suo atto, egli è prudente, lento, misurato, pensoso.)
(precedendo Felsani, entra dalla prima porta a destra) Per di qua, dottore. (Va alla scrivania.)
(seguendola) Mi favorisce da scrivere?
S'accomodi, se non le dispiace. (Indica la sedia che è presso la scrivania.)
(si trae in disparte.)
(siede.)
(guarda il dottore con occhio ansioso, scrutatore, interrogativo.)
Le prescrizioni del medico curante sono inappuntabili.
Niente da mutare? Niente da aggiungere?
(stringendosi nelle spalle) Niente.
E allora?
Io scriverò la mia diagnosi.
Sarà utile, non è vero?
Può darsi. (Mette i suoi occhiali d'oro. Si dispone a scrivere.)
(con timidità, a Caterina) Badi, signora, in quel calamaio l'inchiostro si è disseccato. (Abbassando molto la voce, quasi all'orecchio di lei) Non si adopera da quando andò via il signor Ludovico…
Già. (A Felsani) Abbia pazienza, dottore… (A Betta) Porta subito un altro calamaio.
(via dal fondo.)
(a Felsani, avanzandosi un po') Sa, siamo tutti intontiti in questa casa: vorrà perdonarci se…
Prego, prego.
(indicando Teresa) È la mia avola materna.
Ottantadue anni.
(guardandola) Assai ben portati… È una buona notizia per chi ne ha settanta come me. (Girando lo sguardo intorno) E… suo marito, signora, non è in casa?
(che non s'aspettava questa domanda) No… non è in casa.
Lo conosco di fama: è un vero umanitario…
(imbarazzata) Senza dubbio.
Avrei voluto parlare con lui.
Con lui?
Sì, e sarà necessario ch'io gli parli… (Sta per soggiungere qualche cosa, ma, vedendo Betta, s'interrompe.)
(mette un calamaio sulla scrivania.)
(a Betta, con un gesto di congedo) Grazie. (E comincia a scrivere.)
(è tutta intenta a leggere ciò che Felsani scrive.)
(quasi presso l'uscio a destra, guarda un po' nelle stanze dov'è il bimbo e un po' il dottore.)
(piano, a Teresa) Che fa il piccino?
Pare che riposi: vedo che la balia se ne sta tranquilla con le braccia piegate.
E questo medico che dice?
Parla come una sibilla… ma aspetta che glie la tiro io di bocca la verità.
Senza che la signora se n'accorga, veh! Non si sa mai!..
Bisognerebbe che restassi sola con lui…
Quando starà per andarsene, non vi sarà difficile.
Lascia fare a me.
Ma state attenta!..
E tu non dimenticare i fiori.
Ve ne raccolgo un fascio… un fascio così. (Via per la seconda porta a destra.)
(firmando la diagnosi) Ecco, signora.
(ha letto attentamente.) Non capisco le ultime parole.
E io non desidero che rendergliele del tutto comprensibili. Ma… (Accenna con uno sguardo prudente alla signora Teresa.)
(a voce alta) Oh… è la mia confidente.
Ebbene, mi permette qualche domanda?
Naturalmente.
Non crede lei che suo marito sia vittima egli stesso d'una qualche legge d'atavismo inesorabile?
(scossa) … No, dottore.
In tal caso, signora, si è indotti a supporre che, nella sua prima gioventù, quando era libero, quando non sapeva di dover diventare un marito, egli non sia riuscito a sfuggire alla… corruzione che logora la sostanza umana. Non è così?
(sforzandosi di rispondere) No, non è così.
Per lo meno, però, egli deve avere pazzamente noncurata la sua vita fisica. Mi negherebbe lei anche questo?
(umilmente) Sì, dottore, glie lo nego.
In conclusione, signora, secondo lei, il padre di quel bambino è un uomo valido, sano, perfetto?
(profondamente turbata, siede.)
Ma, via, non si turbi così. Le dico queste cose non per il gusto di commettere delle indiscrezioni, e neppure per una fredda indagine scientifica. Assai di rado la costatazione dei fatti addita, come questa volta, alla scienza, lo scopo pratico del suo intervento. Potrebbero… potrebbero venir su degli altri figliuoli, e poichè nulla ci fa sperare che si salverebbero da uno dei più acuti casi della fatalità ereditaria, io ho il dovere d'indicare, con chiarezza, a suo marito, quale e quanta responsabilità ricadrebbe su lui. La mia parola sembrerà severa, ma egli, che si è fatto l'apostolo dei più nobili principii d'altruismo, saprà ascoltarmi, ne sono certo, e saprà provvedere. (Un silenzio.) Non c'è dunque modo di parlare con Ludovico Nemi?
(sommessa, pronunziando le parole per una suprema auto-imposizione) Mio marito vive lontano da questa casa.
… Sono dolentissimo di non averlo intuito.
Non si dia pena, dottore.
E… da molto tempo vive lontano?
Da sei mesi.
Soltanto?.. Il che significa ch'io non potrei completare coscenziosamente la mia missione senza rivolgere a lei delle altre domande… importune, la cui audacia ella non saprebbe forse tollerare. Io sono al cospetto d'una madre e d'una moglie, e devo rimettermi ciecamente al suo volere. Vuole ella ch'io cerchi di parlare con suo marito?
(abbassando gli occhi)… No.
(comprendendo) E con questo, il mio compito è esaurito. (Si alza) Vada, vada dal suo figliuolo. (Con bontà) Questo tempo è per lei assai prezioso e non glie ne voglio rubare.
(profondamente impressionata per tutto ciò che ha udito) Sì, Caterina, va… Farò io gli onori di casa al dottore.
(porgendo la mano a Felsani) Io la ringrazio.
(stringendogliela) Io… le chiedo scusa.
(esce dalla prima porta a destra.)
(dandogli il cappello) Sicchè… dottore, il caso non è disperato?
(pigliando il cappello) Questo bambino è perduto.
Oh!
Pensiamo… a salvare gli altri.
Quali?
Quelli che non sono nati ancora…
(fa un gesto di maraviglia e d'interrogazione.)
… e che, per essere salvi, non debbono nascere. (Si avvia per uscire.)
(si accinge ad accompagnarlo, precedendolo) Le faccio un po' strada.
Ma no… non si scomodi. (Sulla soglia) Non le permetto di scomodarsi!
Per accontentarla… (Avvertendo Betta, che non si vede) Bettina, apri la porta al dottore.
(inchinandosi, le passa dinanzi) A rivederla, signora. (Esce dal fondo.)
(resta un momento presso la porta guardando, ossequiosa, il dottore che s'allontana: indi fa qualche passo e desolatamente mormora:) E che dirò a Caterina?.. Che le dirò?
(entrando con una certa vivacità e con un calore di tenerezza) Sai, nonna, dorme… Dorme come un bambino che non sia malato. Il suo respiro non è affannoso, no… e quella irrequietezza che stamane ci spaventava è del tutto cessata. Oh, vecchietta mia, non so perchè, io ho un presentimento lieto… Mi sembra d'essere sicura ch'egli mi sarà preservato e che io saprò vivere sempre più veramente per lui! Tu, buona mia, hai avuta una vita piena di virtù serene e perciò non puoi comprendere certe tristi cose… (Con espansione circospetta) Vedi: ci sono stati dei momenti in cui ho temuto quasi di non amare abbastanza il figlio ch'ebbi dall'uomo odiato… (Ha un brivido) Era un equivoco del cuore mio quel timore, niente altro che un equivoco, perchè non è vero che ciò accadesse, non è vero che ciò possa accadere: non deve, non deve accadere; e intanto l'anima m'era attraversata dal dubbio della mia iniquità, e questo bastava a farmi provare un avvilimento profondo. Ma oramai sono forte, assai forte contro il dubbio malsano, e ne parlo a te come d'un nemico non più temuto, come d'un nemico dileguato: te ne parlo perchè non c'è nulla di cui io non ti voglia parlare e perchè mi fa tanto bene che tu, col tuo candore di santa, mi ascolti pazientemente, comprendendomi poco… e assolvendomi tutto! (L'abbraccia con dolcissima effusione.)
(dal fondo) Signora Caterina, c'è di là il signor Moretti.
(Le due donne ne hanno un'impressione paurosa.)
(a Teresa) Lui!
(con voce molto sommessa, a Caterina) Che sia venuto per la malattia del bimbo?
(con pari segretezza) Non è possibile… Fortunatamente non ha mai compreso di essere suo padre…
E che pensi di fare?
Betta, dirai al signor Francesco che… oggi non ricevo nessuno…
E se insisterà? Era così premuroso… Stava per entrare senza che io l'annunziassi.
Quando saprà che non ricevo nessuno, egli non insisterà.
(comparendo e arrestandosi di là dall'uscio – freddamente) Io insisto.
(contenendosi) Ma ciò… è abbastanza strano.
(entra, senza avanzare) Non tanto strano, visto che io vengo in questa casa per incarico di vostro marito. (Il suo volto è segnato di livore. Nel cavo dei suoi occhi è un intenso scintillio bieco.)
(perplessa) Ah! È mio marito che vi manda?
Precisamente.
(pianissimo a Teresa) Vecchia mia, resta tu un poco presso il piccino e chiudi bene la porta… Voglio che costui non si accorga di nulla.
(tuttora preoccupata dalle parole del medico, pensa di doverle riferire a Caterina e non ne ha il coraggio. – Le dice all'orecchio:) Ma… non ritardare troppo… Io ho paura di quest'uomo.
(sentendosi a un tratto animosa) Ed io no.
Permettete, signor Francesco.
Prego, signora Teresa.
(guarda timorosamente Francesco e pietosamente Caterina, ed esce a destra.)
(volgendo le spalle a Francesco, severa, rigida, sicura) Che cosa dovete voi dirmi per conto di mio marito?
A voi, niente. Ieri, stetti da Ludovico, in campagna, ed egli m'incaricò solamente di cercare nella sua scrivania certi manoscritti, per poi spedire a lui alcuni di essi e bruciarne altri.
(incredula) Ma pure…
(interrompendola con preveggenza) La chiave della scrivania è questa (glie la mostra), e questa è l'indicazione dei manoscritti. (Mettendole sotto gli occhi una carta) Riconoscete la sua calligrafia?
Non dubitavo della vostra parola…
Leggete, leggete.
Non è necessario.
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(vorrebbe prendere e leggere la carta, ma non osa.)
Leggo io. (Legge:) «Manoscritti da bruciare: L'egoismo dell'onore» (A Caterina, con sarcasmo) Peccato! È un'opera assai bella e originale! (Legge:) «Il dovere del perdono» (A Caterina) Questa, fa bene a distruggerla! (Legge:) «Undici sonetti intitolati: «Il figlio». E anche questi devono valer poco.
(fissa la carta, ascoltando e diventando livida.)
Poi, c'è l'elenco dei manoscritti da salvare. Volete leggere voi?.. Ma, già, i manoscritti da salvare non vi riguardano punto.
Sta bene. La scrivania di cui avete la chiave è quella. Voi potete eseguire liberamente l'incarico che accettaste. La mia presenza è inutile. (Si avvia per uscire.)
(trattenendola col gesto) Non così inutile come voi fingete di credere. Restate ancora un poco. (Cercando le parole) Sto per aprire il cassetto dei segreti di vostro marito… La vostra presenza sarà per lui una garanzia… della mia discretezza.
(schivando di guardarlo e di essere guardata) Ma no… Egli ripone in voi una fiducia illimitata…
E invece il vostro convincimento è che io sia una vile persona.
Non l'ho mai detto…
(avvicinandosi a lei) Poc'anzi volevate mettermi alla porta.
Voi esagerate.
Poi avete sospettato ch'io ricorressi a un sotterfugio per introdurmi in casa vostra…
Il vostro orgoglio dovrebbe escludere la possibilità di sospetti così oltraggiosi.
È il vostro contegno che li denunzia.
(facendo qualche passo per allontanarsi) Non è vero!
E adesso, lo vedete, adesso voi vorreste fuggirmi, adesso vorreste evitare il suono della mia voce, vorreste evitare l'aria che io respiro, vorreste evitare i miei sguardi come se fossero quelli d'uno spettro o di un delinquente… mentre qui… in questa medesima stanza…
(interrompendolo supplichevole) No! Ve ne scongiuro, non mi ricordate quel giorno!
Evvia! Esso non è tanto lontano che voi abbiate già potuto dimenticarlo.
(quasi con remissione) Ma, allora, perchè ridire oggi quello che tutti e due ricordiamo?
Perchè soltanto così potrò ricacciarvi nell'anima la vostra offesa…
(ascoltando le parole di lui, sentirà penetrarsele dentro come punte d'acciaio e, con raccapriccio e disgusto, rivedrà i particolari della seduzione.)
Quel giorno, è vero, io l'avevo lungamente aspettato; anzi, dirò di più, io ne avevo preparate le circostanze propizie; ma quando, nell'audacia dell'uomo che giuoca tutto per tutto, io ebbi una frenesia d'amore insensato, voi non fuggiste, no, non fuggiste; e, quasi vinta da una ignorata malìa, piegandovi al mio contatto come una sensitiva, non m'impediste di stringervi fra le braccia…
(con ribrezzo doloroso) Ahi!..
Non m'impediste di respirare il vostro alito…
Tacete!
E io vidi il vostro volto diventare più bianco e più bello e i vostri occhi socchiudersi in un dolce languore senza difesa… (Insinuando il ricordo con passione, quasi con tenerezza d'innamorato) Voi non parlavate, non parlavate, e, tra le mie braccia, io vi sentivo tremare, Caterina, sì, vi sentivo tremare…
(esausta) Non più, Francesco, non più!..
(in un subitaneo ritorno di rudezza e di acredine) Perchè, dunque, non mi fuggiste quel giorno? Perchè non mi respingeste in quel momento?
(convinta) In quel momento non c'era, non ci poteva essere più nulla di me nella mia persona; in quel momento io vi abbandonavo un corpo senz'anima; e, appena ritrovai me stessa, tutto ciò che era accaduto mi parve non un sogno, oh no!, disgraziatamente, non un sogno, ma una ributtante realtà circondata da un impenetrabile mistero; e ne ebbi orrore!
Era troppo tardi!
Era troppo tardi, lo so, e ve ne chiesi perdono e ho continuato a chiedervene, come se veramente avessi io fatto del male a voi; ho continuato a chiedervene anche quando mi nauseavano e m'insultavano le vostre nuove insidie, e continuo, continuo a chiedervene oggi che venite a rimproverarmi, a rinfacciarmi di essermi data a voi, quasi che voi foste stato la vittima d'un mio capriccio di femmina pervertita. Ma che altro devo dire? Che altro devo io sopportare? Che altro deve accadere affinchè voi mi facciate la grazia di concedermi, incondizionatamente, la liberazione?
(parlandole dappresso con un accento sinistro) Sicchè, vi pesa molto la catena che ci unisce?
A voi non mi unisce nessuna catena.
Ma quale liberazione invochereste se non ci fosse un legame tra voi e me?
Tra voi e me c'è il fantasma del passato; ma un legame, certamente no!
(penetrante, sorvegliando tutti i moti dell'animo di lei) Ed è questa la verità?
Sì, questa è la verità.
E ne siete così ben sicura voi, che della verità dite d'avere il culto e l'istinto?
(difendendosi) Ne sono sicura, perchè non c'è nulla che leghi assolutamente tra loro un uomo e una donna!
Neanche… un figlio?
(con un groppo alla gola) … Neanche!
(avvicinandosi molto a lei, a bassa voce, acutamente) È la vostra ultima parola?
L'ultima.
(afferrandole un polso) Ah no! È giunta l'ora in cui voi dovete rendermi conto di qualche cosa!
Badate che siete in casa mia!
Ma non per questo io soffocherò il grido dei miei diritti!
(svincolandosi) Non c'è alcun diritto che voi possiate esercitare su quanto non appartiene che a me!
Io vi assicuro di sì!
Io vi assicuro di no!
(con violenza minacciosa) Questo è ciò che vedremo!