(è lontanissimo da lei, in un canto della stanza, nel suo atteggiamento di sognatore.)
(siede.) (Un silenzio.) E voi?
Io… deploro!
(schiettamente curiosa) Che deplorate?
Quello che qui accade.
È strano! A me pare che non accada proprio niente.
(serafico) Non siete voi, Anna, la farfalla intorno a cui scherzano dei bambini più o meno insidiosi?
(un po' imitandolo) E non siete voi, Giuliano, uno dei bambini più o meno insidiosi che scherzano intorno a questa farfalla?
Oh, no!.. Io la guardo! Io l'ammiro!.. Ma la mia mano non oserebbe mai di ghermire quelle ali agitate vertiginosamente da una così gentile inconscienza.
Mai?!
Mai! (Siede.)
(risatina) Converrete che c'è del metodo in tutto questo.
Attribuireste voi a me, come agli altri, un volgare calcolo… maschile?!
Volgare, non so; ma, via, maschile… credo di sì.
(con accento drammatico) Quale inganno è il vostro!!
(di scatto) Cosa?!
Anch'io, è vero, sono vissuto nella corruzione. Anch'io sono stato vittima dell'abbrutimento che col pretesto degli istinti… coinvolge l'umanità!.. Ma quando ho conosciuto voi, creatura eletta, minacciata dalla corrente malefica, io ho avuta nausea di me stesso. La mente mia ha concepito la salvezza di un affetto inestinguibile; e ha visto, luminosa, la possibilità di eliminare l'errore, di sollevarsi dal fango e di correggere perfino i così detti istinti…
(spalancando tanto d'occhi) Ah?!
E d'allora in poi, Anna, il miraggio della mia vita si è elevato; e, vagheggiando le estasi purissime delle anime che s'incontrano all'infinito, io non ho desiderato che il godimento di un amore perfetto, casto, immateriale!..
(lo guarda, sorpresa, attonita. Indi, dissimulando nell'ammirazione uno strano dubbio) E… ditemi: sono certamente io… la sola donna che vi abbia ispirato un amore… di questa specie?
La sola!!!
(con orgoglio entusiastico foderato d'ironia) È una grande sodisfazione! (Pausa. Poi, con burlesca volubilità, alzandosi) E se per caso fossi stata vostra moglie?
(imbarazzatissimo) Non mi sono mai permesso di rivolgermi una simile domanda.
Ah, già! Dimenticavo che, dati i vostri ideali, non ci sono più mogli… e, soprattutto, poi, non ci sono più mariti. (Sospirando) Io, invece, sono molto maritata! (Risatina) Perchè le mogli separate dai loro mariti possono sentirsi più maritate delle altre?
(confuso) Marchesa… come volete che lo sappia io!?
Avete ragione! Nondimeno, il perchè è così semplice! Un marito, anche se intrinsecamente abbominevole, stando lontano, vale sempre più di quanto varrebbe se stesse vicino. Sono due anni che mio marito… è separato da me. Da questo punto di vista, io comincio a sentirmi maritatissima!
(dopo una reticenza) Lo amate?
(contraffacendolo) Lo amavo! (Un silenzio. Poi, ride un po') Ah ah! (Mutando di nuovo e sedendo)Vi compiacereste di darmi dei chiarimenti?
Su che?
Sulla… «correzione degli istinti»?
Volentieri. (Pausa) Avete voi letto Tolstoi della prima maniera?
Io ho letto… per esempio, Nanà, di Zola…
Ma non è precisamente lo stesso!
Be', che dice il vostro Tolstoi della prima maniera?
Ecco… (Fruga nelle saccocce e ne cava parecchi libri.)
Lo avete sempre in tasca?
Sempre! È uno dei miei compagni prediletti. (Sceglie uno dei libri, lo apre e lo dà ad Anna, mostrandole una pagina) Leggete qui. (Soavemente)È modernissimo!
(dopo aver letto un po') Uh! Guarda guarda guarda!.. Voi, per amarmi così sublimemente, non mangiate che erba?!
Non vi fermate a certi particolari, vi prego.
E con questa igiene voi siete sicuro… delle estasi purissime?!
(sorridendo con tristezza) Comprendo! A voi sembra che la facilità con cui io mi lascio andare a queste conversazioni intime (con disgusto) sia, per lo meno, un avanzo del materialismo comune. Ebbene, io vi mostrerò che so e posso trionfarne. (Con energia) Da solo a sola con voi, Anna, io non mi troverò… mai più!
(con latente stupefazione) Me lo promettete?..
(con gravità) Ve lo prometto!
(con lieve trasparenza comica) Siete immenso!..
Grazie!
Non c'è di che.
Ed ora, (alzandosi) se non m'inganno, ci siamo detto tutto!
E sfido io! Che altro ci potremmo dire?!
Arrivederci…
Arrivederci…
Ma… (fa un gesto complicatissimo e solenne ricordante la risoluzione presa.)
(imitando caricatamente il gesto di lui) Oh… siamo intesi!..
(assorto, si allontana. Presso la porta, si trova a faccia a faccia con Salvetti: ne ha un soprassalto di fastidio, ed esce fuggendo.)
Sono di troppo?
Ma che «di troppo»! Non vedete che se ne va?
(restando sulla soglia) Io ritengo di essere di troppo appunto quando non c'è nessun altro.
Quando non c'è nessun altro dovreste piuttosto ritenere di non essere… sufficiente. Avanti, avanti! (Mettendosi con cura il cappellino) Io aspetto ansiosamente questi cavalli e questi cavalieri. Ben presto vi lascerò. Non abbiate soggezione di me. Sdraiatevi in una seggiola a bracciuoli, leggete i vostri giornali, fate il vostro chilo comodamente…
Per obbedirvi… (Siede in una poltrona presso il tavolino e sceglie qualche giornale.)
Del resto, la vostra colazione, è durata pochino. (Dopo aver messo il cappellino incomincerà ad infilare i guanti.)
Come il vostro colloquio con Giuliano.
Preciso.
(con gli occhi sul giornale) Una bistecca e un po' di frutta: ecco la mia colazione.
Un po' di frutta, senza la bistecca: ecco il mio colloquio. Mi do anch'io all'erba!..
Lo avete… bocciato?
Chi?
Giuliano.
Non l'ho neppure esaminato.
Sicchè, è soppresso.
Perchè sopprimerlo? È un gentile giovane.
Certo.
Alquanto… vaporoso. (Fa lo stesso gesto complicato che ha fatto dianzi.)
Spiritualista e vegetariano.
(sincera) Quel che c'è di più moderno, sapete.
E chi lo nega? Molto moderno, e quindi niente affatto… esigente.
Ah, questo sì!
Compiango lui e compiango anche voi.
Credete che per una donna sia così penoso l'essere saggia?
Credo solamente che sia meno penoso il non esserlo.
(dopo una pausa) Dottore…
(leggendo) Marchesa?
Disturbo?
Anzi.
(avvicinandosi con amichevole dimestichezza) In confidenza… secondo voi, chi è che potrebbe farmi oltrepassare i confini della saggezza?
(subito) Chiunque.
(offesa) Come?!
Lasciatemi finire. Chiunque… sapesse chiedere… nel momento propizio.
(allontanandosi stizzita) Eccoci alle solite insolenze!
«Pulsate, et aperietur vobis» scrisse uno che se ne intendeva.
Non capisco di latino!
Sono io qui apposta per tradurvelo. «Picchiate e vi sarà aperto». La condizione del «momento propizio» non c'è nel testo; ma… oh Dio!.. si legge tra le linee. (Alzandosi) E io vi dimostrerò che…
(interrompendolo esasperata) Basta! Basta! Basta! Non mi irritate di più. Coi vostri quarant'anni suonati, dovreste giudicarmi meno superficialmente. Le condizioni speciali della mia vita non possono escludere, è vero, la probabilità, vicina o lontana, d'una dedizione; ma da questo a quello che dite voi, ci corre! ci corre!
Io dico lo stesso in sostanza, perchè tutte le donne, quando stanno per cadere, credono in buonissima fede di trovarsi nelle condizioni speciali che non solo giustificano ma esigono la caduta. E penso io forse che esse abbiano torto? Oibò! Io non faccio che applicare a voi una legge naturale, comune a tutta la femminilità militante: – «non sono veramente sagge che le donne a cui non si chiede niente».
(scattando) Badate, però, che possono essere sagge, malgrado loro, anche quelle a cui si chiede troppo!
Io vi auguro che s'indovini sempre la misura giusta della richiesta.
Ed io auguro a voi che s'indovini sempre la misura giusta del rifiuto! (Presa dalla rabbia) Siete un impertinente!.. Siete disgustevole!.. Siete insopportabile! Siete mostruoso! (Batte a terra i piedi d'una seggiola, e poi vi siede. – Una lagrimuccia spunta nei suoi occhi.)
(sorridendo sotto i baffi) Calmatevi, via, ve ne prego, calmatevi…: tanto più che (guardando alla finestra) sta per arrivare il conte… in un magnifico costume di occasione.
Io ho bisogno di graffiare qualcuno!
Profittate di me, marchesa, perchè, col conte, non c'è da cavarsi di questi capricci. Quello lì è troppo ben fatto: si guarda e non si tocca!
(in un pretto costume di sportsman, entrando elegante e brioso) Marchesa, le cavalcature sono pronte.
(bisbetica) Finalmente! Di chi vi siete occupato, sinora? Della vostra toilette? Credevo che non veniste più. Non mi direte, spero, che il fare aspettare una signora sia «molto chic!»
(confuso) Marchesa…
Il vostro braccio, subito!
(senza badare a Dionigi e senza metterglisi al braccio, si rivolge al dottore, seccamente:) È deciso dunque che non ci venite?
Ne sono dolente, ma è proprio deciso.
È permesso di saperne almeno la ragione?
È una ragione… pedestre: non so andare a cavallo.
Imparerete.
Troppo tardi!
Cascherete.
Ah!.. Troppo presto!
(a Dionigi) Conte, il vostro braccio…
Sono qui a offrirvelo, marchesa…
(mettendoglisi a braccetto con violenza e quasi trascinandolo via) Diventate scortese anche voi!
Io?!
Mi dareste una smentita?!
No!
Una smentita a me? A me?!
Ho detto di no, ho detto di no.
(segue con lo sguardo, sempre un po' sorridendo, Anna e Dionigi. Siede di nuovo presso il tavolino, borbottando:) Alla vedetta, dottore, alla vedetta!.. (Riflette un poco. Riprende il giornale.)
(Giunge di lontano un brusio. Sono le voci confuse di Rivoli, Albenga, D'Alma, Dionigi. Poi si distinguono alcune parole loro e i lamenti di Anna.)
Incredibile! Incredibile!
Ma non così, vi prego, non così!
Andiamo adagio, santi numi!
Voi, Rivoli, non potete!.. Lasciatela tutta a noi…
(dolorosamente) Ahi ahi ahi ahi ahi!
(tra sè) Ma che cos'è? Questi sono lamenti della marchesa! (Corre verso la porta comune e si ferma spaventato) Oh, diavolo!
(Entrano Rivoli, Albenga, Dionigi, D'Alma, trasportando Annna, che ha gli occhi socchiusi e agita un po' le braccia stringendo in una mano la frusta.)
Qui, qui, su questa poltrona…
(che sostiene il maggior peso) Io non ne posso più!
Assolutamente incredibile!
(Adagiano Anna sopra una poltrona. – Agitazione generale.)
(mettendosi una mano sulla schiena e lasciandosi cadere su una sedia) Sono morto!
Un po' d'acqua!.. Ella sviene!
Meglio un po' d'aceto!..
(cavando di tasca una boccettina) Questa è una bottiglia di smelling salts. Eccellente!
(lamentandosi) No… non voglio nulla… non voglio nulla… Ahi ahi ahi ahi ahi!
(con urgenza) Ma si può sapere sì o no che è accaduto?
Pare che Lady Florence le abbia tirato un calcio degno di un mulo.
È orribile!
Ed è stranissimo!..
(tenendo sollevato un piedino) Ahi ahi ahi ahi!
Marchesa… marchesa… Dove siete stata colpita?
(lamentosamente) Giù… giù…
Al piede, eh?.. Dite, marchesa: al piede?
(con un fil di voce) No… non precisamente al piede…
(sconcertatissimo) Non precisamente al piede?!
(sconcertatissimi) Non precisamente al piede?!!
E come si fa?!
Ahi ahi ahi ahi! Che spasimo!
Del resto, ella soffre, e io debbo compiere il mio dovere!
Mi meraviglio di voi!
Non sarebbe di buon gusto, dottore!
Sarebbe una mancanza di riguardo!
Ma voi siete matti! I medici non hanno occhi!
Questo è vero!
Dottore, pregateli voi di allontanarsi…
Avete udito? A ogni minuto che passa il suo stato si aggrava!.. Via! Via tutti! Ve lo chiedo in grazia! Ve lo comando!
(mormorando, si allontanano mal volentieri e vanno nella stanza attigua, in fondo.)
(vivamente preoccupato, chiude la porta e torna ad Anna, premuroso.)
(a un tratto, salta in piedi graziosamente.)
(trasecolato) Eh?!
Sss… Silenzio.
E lo spasimo?
Niente spasimo! Ho voluto mandare a monte la gita senza far capire che non ne avevo più voglia.
E il calcio di Lady Florence?
L'ho inventato io nel momento in cui nessuno mi guardava.
Eppure, questa gita l'avevate proposta voi. Vi ci sareste divertita!
Mi annoiavo di divertirmi, ecco. E tutto per colpa vostra. Solamente voi avete l'abilità di mettere i miei nervi in agitazione.
(dissimulando la compiacenza) Me ne dispiace molto, e se potessi rimediare…
Parlate piano, e aiutatemi, almeno, ad accreditare la menzogna.
Va bene, ma io sospetto che quei curiosi stiano a spiare dietro l'uscio…
Andate un po' a guardare dal buco della serratura…
(sulla punta dei piedi, va in fondo, esclamando a voce alta:) Oh, povera marchesa! Povera marchesa! (E guarda dal buco della serratura.)
(frattanto, si lamenta) Ahi ahi ahi ahi!
Il nemico è lontano. Ma per maggiore precauzione… (Tira le tendine sull'uscio.)
No, no: che fate?
I buchi… sono i traditori della scienza! (Ritornando a lei) Ora potete essere sicura che il segreto professionale non escirà da questa camera.
Di quanto tempo avreste bisogno per compiere il vostro dovere, se veramente io avessi ricevuto il calcio?
Di due o tre ore.
Che esagerazione!
Facciamo… un'ora e mezzo.
Ma che dite! Voglio sbrigarmi, io.
Non posso mostrare di essere così frettoloso nell'esercizio delle mie funzioni.
Dieci minuti, e non più! Per un dottore di vaglia come voi, dovrebbero bastare.
(rassegnato, con intenzione significativa) E basteranno!
(disinvolta, senza sottintesi e senza preoccupazioni)Come impiegheremo noi questi dieci minuti?
(si guarda attorno per un moto istintivo, e poi le si avvicina, tormentandosi i baffi nervosamente)Come li impiegheremo?.. Non sarebbe il caso di cominciare… il tentativo di quella famosa cura, di cui voi, sinora, non mi avete creduto capace?
(sorpresa, costernata e severa, indietreggiando un po') Che cosa vi salta in mente, dottore?
(con voce stranamente commossa) Marchesa, perchè turbarvi così?.. Di che temete? (Le si accosta di più, guardandola tutta) Di che temete?
Io non temo di nulla… Ma desidero di chiamare i vostri amici…
Voi non lo farete… Sarebbe un'imprudenza grave. Sarebbe la denunzia della vostra finzione; e questa finzione sarebbe poi per me una réclame, che non è certamente ciò che vi sta più a cuore.
(presa dal panico) Sì, ma il vostro contegno… la vostra voce… i vostri sguardi… le vostre parole… Insomma, dottore, o la smettete… o io li chiamo!
È una minaccia legittima, lo so. Ma se io da questa minaccia mi lasciassi disarmare, (accalorandosi)voi, mia bella ammalata, di qui a poco mi dareste forse del collegiale, e a chi si è dato del collegiale non c'è più niente da dare… nè di peggio, nè di meglio!..
(quasi tremante) Dottore, non fate lo sciocco, e non insistete…
Io insisto, marchesa, perchè questa è la crisi. È la crisi! I dieci minuti volano… (Accalorandosi maggiormente) Voi siete incantevole… Voi siete irresistibile… E io, per non avere scrupoli di coscienza (si slancia come per afferrarla), voglio giuocare tutto per tutto!
(furibonda, colpendolo con la frusta) E avete tutto perduto anche prima di giuocare!
Ahi! (Si tocca il braccio colpito.)
(chiamando vivissimamente) Rivoli, Albenga, Dionigi, Giuliano! Venite, venite subito!.. Venite tutti!
(tra sè, mordendosi le dita) Mi sono sbagliato!