Per vedere coi miei occhi sino a qual punto sareste stato una canaglia, mio dilettissimo fidanzato! Agguato per agguato, tranello per tranello, trappola per trappola!
(in preda allo sgomento e con l'urgenza di scampare a ulteriori smacchi, le porge l'over-coat.) Andiamo via! Se resto un minuto di più in questa camera, mi parrà sul serio d'aver fatta la carriera del più inesperto dei topolini!
(scoppiando a ridere) Ah ah ah ah! Che gusto! Che gusto!..
(aiutandola a infilare l'over-coat) Sicuro! «Che gusto!»… Lo so che vi siete divertita un mondo, ma, fra tre mesi, se Dio vuole, favorirete d'essere mia moglie, e, allora, comincerò a divertirmi io! Che gusto! Che gusto!
Ve lo auguro!
Santi numi del paradiso, non ne ho imbroccata una!
Il fato greco!!!
Andiamo, andiamo, andiamo, andiamo, andiamo, andiamo… andiamo… (E così dicendo, si calca in testa il berretto, raccoglie con rapidità il bastone, la spolverina, i due nécessaires, e apre l'uscio in fondo.)
(continua a ridere, a ridere, e, quando lui è sulla soglia, gli fa:) Eh, no!.. Un momento!..
(come atterrito, torna indietro e si ferma presso lo stipite) Che altro c'è?!
(lenta) Dimenticate che la porta dell'albergo è chiusa… e che voi… non ne avete la chiave.
(mortificatissimo di dover confessare una impostura di più, s'impappina di nuovo) Evidentemente, non l'ho;… ma…
(rifacendolo) Ma…
… Si potrebbe…
Si potrebbe…
… Chi sa!..
Chi sa!..
… Si potrebbe…
Si potrebbe… (Avviandosi con molta pacatezza verso la toeletta) Si potrebbe… cercarla… per esempio… sotto… la tovaglia di questa toletta. (Ficca la mano sotto la tovaglia, ne tira fuori la grossa chiave, e la mostra in alto, a Ugo, trionfalmente.) Eccola qua!
(attonito, accenna di sì con un reiterato tentennare del capo, a guisa d'un fantoccio.)
(si avvia, flemmatica, verso la porta in fondo, passa davanti a Ugo, e trincia l'aria con un solenne gesto di comando, tenendo sempre in alto la chiave, che quasi gli tocca la punta del naso.) Seguitemi… topolino! (Esce, svoltando alla destra del corridoio.)
(leva le mani ingombre in atto di comica imprecazione e si avanza, quasi impetuoso, verso il pubblico, come per sfogarsi) Non ne ho imbroccata una!
(dal lato sinistro del corridoio è entrata di botto coi suoi passettini più veloci del solito, coi suoi gestini giapponesi. Dà di muso nelle spalle di Ugo e, avendone udito lo sfogo, gli grida dietro, nel tono più acuto della sua vocetta:) Capisco capisco!
Vada all'inferno, lei! (E via, di corsa.)
(seguendolo frettolosamente) Capisco capisco! Buona fortuna buona fortuna! Buona fortuna buona fortuna!..
Una ridente camera maritale, in cui campeggia una eleganza fresca e festevole. La tappezzeria ha tinte chiare e luminose che sembrano conferite dalle carezze del sole. I mobili son di piccole dimensioni, semplici e civettuoli. Fra i mobili, una toeletta, che è come al posto di quella ch'era nella camera del rustico albergo. I fiori e i ninnoli frastagliano qua e là l'ambiente e ne accrescono la gaia gentilezza.
Il letto è in un'alcova che s'apre nella parete in fondo.
Una porta alla parete sinistra, una gran finestra alla parete opposta.
(con in mano una piccola valigia, entra quasi di corsa, precedendo Elena) Avanti, avanti, avanti la sposa! (Lascia cadere sopra una sedia il suo cappello a cilindro, in un angolo la valigia, e torna a lei.) Di': ti piace, ti piace il nostro nido?
(vestita con perfetta eleganza, è tutta raggiante di sorrisi. La sua voce argentina trilla di festosità.) Una casetta deliziosa! Una casetta incantevole! Il mio sogno! Il mio ideale!
Mi sono industriato a interpretare i tuoi gusti, a prevenire le tue esigenze di donna squisita.
Sei stato molto gentile!
E, soprattutto, mi sono ricordato delle parole graziose che mi hai tante volte ripetute durante il nostro fidanzamento: «Desidero un vero nido di sposini, desidero averne l'impressione d'una vita che comincia.» E, difatti, qui tutto sorride, tutto è giovane. Forse, un po' troppo più giovane di me; ma non certo più giovane di te.
Più giovane di me, no, perchè, mezz'ora fa, io ho lasciato sui gradini dell'altare una diecina dei miei anni. Quando quel bravo omino del sacerdote ha benedetta la nostra unione, mi sono sentita ringiovanire.
(infervorato) Io ho avuta la medesima sensazione.
E, anche, ho ritrovata in me… tutta la purezza di un tempo. Nulla di più adatto al mio stato d'animo che l'ambiente di questa cameretta dai colori tenui, piena d'aria, piena di luce, con quel cantuccio appartato (indicando l'alcova) che pare protetto dalla penombra discreta.
(aprendo la finestra) E tutto questo, sul mare di Posilipo. Guarda!
(sporgendo il capo) Che bellezza!
Le sirene tue colleghe ti saluteranno ogni mattina dal loro letto d'alghe…
E m'invidieranno d'avere un marito.
T'invidieranno i fascini con cui tu hai saputo mutare in marito… uno scoglio come me.
(con delicata birichineria) Eh, mio caro, o mutarlo in marito o scansarlo per non rompermi il muso!
Tu hai compiuto il miracolo, ed eccomi in regola col settimo sacramento nel più legittimo dei domicili coniugali.
(con un senso di sollievo – togliendosi i guanti e il cappello) Che differenza dall'albergaccio equivoco di quella notte famosa!
Lo credo bene, io!
Qui non c'è pericolo di tranelli, non c'è pericolo di trabocchetti…
E non c'è nemmeno pericolo che tu mi metta alla porta.
No!.. (Con reticenza, arrossendo) Qui, al più al più… con la massima gentilezza… potrei pregarti di…
Ti prevengo che per nessuna ragione al mondo io mi allontanerò dal mio posto!
Pochi minuti soltanto… Tu stesso mi ringrazierai ch'io l'abbia voluto.
Ma quali complicazioni sorgono?.. Io mi ribello energicamente all'idea di una qualunque dilazione!
Fai male! Fai molto male! (Siede, imbronciata.)
(accostandosi a lei e carezzandola con costretta riservatezza) Un po' di logica, Elena mia! Un po' di buon senso! Io sono il povero assetato che sta per giungere alla fontana dopo un lungo cammino sotto il sole ardente, e tu vorresti che io mi fermassi?..
(alzandosi come per scostarsi con garbo) Non capisci mai niente, tu!
(trattenendola per le mani) E tu, che capisci? Di': che capisci?.. Mi sono rassegnato finora a non avere da te neppure un bacio…
Un bacio, va bene, te lo do. Te lo do subito, anzi! (Liberando le mani e ritraendole) Ma tu, tranquillo! Faccio io.
Vediamo quello che fai.
(gli prende a un tratto il capo e gli scocca un bacio dove càpita, cioè sul naso.) Fatto!
Fatto, che cosa?!
Ti ho dato un bacio.
Sul naso?!
Per isbaglio. Volevo dartelo sugli occhi.
O sul naso o sugli occhi, non c'è da stare allegri. Ma, adesso, bada che faccio io…
(sfuggendogli come impaurita) No, Ugo… Aspetta…
(ridendo nervoso) È inutile che tu cerchi di sfuggirmi, sai!.. Mi avvalgo dei miei privilegi!.. Sono tuo marito, e ti prendo…
Non ancora, te ne prego… Devo prima dirti tante cose!.. Tante! Tante! Tante!..
Mi dirai tutto ciò che vuoi, ma me lo dirai dopo. (La raggiunge e la ghermisce.)
(difendendosi dalla stretta di lui e, più, dalla propria sensibilità che la tradisce)… Con una moglie non si ricorre alla violenza!.. Io mi oppongo! Io mi oppongo! Io mi oppongo!
(lasciandola con un impeto di fastidio) Parola d'onore, se tutte le donne fossero come te, non ci sarebbe nulla di più mortificante che l'essere nato uomo!
(gettandosi sopra una sedia, con una specie d'angoscia infantile) Sì, sei mio marito, sei mio marito, ma tu mostri chiaramente che di tua moglie non vuoi fare che la tua amante.
Dovresti ammirarmi. Tutti si pigliano per amante la moglie degli altri, io voglio pigliarmi per amante la mia: rappresento una nobile eccezione, perbacco!
Ed io, ingenua, che ho tanto combattuto per essere da te amata come so di meritare! La tua impazienza è quella di chi non sente altro che un desiderio!
Non ti ho mai lasciato credere di adottare il tuo catechismo d'idealista. Diventando mia moglie, tu non ignoravi che per me l'amore è una cosa molto semplice.
(con una smorfia di rabbioso disgusto) Come tra i bruti, non è vero?
Poveri bruti! Sono tanto più sinceri di noi!
(disdegnosamente) E sta benissimo! Mi arrendo. Avrei voluto che oggi tu mi conoscessi completamente prima che io fossi completamente tua, ma… te ne manca il tempo. Hai fretta! Eccomi qua. (A questo punto, ella comincia un nuovo gioco, del quale si compiacerà, tra sè, a mano a mano che ne andrà notando l'ottimo risultato. – Assume, dunque, un contegno doloroso e si rivolge a lui con una enfasi di deplorazione.) Ricòrdati, però, ricòrdati… che proprio tu mi hai impedito di ascoltare la voce della mia coscienza!
(impuntando) Come c'entra la voce della tua coscienza?!
C'entra. Non sono una cinica, io. Mi fa pena che tu t'illuda troppo sul mio conto. (In tono drammaticissimo) Che ne sai, tu, povero Ugo, del mio passato? Che ne sai?.. Le informazioni di cui ti accontentasti quando mi facevi la corte erano così vaghe, così sommarie!..
(stranamente impressionato) Io penso che non ci sia nessuna macchia nel tuo passato. Mi hai tanto afflitto con la tua rispettabilità!
Una macchia, precisamente, no; ma… (China il capo in atto di compunzione.)
Abbassi la fronte?! (Si alza e le si accosta fissandola.)
Non fantasticare, adesso. Potresti sospettar peggio di quello che è.
Dimmi di che si tratta se temi ch'io sospetti peggio.
Te lo dirò… dopo, come tu avevi stabilito.
(diventando austero ed energico) Ma no, mia cara! Mi hai messo un gran fastidio addosso e me ne voglio liberare al più presto possibile! Perchè non erano sufficienti le informazioni di cui mi accontentai? Sentiamo! (Le siede accanto.) Io seppi, in sostanza, che eri vedova e che tuo marito ti aveva sbarazzata, motu proprio, della sua presenza. Aggiungi quel che devi aggiungere, rettifica quel che devi rettificare.
(mostrandosi tutta confusa e spaurita)… Io… ero vedova, sì… ma un po' meno vedova di come tu credesti.
Un po' meno vedova?!.. Che diamine significa questo?
Mi esprimo come posso… Compatiscimi… Sono confessioni difficili a farsi.
Io ho visto con i miei occhi l'attestato di morte di tuo marito. Era un attestato falso?
No.
Era falso il marito?
Neppure.
Dunque, tu eri perfettamente vedova. La vedova è quella donna che ha un marito morto. Non c'è da sbagliarsi.
(con un'aria di penitente al confessionale)… Per il registro dello Stato Civile, così è; ma… per la coscienza…
E dàgli con la coscienza!
(cercando e smozzicando le parole) Quando una vedova… non si rassegna… al vuoto della sua esistenza…
(sbarra gli occhi.) A questo vuoto, tu non ti rassegnasti?!
Non potetti.
E che facesti?!
Lo colmai…
Con che?!!
Lo colmai con…
(incalzando tragicamente) Con un amante?!..
No.
Be', allora, sono tranquillo.
Con due amanti. Uno dopo l'altro, spieghiamoci. Mica tutti e due insieme.
(scattando in piedi con furore) Ti sei regalati due amanti e con me ti atteggiavi a Lucrezia romana e a casta Susanna?!
Te, ti volevo per marito, lo sai.
Ed hai aspettato di essere mia moglie per confessarmi quello che il più rudimentale dei doveri t'imponeva di confessarmi almeno quando ti promisi di sposarti?!
La mia confessione ti avrebbe fatto mandare a monte il matrimonio e io ne sarei stata inconsolabile.
Nulla giustifica il cumulo delle tue menzogne! Mi hai mentito senza un'ombra di pudore. Mi hai mentito sempre. Mi hai mentito fino a poco fa, e forse mi mentisci ancora! Di', di': quanti furono realmente i tuoi amanti?
Due! Due!.. Non più di due.
(con severità imperiosa) Giuralo!
(si affretta a mettersi una mano sul petto per significare la solennità del giuramento.)
Chi fu il primo? Chi fu il secondo? Com'erano? Che professione avevano? Voglio essere informato dei più minuti particolari. Non tollero omissioni! Parla!
(ha la voce tremula) Il primo fu… fu… fu…
Un medico? Un banchiere? Un avvocato? Un notaio? Un militare?
(subito) Un militare.
Ah ah!.. Un tenentino?
No… Cioè… Non ricordo se era tenente o capitano.
Non ricordi se era tenente o capitano un uomo che hai avuto per amante!?
Non ricordo bene il numero dei giri al berretto. Ma, già, un giro di più, un giro di meno…
Non muta nulla, questo s'intende.
Proprio nulla.
(con austerità crescente) Il suo nome?
Il nome, abbi pazienza, non te lo dico. Vuoi che comprometta un uffiziale dell'Esercito? Sarebbe un'indegnità!
Basta così! Poche parole! Com'era? Com'era? Che figura aveva?
(in un misto di pudibonda contrizione e di vago compiacimento) Una bella figura. Alto, imponente, marziale…
Vergogna!
Non è colpa mia se era marziale… Apparteneva ai granatieri. Non poteva essere un fuscellino.
(ha un sogghigno di rabbioso disprezzo) Mi par di vederlo, quel soldataccio!.. Due metri di altezza…
(con un mite gesto analogo) Sì, su per giù…
Un torace quadrato…
È vero: (con un mite gesto analogo) quadrato come un armadio…
Due enormi baffi ispidi…
È vero, è vero: mi pungicavano anche un pochino il viso…
E una capigliatura più ispida dei baffi!
No. Questo, no. Capigliatura, niente.
Era calvo?!
(accennando la forma del cranio) Come l'avorio.
Un granatiere calvo è per lo meno un granatiere goffo. È per lo meno un granatiere da cartolina illustrata!
(con estrema umiltà) Io colmavo il vuoto della mia esistenza, e perciò chiudevo un po' gli occhi…
(furibondo) Una donna che si rispetta non chiude mai gli occhi… quando colma il vuoto della propria esistenza!.. Ma come si fa, domando io, a scegliersi per amante un bestione di quel genere?
(sempre con umiltà, indicando un po' Ugo) Noi povere donne non possiamo scegliere che fra i bestioni da cui siamo scelte…
Basta così! Poche parole! (Si agita dentro. Freme di collera. Tormenta il nodo della cravatta.) Parlami del secondo amante.
(trepidante) Un tipo tutto diverso. (Abbassando gradatamente la mano spianata, con la palma verso il suolo) Piccino…: – piccino, piccino, piccino.
Un nano?!
Piccino come può essere un uomo che non sia un nano.
Ho capito. (Digrignando i denti e scandendo le sillabe) Un ca-val-leg-gerino!
No. Il secondo non era nell'esercito. Era… nella politica. Deputato.
(prorompendo in una risata nervosamente rumorosa) Ah ah ah ah!.. Questo, poi, mi diverte molto!
Perchè?
Mi diverte! Mi esilara! Il perchè non lo so, ma un deputato che fa all'amore mi pare divertentissimo! (Continuando a sghignazzare) Ah ah ah ah!.. Spero che il nome dell'onorevole (col gesto indica l'altezza d'un pigmeo) che ti rapì al granatiere (col gesto indica l'altezza d'un gigante) vorrai bene offrirlo alla mia letizia!
(come dinanzi a un pericolo) Fossi matta!
Io devo cavarmi il gusto di ridere sulla punta del suo naso!
Per carità! Che ti salta in mente? Quello è un uomo che, da un momento all'altro, può essere Ministro delle Poste e Telegrafi!
(eccitandosi) Tu vuoi tacermi anche il nome dell'onorevole? Ma ti avverto che a qualunque costo io te lo pesco, questo scroccatore di voti elettorali! Te lo pesco come un gambero, e ne farò il mio giocattolo! «Piccino piccino piccino»? Lo cercherò fra i deputati rachitici!
Potresti sbagliarti… Ce ne sono tanti!
Non mi sbaglierò, ti dico. Vedrai che non mi sbaglierò! (Interrogandola ancora, violentemente) Dove sedeva costui all'epoca tua?
Dovunque.
(le grida sul viso) Io ti domando dove sedeva in Parlamento!
(trema) In Parlamento, egli non sedeva mai.
Stava sempre in piedi?
Non ci sedeva perchè non ci andava.
Era perennemente appiccicato alla tua gonna, non è vero?
Sì…
(sbraita come un forsennato) Buffone! Buffone!
(levandosi e indietreggiando) Ugo mio, tu eccedi… Mi fai paura! Mi metti i brividi!.. Io dovevo aspettarmi dei rimproveri, sì, ma non avrei mai potuto immaginare che tu ti adirassi fino a questo punto… per alcuni episodi della mia vita trascorsa. Essi non possono in alcun modo pregiudicare la nostra unione. Oggi son qui per te, solo per te, tutta per te. Vuoi guastarti la felicità di questo giorno in cui stai per raccogliere il frutto di ciò che con tanta pazienza hai seminato?