(scattando in piedi con un impeto inconsiderato) No! No! No! No!..
(entrando dal fondo, frettolosamente, col cappello in testa e le braccia protese verso la moglie:) Un abbraccio e un bacio a tutta velocità. (Vedendo Laurina, si toglie il cappello e si ferma, seccato.) Oh, perdoni…
(immediatamente alzandosi) Io sono…
La… la… la baronessa Corbari.
Appunto!.. la baronessa Corbari.
(a Valeria) Una visita per te?..
(animandosi per una imperiosa necessità) No… la baronessa Corbari era venuta, veramente, per consultarti…
(parlando con disordine e con fluidissima rapidità) Me ne duole, baronessa. Me ne duole. Me ne duole. Il mio domestico – già, quello lì è un ebete! – avrebbe dovuto dirle che io non ammetto d'essere consultato nel mio domicilio in ore che non siano quelle da me stabilite. Se sono qui in questo momento, non ci sono mica per essere consultato. Ci sono perchè, sempre che l'ospedale mi concede un attimo di libertà, io corro a vedere mia moglie. Due pensieri occupano supremamente la mia vita: – mia moglie e il mio ospedale. Ma alla buona Valeria, purtroppo, non posso dare che qualche ritaglio di tempo. Adesso, per esempio, impossibile trattenermi a lungo. Impossibile! Impossibile! Alle quindici… (Guarda il suo orologio.)
(contemporaneamente, guarda il suo.)
(contemporaneamente, guarda il suo.)
(continuando:)… alle quindici, devo tagliare…
Una gamba.
Come lo sa?
Gliel'ho detto io, proprio per convincerla ch'era inutile sperare di consultarti oggi.
Inutile, baronessa! Inutile! Inutile! Inutile!.. Torni domani, nelle ore antimeridiane, e per oggi si rassegni. Tanto, non ha l'aria d'essere affetta da una grave malattia. Non mi pare che la sua vita sia in pericolo.
La mia no, ma… (Vorrebbe indicare Valeria.)
È molto preoccupata, molto apprensiva la baronessa…
Ho inteso: neuropatica. La malattia di tutte le belle donne. Fino a domani, non ne morrà… spero. (Licenziandola) Arrivederla, a rivederla… Non comprendo che cosa possa fare per una neuropatica un chirurgo… ma non si sa mai!.. Se ci sarà da tagliare, taglieremo… I miei rispetti, baronessa! I miei rispetti!..
Mi permetta, almeno, di darle (sogguardando Valeria e sottolineando le parole) la diagnosi scritta dal mio medico curante…
(ha una scossa.)
Potrà leggerla, potrà studiarsela, e poi, domani…
O Dio, non ci sarà nulla di astruso. Ma se lei ci tiene, me la dia.
Sulla mia parola di baronessa, la faccenda è complicata, dottore mio!.. È complicatissima!.. Vedrà che per capire di che si tratta, dovrà raccogliersi, dovrà concentrarsi…
Si sbrighi, però, baronessa! Per carità, si sbrighi!
(cerca nella sua borsetta e ne cava una busta chiusa. Consegnandola al dottore, dà un'occhiata significativa a Valeria.) Ecco qua.
(allibisce, barcolla e indietreggia di qualche passo per non farsi scorgere da suo marito.)
(intascando la busta) Sta bene. Guarderò un po'.
A domani, dunque.
A domani.
(accostandosi a Valeria) A lei, signora, tutti i miei ringraziamenti… È stata così gentile con me… Mi ha tenuto compagnia con tanta bontà… Mi ha presentata a suo marito così graziosamente… Le sono molto grata… Vorrei darle un bacio. Posso?
(si agita e sbuffa.)
(livida) Ma certo.
(le bacia ambo le guance e poi le prende il mento come a una bimba.) Che musino!.. (Allontanandosi, le getta ancora un bacio con le dita.) Ora sono contenta. (E, inchinandosi) Di nuovo, Dottore.
(alzando la voce nervosamente) Di nuovo baronessa!..
(esce dal fondo.)