Читать книгу: «Se lei vedesse», страница 2

Шрифт:

CAPITOLO DUE

Kate trascorse l’ora successiva pulendo casa, anche se l’aveva già fatto prima di uscire per le spese. Si sentiva strana a essere così in ansia all’idea che Michelle venisse a casa sua. Melissa aveva vissuto in quella casa durante gli anni delle superiori, perciò quando veniva a farle visita (non abbastanza spesso, secondo l’opinione di Kate), Kate non sentiva il bisogno che la casa fosse immacolata. Allora perché era così preoccupata di come apparisse a una bambina di due mesi?

Magari è una bizzarra specie di nidificazione da nonna, pensò grattando il lavandino del bagno… una stanza che sapeva per certo che sua nipote non avrebbe neanche visto, ancor meno usato.

Mentre risciacquava il lavandino, suonò il campanello. Fu invasa da un’euforia per la quale non era preparata. Aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro quando aprì la porta. Melissa era dall’altra parte, con Michelle sul suo seggiolino per la macchina. La bambina era addormentata, una spessa coperta avvolta intorno alle gambe.

«Ehi, mamma» disse Melissa entrando in casa. Diede una rapida occhiata in giro e alzò gli occhi al cielo. «Quanto hai pulito oggi?»

«Mi appello al quinto emendamento» disse Kate abbracciando la figlia.

Melissa sistemò il seggiolino con cautela sul pavimento e lentamente scoprì Michelle. La sollevò e la porse dolcemente a Kate. Era passata quasi un’intera settimana da quando Kate era andata a trovare Melissa e Terry, ma quando prese in braccio Michelle parve molto di più.

«Che cosa avete in progetto di fare tu e Terry stasera?» chiese Kate.

«Non molto, in realtà» disse Melissa. «Ed è questa la bellezza della cosa. Usciamo a cena e a bere qualcosa. Magari andiamo a ballare. Ah, abbiamo cambiato idea riguardo al fatto che la devi tenere per la notte, perché ci siamo accorti di non essere ancora pronti. C’è molto bisogno di sonno non interrotto, ma non riesco a starle lontana così a lungo.»

«Oh, credo di capirlo» disse Kate. «Uscite e divertitevi.»

Melissa si sfilò la borsa dei pannolini dalla spalla e la sistemò accanto al seggiolino. «Tutto quello che ti serve è qui. Tra un’ora vorrà mangiare di nuovo, e si opporrà al sonno. Terry pensa che sia una cosa carina, ma io penso che sia diabolica. Se le viene aria nella pancia, nella tasca posteriore ci sono delle gocce e…»

«Lissa… staremo bene. Ho cresciuto una figlia, sai. Ed è anche venuta fuori molto bene.»

Melissa sorrise e sorprese Kate dandole un rapido bacio sulla guancia. «Grazie, mamma. Vengo a prenderla verso le undici. È troppo tardi?»

«No, è perfetto.»

Melissa diede un’ultima occhiata alla sua bambina, un’occhiata che gonfiò il cuore di Kate. Ricordava cosa volesse dire essere una madre e provare quel sentimento interiore di amore riempirla – un amore che si traduceva nella pura volontà di fare qualsiasi cosa per assicurare che l’essere umano da te creato fosse al sicuro.

«Se ti serve qualcosa, chiamami» disse Melissa, anche se stava ancora guardando Michelle e non Kate.

«Okay. Adesso va’. Divertiti.»

Melissa finalmente si voltò e andò alla porta. Mentre la chiudeva, la piccola Michelle si svegliò tra le braccia di Kate. Rivolse alla nonna un sorriso assonnato e lasciò uscire un minuscolo sbadiglio.

«Allora, adesso che si fa?» chiese Kate.

La domanda era scherzosamente rivolta a Michelle, ma vi sentì dietro un peso che la portò a chiedersi se non si stesse semplicemente facendo una domanda retorica. Sua figlia era un’adulta adesso, con una figlia sua. E ora ecco Kate, vicina ai cinquantasei anni e con la sua prima nipotina tra le braccia. Perciò… adesso che si fa?

Pensò a quella spinta a tornare al lavoro in qualunque ruolo e, forse per la prima volta, la sentì piccola.

Persino più piccola della bambina che adesso teneva in braccio.

***

Per le otto di quella sera, Kate si stava chiedendo se Melissa e Terry non fossero riusciti a creare la bambina più educata della storia. Michelle non pianse e nemmeno si fece esigente una sola volta. Era semplicemente soddisfatta di essere tenuta in braccio. Dopo due ore tra le braccia di Kate, Michelle si appisolò. Kate la mise con attenzione al centro del suo grande letto matrimoniale e poi rimase sulla porta per un attimo a guardare sua nipote dormire.

Non era sicura di quanto tempo avesse trascorso lì quando il telefono suonò sul tavolo della cucina alle sue spalle. Dovette strappare gli occhi da Michelle ma riuscì a prendere il telefono in qualche secondo. Il suono singolo voleva dire che era un messaggio invece di una telefonata e non fu assolutamente sorpresa di vedere che si trattava di Melissa.

Come sta? chiese Melissa.

Incapace di resistere, Kate sorrise e rispose: Le ho proibito di bere più di tre birre. È uscita con un ragazzo in moto un’oretta fa. Le ho detto di tornare per le 11.

La risposta giunse veloce: Oh, non sei per niente divertente.

Lo scambio di battute la rese quasi felice quanto la bambina che dormiva nella sua camera. Dopo la morte del padre Melissa era diventata introversa – soprattutto verso Kate. Aveva dato la colpa al lavoro di Kate per la morte del padre, e anche se in seguito era giunta a capire che non era quello il caso, c’erano delle volte in cui Kate sentiva che Melissa risentiva ancora del tempo che lei aveva trascorso al bureau dopo la morte di lui. Abbastanza stranamente, però, Melissa aveva mostrato dell’interesse nel fare carriera anche lei nell’FBI… nonostante un atteggiamento men che positivo nei confronti degli eventi dell’ultimo anno riguardanti l’interruzione del pensionamento della madre.

Ancora sorridendo, Kate portò il telefono in camera e scattò una rapida foto a Michelle. La inviò a Melissa e poi, dopo averci pensato, la inviò anche ad Allen, solo che a questa aggiunse il messaggio: Fatto festa!

Si ritrovò a desiderare che fosse lì con lei. Si ritrovava a provare quel sentimento piuttosto spesso di recente. Non era tanto ingenua da pensare di amarlo, ma riusciva a vedere se stessa innamorarsi di lui se le cose avessero continuato ad andare a quella maniera. Le mancava quando non c’era e ogni volta che la baciava si sentiva di una ventina di anni più giovane.

Si ritrovò a sorridere ancora quando Allen rispose con una foto sua. Era un selfie di lui con due uomini più giovani che gli somigliavano tantissimo – i suoi figli, presumibilmente.

Mentre studiava la fotografia, il telefono le suonò tra le mani. Il nome che apparve sullo schermo le inviò una scarica di agitazione che fu incapace di fermare.

La stava chiamando il vicedirettore Vince Duran. La cosa avrebbe causato agitazione a prescindere, ma il fatto che fossero le otto di un venerdì sera innescò i campanelli d’allarme nella sua testa – campanelli d’allarme di cui le piaceva il suono.

Si prese un momento, ancora fissando Michelle, e poi rispose. «Kate Wise» disse tenendo l’entusiasmo sotto controllo.

«Wise, sono Duran. È un brutto momento?»

«Non è il migliore in assoluto, ma non fa niente» rispose. «Va tutto bene?»

«Dipende. Chiamo per vedere se saresti interessata ad accettare un caso.»

«Stiamo parlando di un vecchio caso irrisolto come abbiamo discusso?»

«No. Questo… be’, sembra proprio come uno che hai risolto piuttosto velocemente nel Novantasei. Per come stanno le cose, abbiamo quattro corpi in due diversi siti di Whip Springs, Virginia. Pare che gli omicidi siano avvenuti a non più di due giorni di distanza. In questo momento la polizia di stato della Virginia sta esaminando la scena, ma ho parlato con loro. Se vuoi il caso, è tuo. Però dovresti muoverti adesso.»

«Credo di non poterlo fare» disse. «Ho un impegno da mantenere.» Guardando Michelle fu facile dirlo. Ma quasi ogni nervo del suo corpo combatteva contro l’appena acquisito istinto di nonna.

«Be’, senti comunque le specifiche, vuoi? Le vittime sono coppie sposate, una sui cinquanta, l’altra sua sessanta. La più recente era sui cinquanta e rotti. La figlia ha scoperto i corpi oggi quando è tornata a casa dal college. Gli omicidi sono avvenuti entro trenta miglia di distanza l’uno dall’altro, uno a Whip Springs e l’altro appena fuori Roanoke.»

«Coppie? Qualche collegamento tra di loro oltre al fatto che erano coniugi?»

«Non ancora. Ma tutti e quattro i corpi sono stati feriti con armi da taglio piuttosto malamente. Il killer sta usando un coltello. È lento e metodico. Per quanto mi riguarda, tutto fa pensare che verrà colpita un’altra coppia nel giro di un paio di giorni.»

«Già, pare un serial killer all’opera» disse Kate.

Ripensò al caso del 1996 di cui aveva parlato Duran. Alla fine una pazza che aveva lavorato come tata aveva tolto la vita a tre coppie nel giro di due soli giorni. Era venuto fuori che aveva lavorato per tutte e tre le coppie in un lasso di tempo di dieci anni. Kate aveva catturato la donna quando stava per ucciderne una quarta e poi, stando alla sua testimonianza, se stessa.

Avrebbe davvero detto di no? Dopo l’intenso flashback che aveva avuto quel giorno, riusciva a rinunciare sul serio a un’altra occasione di fermare un assassino?

«Quanto tempo ho per pensarci?» chiese.

«Ti darò un’ora. Non di più. Mi serve qualcuno sulla cosa subito. E ho pensato che tu e DeMarco potreste lavorarci bene. Un’ora, Wise… il prima possibile.»

Prima che potesse dire Okay o grazie, Duran aveva messo fine alla telefonata. Generalmente era caldo e amichevole, ma quando le cose non andavano come voleva lui poteva essere molto irritabile.

Più silenziosamente che poteva, andò al letto e sedette sul bordo. Osservò Michelle dormire, il delicato sollevarsi e abbassarsi del suo petto così lento e metodico. Riusciva chiaramente a ricordare quando Melissa era così piccola, e non aveva idea di dove fosse finito il tempo. E fu lì che saltò fuori il problema: sentiva di essersi persa così tanto della sua vita di madre e moglie per via del suo lavoro, ma sentiva comunque un forte dovere nei suoi confronti. Soprattutto quando sapeva che in quel momento avrebbe potuto essere là fuori, a fare la sua parte per portare un assassino alla giustizia.

Che razza di persona sarebbe stata se avesse rifiutato l’offerta, permettendo a Duran di scegliere un altro agente che magari non aveva le stesse competenze sue?

Ma che razza di nonna e madre era se avesse chiamato Melissa per dirle di venire a prendere sua figlia prima e porre così fine alla sua serata perché l’FBI aveva richiamato?

Kate fissò Michelle per circa cinque minuti; si stese persino accanto a lei e mise la mano sul petto della bambina per sentirla respirare. E vedere quel piccolo raggio di vita, di una vita che non aveva ancora conosciuto il male che esisteva al mondo, rese la decisione più facile per Kate.

Accigliandosi per la prima volta in quella giornata, Kate prese il telefono e chiamò Melissa.

***

Una volta, quando Melissa aveva sedici anni, aveva fatto entrare di nascosto un ragazzo in camera sua a tarda notte quando Kate e Michael dormivano già. Kate si era svegliata per dei rumori (probabilmente, aveva scoperto dopo, si era trattato di un ginocchio che sbatteva contro il muro della camera di Melissa) e si era alzata per investigare. Quando aveva aperto la porta della figlia e l’aveva trovata senza maglietta con un ragazzo nel letto, lo aveva buttato giù dal letto e gli aveva urlato di andarsene.

La furia negli occhi di Melissa quella notte fu sovrastata da quella che Kate vide nello sguardo di sua figlia mentre allacciava Michelle al seggiolino della macchina alle 9:30 – solo poco più di un’ora dopo che Duran l’aveva chiamata per il caso di Roanoke.

«È un casino, mamma» disse.

«Lissa, scusami. Ma cosa diavolo dovevo fare?»

«Be’, a quel che ho capito la gente in realtà resta davvero in pensione una volta andata in pensione. Magari provaci!»

«Non è così semplice» ribatté Kate.

«Oh, lo so, mamma» disse Melissa. «Non lo è mai stato con te.»

«Così non è giusto…»

«E non credo di essere arrabbiata solo perché hai abbreviato la mia unica notte di relax. Di quello non m’importa. Non sono così egoista. A differenza di certe persone. Sono arrabbiata perché il tuo lavoro – con il quale avresti dovuto finire più di un anno fa, ricorda – continua a vincere sulla famiglia. Persino dopo tutto… dopo papà…»

«Lissa, non facciamo così.»

Melissa raccolse il seggiolino con una dolcezza che non era presente nella sua voce né nella postura del suo corpo.

«Sono d’accordo» ribatté Melissa. «Non facciamo così.»

E con quello uscì dalla porta principale, sbattendosela alle spalle.

Kate fece per prendere il pomello ma si bloccò. Che cosa aveva intenzione di fare? Avrebbe continuato il litigio fuori, in giardino? Inoltre conosceva bene Melissa. Dopo qualche giorno si sarebbe calmata e avrebbe davvero prestato ascolto alla versione della storia di Kate. Magari avrebbe persino accettato le scuse di sua madre.

Kate si sentiva una traditrice quando prese il telefono. Dopo che aveva chiamato Duran, lui l’aveva informata di aver organizzato tutto per la sua presenza sul caso comunque. Al momento aveva qualcuno della polizia di stato della Virginia pronto a vedersi con lei e DeMarco alle 4:30 del mattino giù a Whip Springs. Per quanto riguardava DeMarco, aveva lasciato Washington D.C. mezz’ora prima con una macchina dell’agenzia. Sarebbe stata a casa di Kate verso mezzanotte. Kate si accorse che avrebbe potuto tranquillamente tenere Michelle fino all’orario originariamente programmato delle undici ed evitare il confronto con Melissa. Ma non poteva rimuginarci sopra adesso.

La subitaneità di tutto quanto l’aveva colta leggermente fuori guardia. Anche se l’ultimo caso che aveva accettato era sembrato venir fuori dal nulla, almeno aveva una specie di struttura stabile. Ma era passato un po’ di tempo da quando era stata assegnata a un caso a orari del genere. Era spaventoso, ma Kate era anche davvero entusiasta – abbastanza entusiasta da essere in grado di scacciare momentaneamente nei recessi della mente la rabbia di Melissa nei suoi confronti.

Eppure, mentre riempiva una borsa in attesa dell’arrivo di DeMarco, un pensiero la colpì. Ed eccola qui – la tua capacità di mettere tutto da parte per il bene del lavoro – che in primo luogo ha causato tanti danni tra voi due.

Ma anche quel pensiero fu messo da parte.

CAPITOLO TRE

Una delle cose che Kate aveva imparato su DeMarco durante il loro ultimo caso è che era puntuale. Un tratto che le venne ricordato quando udì bussare alla porta a mezzanotte e dieci.

Non ricordo l’ultima volta che ho avuto visite così tardi, pensò. Al college, forse?

Andò alla porta, portando con sé l’unica borsa preparata. Eppure, quando aprì la porta, vide che DeMarco non aveva intenzione di precipitarsi subito sulla scena del crimine.

«A rischio di sembrare maleducata, ho davvero bisogno di usare il tuo bagno» disse DeMarco. «Tracannare due coche per restare sveglia per il viaggio è stata una brutta idea.»

Kate sorrise e si fece da parte per lasciar entrare DeMarco. Data la velocità e l’urgenza che Duran le aveva instillato durante le loro telefonate, i modi spicci di DeMarco furono il tipo di involontario sollievo comico di cui aveva bisogno. La metteva anche a suo agio sapere che persino dopo quasi due mesi di separazione lei e DeMarco stavano recuperando lo stesso livello di agio che avevano condiviso prima di lasciarsi dopo l’ultimo caso.

DeMarco uscì dal bagno qualche minuto dopo con un sorriso imbarazzato in volto.

«E buongiorno a te» disse Kate. Forse era per il consumo di caffeina, ma DeMarco non sembrava affatto esausta, apparentemente per nulla disturbata dalla tarda ora.

DeMarco guardò l’orologio da polso e annuì. «Già, immagino che sia giorno.»

«Quando ti hanno chiamata?» chiese Kate.

«Verso le otto o le nove, immagino. Sarei partita prima, ma Duran voleva essere sicuro al cento per cento che tu fossi a bordo.»

«Scusami» disse Kate. «Stavo facendo da babysitter a mia nipote per la prima volta.»

«Oh, no. Wise… che brutto. Mi spiace che ti abbia rovinato la cosa.»

Kate si strinse nelle spalle e fece un gesto con la mano come per scacciare il pensiero. «Andrà tutto bene. Pronta per andare?»

«Sì. Ho fatto qualche telefonata venendo qui mentre la cosa veniva gestita da quelli di Washington. Abbiamo in programma di vederci con uno del dipartimento di polizia di stato della Virginia alle quattro e mezza alla residenza dei Nash.»

«La residenza dei Nash?» chiese Kate.

«L’ultima coppia a essere stata uccisa.»

Partirono con lo stesso ritmo verso la porta. Mentre uscivano, Kate spense la luce del soggiorno e raccolse la borsa. La entusiasmava quello che poteva esserci davanti a lei, ma si sentiva anche come se stesse lasciando casa sua in modo piuttosto irrazionale. Dopotutto appena poche ore prima sua nipote di due mesi dormiva sul suo letto. E adesso eccola lì, in partenza per andare dritta a una scena del crimine.

Vide la berlina standard del bureau parcheggiata di fronte a casa, proprio lungo il marciapiede. Sembrava surreale, ma anche invitante.

«Vuoi guidare tu?» chiese DeMarco.

«Certo» disse Kate, chiedendosi se la giovane agente le stesse offrendo il ruolo come segno di rispetto o solamente perché voleva una pausa.

Kate si mise dietro al volante mentre DeMarco trovava la mappa per il luogo dell’omicidio più recente. Era nella città di Whip Springs, Virginia, un buco introvabile situato alle pendici dei Monti Blue Ridge appena fuori Roanoke. Trascorsero solo poco tempo in chiacchiere – Kate aggiornò DeMarco su come ci si sentisse a essere nonna, mentre DeMarco rimase più che altro silenziosa, parlando solo di un’altra relazione fallita dopo che la sua ragazza l’aveva lasciata. La cosa fu una sorpresa, dato che Kate non aveva preso DeMarco per una lesbica. Come minimo ciò le dimostrava che aveva davvero bisogno di investire più tempo nel conoscere la donna con cui era più o meno partner. La puntualità, l’aveva notata. L’omosessualità, se l’era persa. Che cavolo diceva questo di lei in quanto partner?

Mentre la scena del crimine si avvicinava, DeMarco lesse i rapporti pertinenti al caso che Duran aveva mandato loro. Mentre lei li leggeva, Kate continuava a cercare tracce del sole a irrompere all’orizzonte, ma non ne vide.

«Due coppie vecchie» disse DeMarco. «Scusa… una sul finire dei cinquanta… senza offesa.»

«Nessuna offesa» disse Kate, non sapendo se fosse lo strano tentativo di DeMarco di fare dello humor.

«A una prima occhiata, sembrano non avere niente in comune, a parte il posto. La prima scena si trova proprio nel cuore di Roanoke e questa più recente a non più di trenta miglia di distanza, a Whip Springs. Sembrano non esserci segni che il marito o la moglie fossero gli obiettivi preliminari. Ogni omicidio è stato raccapricciante e un po’ eccessivo, a indicare che l’assassino si diverte.»

«E ciò tipicamente indica una persona che sente di aver subito offesa dalle vittime, in qualche modo» sottolineò Kate. «Così, oppure una contorta brama psicologica di violenza e sangue.»

«Le vittime più recenti, i Nash, sono stati sposati per ventiquattro anni. Hanno due figli, uno che vive a San Diego e un’altra che attualmente sta studiando all’università della Virginia. È stata lei a trovare i corpi quando ieri è tornata a casa.»

«E l’altra coppia?» chiese Kate. «Hanno figli?»

«No, stando ai rapporti.»

Kate rimuginò sulla cosa e, per ragioni che non riusciva a cogliere, si ritrovò a pensare alla bambina che quello stesso giorno aveva superato per strada. Oppure, piuttosto, al flashback che la bambina le aveva fatto venire in mente.

Quando arrivarono alla residenza dei Nash, l’orizzonte finalmente aveva cominciato a catturare un po’ della luce del sole, nascente ma ancora assente. Faceva capolino attraverso la fila di alberi che circondava la maggior parte del giardino dei Nash. In quella luce riuscirono a vedere una sola macchina parcheggiata di fronte alla casa. Un uomo se ne stava appoggiato al cofano, a fumare una sigaretta con in mano una tazza di caffè.

«Siete voi Wise e DeMarco?» chiese l’uomo.

«Siamo noi» disse Kate facendo un passo avanti e mostrando il documento. «Lei chi è?»

«Palmetto, del dipartimento di polizia di stato della Virginia. Scientifica. Mi hanno chiamato qualche ora fa per dirmi che avreste preso il caso voi due. Ho pensato di farmi trovare qui comunque per passarvi quello che ho. Il che, comunque, non è molto.»

Palmetto aspirò un’ultima volta dalla sigaretta e la gettò a terra, spegnendola col piede. «I corpi sono stati ovviamente spostati e si sono trovate pochissime prove dappertutto. Ma venite dentro lo stesso. È… una rivelazione.»

Palmetto parlava con il tono privo di emozione di un uomo che fa quel mestiere da un po’ di tempo. Le condusse su per il marciapiede dei Nash e sul portico. Quando aprì la porta e le fece entrare, Kate ne sentì l’odore: l’odore di una scena del crimine dove era stato versato molto sangue. C’era qualcosa di chimico, non solo l’odore di rame del sangue, ma di spostamento recente e di gente con guanti di gomma che di recente aveva analizzato la scena.

Palmetto accese ogni luce lungo la strada – nell’ingresso, lungo un corridoio e nel soggiorno. Nel chiaro bagliore delle luci a soffitto, Kate vide la prima macchia di sangue sul pavimento di legno duro. E poi un’altra e un’altra.

Palmetto le condusse davanti al divano, indicando le chiazze come un uomo che stia semplicemente confermando il fatto che l’acqua è bagnata.

«I corpi erano qui, uno sul divano e un altro sul pavimento. Pare che la madre sia stata uccisa per prima, probabilmente col taglio al collo anche se uno sembra essere caduto piuttosto vicino al cuore, ma da dietro. Si teorizza che col padre ci sia stata una lotta. Aveva degli ematomi sugli avambracci, ha perso sangue dalla bocca, e il tavolino da caffè è stato colpito.»

«Qualche prima idea di quanto tempo sia passato tra gli omicidi e il ritrovamento da parte della figlia?» chiese Kate.

«Non più di un giorno» rispose Palmetto. «E probabilmente si tratta di dodici o sedici ore. Sono sicuro che il coroner avrà qualcosa di un po’ più concreto oggi, più tardi.»

«Altro di interessante?» chiese DeMarco.

«Sì, a dire la verità. È una prova… solo una.» Mise la mano nella tasca interna della giacca leggera e ne estrasse un piccolo sacchetto di plastica delle prove. «Ho tenuto questo. Mi sono fatto dare il permesso, perciò non prendete paura. Ho pensato che avreste voluto averlo. È l’unica prova che abbiamo trovato, ma è piuttosto inquietante.»

Offrì il sacchetto trasparente a Kate. Lei lo prese e ne osservò il contenuto. A quel che capiva, era un semplice pezzo di stoffa, di circa quindici per otto centimetri. Era spesso, di colore azzurro, e soffice. L’intero lato destro era macchiato di sangue.

«Dov’è stato trovato?» chiese Kate.

«Ficcato nella bocca della madre. È stato spinto in profondità, quasi giù per la gola.»

Kate lo sollevò alla luce. «Qualche idea della provenienza?» chiese.

«Nessuna idea. Pare essere un frammento qualunque.»

Ma Kate non ne era così sicura. Anzi, il suo intuito di nonna cominciò a prepararsi all’attacco. Quello non era un pezzo di tessuto qualunque. No… era morbido, era azzurro, e sembrava piuttosto soffice.

Era un pezzo di una coperta. Forse della coperta di sicurezza di un bambino.

«Ha altre prove a sorpresa per noi?» chiese DeMarco.

«No, da me è tutto» disse Palmetto, puntando già alla porta. «Se voi, signore, avete bisogno di aiuto da questo punto in avanti, sentitevi libere di chiamarci al dipartimento di polizia di stato.»

Kate e DeMarco si scambiarono uno sguardo infastidito alle sue spalle. Senza dover dire nulla, sapevano entrambe che il termine signore le aveva fatte arrabbiare.

«Be’, è stato veloce» disse DeMarco mentre Palmetto faceva un vago cenno di saluto dal portone.

«Meglio così» disse Kate. «In questo modo possiamo cominciare a esaminare il caso con i nostri occhi, senza l’influenza di quello che ha trovato qualcun altro.»

«Pensi che adesso dovremmo parlare con la figlia?»

«Probabilmente sì. E poi esamineremo la prima scena del crimine per vedere se lì possiamo trovare qualcosa. Si spera che troveremo qualcuno di un po’ più socievole del nostro amico Palmetto.»

Uscirono dalla casa, spegnendo le luci. Mentre tornavano fuori, col sole che finalmente aveva fatto capolino dai margini del mondo, Kate mise con cautela quello che pensava essere un pezzo di una coperta da bambini in tasca e non riuscì a evitare di pensare a sua nipote che dormiva sotto a una coperta simile.

Camminare verso il sole non soppresse il freddo che le strisciava dentro.

299 ₽
Возрастное ограничение:
16+
Дата выхода на Литрес:
10 октября 2019
Объем:
221 стр. 3 иллюстрации
ISBN:
9781640296794
Правообладатель:
Lukeman Literary Management Ltd
Формат скачивания:
epub, fb2, fb3, ios.epub, mobi, pdf, txt, zip

С этой книгой читают