Читать книгу: «On The Road»
Lev & Chiara Lo Conte
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Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com) un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
Prologo
Specchio specchio delle mie brame
Il freddo vento del nord che mi spinge a riflettere su ciò che sono sempre stato
Rompendo una clessidra, pensieri sconnessi
Era un giorno d'autunno che quasi non ricordo
La bocca di Twiggy (sed non satiata)
E accade mentre aspetto il treno su una banchina affollata della stazione. Oslo è in fiamme.
Pelle. Aghi. Inchiostro. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Parole. Pelle.
Una fretta di mani sorpresa a toccare le mani. Disamistade
La strada è sempre diversa da come la immaginavi...ma alla fine qualcosa rimane.
Tutti in piedi. Applausi
La centrifuga del nulla
Uno stato di grazia e assenza di grazia ovvero follia temporanea.
Segreti e codici a barre
Una mattina di stelle sulla culla vuota.
Faccia a terra
Il pozzo dei non desideri
Ritratto in grigio
Senza titolo
Ostrica senza perla
Una bambina di spalle seduta su una collina, guarda l'orizzonte.
Sogno di un sogno
Rabbia
Arrendersi
Monologo di una vecchia zingara che non sa leggere
Ad un passo dall'aurora
Liste e dimenticanze
A volte è più facile camminare su un filo a cinque metri da terra senza rete piuttosto che in strada tra le persone
Qualcosa resta. Dopo la pioggia.
Altrove
Pollicino c'è passato mille volte
Colla
Nuotando con la balena bianca
Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra.
Impronte di baci sullo specchio appannato del bagno dopo la doccia.
Va bene, va bene, va bene, va bene, punto.
Sirena triste, perché non canti?
Amaro
In utero
Apnea
Prima di andare via
Non ho mai imparato bene ad andare in bicicletta.
Indifferenza (a cuore aperto)
Tristezze che conosco
Formiche tra le lenzuola
Modo indicativo, tempo presente
On the road (to Nirvana)
C'era il sole, il vento. E la panchina era ricoperta di petali.
Pinocchio underground
Gaudio ergo sum
Alice nel paese delle meraviglie
Controluce
In superficie
Dopo, dopo, dopo.
Ricordi di un'allegra infanzia triste e spensierata.
Mulinello
Trascorro la vita ad aver paura e non posso vivere senza paura.
A volte lo sguardo inganna. Spesso
Tutti vogliono qualcosa da te
Appesi a un filo. In procinto di decidere se partire o restare.
Yorick
Urlo
Chiara
14 parole
Il giardino
Impronte
Liquido amniotico
me allo specchio
Come posso pensare
Bussola
Uova fritte a colazione
Pioveva e stavo sotto le coperte
Martedì
Sogno di cadere
Passo
Scopava perché non conosceva altro modo di compiacere il prossimo.
Bolle di inchiostro
Unire i puntini
Prologo
Fu il freddo a riportarmi nel mio corpo. La prima volta vagai come in un sogno. Mi sono ritrovato a casa dopo aver camminato per oltre due ore. Stringevo una scatola di latta arrugginita tra le mani. Dalle fessure pulsava una tenue luce blu. Tremavo. Non sapevo come ero arrivato davanti quella porta e come ero riuscito a ritornare. Iniziai a vomitare e persi i sensi.
Quando ero bambino mio padre mi raccontava la storia del custode delle ombre. Una creatura terrificante dal busto umano, muso di formichiere, ali al posto delle braccia e zoccoli come piedi. Correva e volava lungo un recinto. Custodiva il passaggio tra mondo reale e mondo del sogno. Nel mondo del sogno c'erano tutti i desideri più intimi, le paure più spaventose, i ricordi, le pulsioni dell'umanità che rivivevano nei sogni. Emanavano una luce tanto forte da rendere la creatura quasi cieca. Di tanto in tanto qualcosa da quel luogo sfuggiva, sotto forma di ombra, alla custodia del guardiano, varcava il cancello e giungeva al mondo reale. Così mio padre mi spiegava il risveglio, l'uscita dal mondo dei sogni. Era il suo modo per spiegarmi quelle immagini, quelle parole che non sapevo da dove provenissero.
Aprii la scatola e lo vidi per la prima volta. Danzava a mezz'aria. Come un fantasma. Il risveglio di una persona davanti ai miei occhi. Rimasi incollato a quella luce blu che baluginava. Era quello che rimaneva di un sogno, quello che era sfuggito al guardiano. Non sapevo a chi appartenesse né che cosa dovessi farci. Richiusi la scatola e la nascosi.
Da allora colleziono ombre. Ecco ciò che raccolgo e colleziono. Scatole di latta che contengono i risvegli di qualcuno. Li custodisco io, il tempo necessario. Vago di posto in posto guidato da una forza a me ignota verso la prossima scatola, verso un altro risveglio. Non so esattamente cosa accada alle persone che lasciano quelle immagini e quelle parole. Mi piace pensare di dar loro sollievo. Certe volte alcuni risvegli svaniscono dalla mia collezione e mi sento leggero. So che un nodo è stato sciolto, il dolore si è tramutato in serenità , la paura di andare avanti è svanita. Forse un giorno accadrà anche a me. E sarà il nirvana.
Ma adesso è l'alba e sono sulla strada. Io che sono il collezionista di ombre.