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Due

Eva Forte

A chi mi ha dato il coraggio

di cominciare questa nuova avventura

Prefazione

Ognuno di noi ha dentro di se tante storie legate al proprio vissuto ma anche alla propria fantasia. Storie pronte a nascere e finire sulla carta, per prendere vita sotto il battere delle dita sulla tastiera.

Due nasce così, e come la vita reale ha preso forma giorno dopo giorno, imparando a conoscere i protagonisti e la loro voglia di giocare e di conoscersi andando al di là delle convenzioni e delle normali relazioni sentimentali che seguono strade ben definite.

La riscoperta dei cinque sensi, del saper ritrovare il proprio passato anche dentro il presente, il saper andare oltre la solitudine ricercata per tanto tempo.

Un viaggio tra la città, la campagna e posti lontani per capire cosa sia veramente l'amore che nasce da uno sguardo che offre un porto sicuro, ogni mattina.

CAPITOLO 1

La Campagna

Non c'è cosa più bella di svegliarsi la mattina presto, quando ancora la città dorme e il silenzio notturno comincia a rompersi sotto il passaggio dei primi suoni della giornata. In inverno sembra ancora di essere cullati dalla luna, con il freddo che ti avvolge appena scendi dal letto, lasciando il tepore notturno e il profumo dell'ammorbidente sulle lenzuola.

Il caldo del piumone, con tutta la sua morbidezza, cede il passo a piccoli brividi che mi aiutano a svegliarmi mentre attraverso la casa ancora buia e silenziosa. Dopo aver acceso la macchinetta del caffè, i miei riti mattutini cominciano a susseguirsi uno dopo l'altro. La doccia si accende, con il forte getto caldo che scansa via schiuma. Il mio accappatoio è già pronto li vicino, per evitare che il freddo diventi fastidioso e pungente. Con le prime notizie del giorno, assaporo il caffè caldo e fumante, appena fatto mentre non mi sono ancora vestito. Piccole cose che mi mettono buonumore, prima ancora di uscire di casa e affrontare la vita di ogni giorno. Come tutti i lunedì, l'euforia di rivederla è tanta, dopo due giorni passati a fantasticare sulla sua vita e su quello che potrebbe fare in ogni istante della giornata. Negli ultimi anni ho perso l'entusiasmo di avere un rapporto duraturo con una donna, visti gli ultimi trascorsi il periodo di pausa da ogni relazione sta avendo i suoi benefici. Da quando poi ho incontrato lei, l'idea di legarmi ad un'altra è svanito, almeno per il momento, e questa nuova avventura fatta di incontri platonici e di sguardi rubati diventa più eccitante giorno dopo giorno, quasi con la speranza che tutto rimanga su questo piano, senza contatto vero e proprio, senza sapere chi sia e cosa faccia nella vita.

Sento il cane del vicino che abbaia, e regolare come un orologio si apre la porta sul pianerottolo per la consueta passeggiata mattutina a Villa Borghese. Una vecchietta si è presa l'incarico di portare a spasso quel minuscolo cagnolino, così rumoroso da non riuscire a credere che possa essere così piccolo. Una simpatica signora, ormai sola e senza altri interessi che non aiutare l'ingegnere a far fare quattro passi al suo animaletto per il quale non nutre poi così tanto interesse. Avvolta nel suo cappottone infeltrito, si appropria del guinzaglio e via giù per le scale, un passo alla volta, tirata dietro dal piccolo cane che scalpita in attesa di arrivare all'aria aperta dopo una lunga notte al chiuso. Aspetto sempre di non sentire più abbaiare prima di uscire di casa. La simpatica vecchietta nutre un particolare affetto nei miei confronti e si sente sempre in dovere di informarmi su tutte le sue vicissitudini mediche senza mai prendere fiato, e quando capita rischio sempre di perdere il mio incontro mattutino con la mia affascinante sconosciuta, cosa che in genere mi mette di cattivo umore. Fino ad oggi è capitato poche volte che non ci siamo incontrati al bar o almeno sulla strada che la porta via dal locale, per quell'incrociarsi degli occhi che basta per darmi la carica per tutta la giornata.

Appena sento chiudere il portone sono già pronto davanti alla porta con le chiavi in mano e lo zaino in spalla, con la giacca ben abbottonata sotto la sciarpa calda e morbida senza cui sarei perso nei mesi più freddi. Già scalpito all'idea di come sarà vestita oggi, spesso cerco di immaginarmela e faccio scommesse con me stesso per vedere se siamo in sintonia anche su queste cose più frivole. Mi è capitato anche di indovinare, almeno sul colore dei pantaloni o su cosa indossasse in linea di massima. Un gioco infantile che però mi fa sorridere, quando vedo di aver indovinato qualcosa di lei. Accelero il passo per strada, la vecchietta questa mattina si è attardata con l'ingegnere che le ha dato qualche consiglio su dove portare il suo "figlio peloso”, come ama tanto definirlo.

Appena sulla soglia del bar, la vedo, insieme alla sua solita compagna di colazione, seduta al piccolo tavolo vicino il frigorifero delle torte in esposizione. Ogni giorno incrociamo gli sguardi e se lei non distoglie velocemente il suo, il calore dei nostri sorrisi diventa un tutt'uno. Poi basta, la nostra non relazione finisce li, anche se cerco sempre di guardarla senza che lei se ne possa accorgere per vedere come si muove, come si tocca i capelli. Una delle prime volte mi ero seduto dietro di lei per la curiosità di sentire che profumo avesse e per poterla ricordare durante il giorno non solo per il flash dato dal mio sguardo. In questi tre mesi, dal nostro primo incontro, non ho mai sentito il suo nome e questo rende ancora tutto più affascinante e misterioso. Di lei so solo che è molto mattiniera come me, e che non può far a meno di iniziare la giornata con un cappuccino e un cornetto semplice.

A volte mi nascondo dietro al frigorifero che mi permette di guardarla indisturbato attraverso i vetri, tra le morbide torte colorate al suo interno. Qualche giorno fa la sua amica se ne deve essere accorta visto il modo in cui ormai mi guarda a ogni incontro, e così ho abbandonato il mio fresco nascondiglio per tornare alla solita posizione sul lato del bancone, tra lei e l'uscita, così da non perdere neanche un attimo del nostro incontro.

Quando ho avuto il coraggio di confessare questo mio amore platonico a Stefano, ho dovuto aspettare cinque minuti buoni prima che smettesse di ridere. Deve averlo divertito parecchio, soprattutto il punto di me nascosto tra le torte e i pasticcini del bar. Conoscendo me e la mia facilità di approccio con il sesso femminile, si è poi molto sorpreso del fatto che in questi mesi non mi sia mai fatto avanti, ma non capisce che la bellezza del mio sentimento sta proprio nel fatto di averla idealizzata. Andare oltre farebbe finire tutto, soprattutto questa sensazione di sconosciuto che rende questa storia carica di mistero.

Dopo una settimana di pioggia incessante, oggi finalmente è tornato il sole e così ne ho approfittato per prendermi una giornata di ferie per andare a fare un giro per le campagne romane. Così dopo una mezz'ora sono già lontano dal caos cittadino, dalle strade intasate e dagli alti palazzi che nascondono il cielo. In macchina non ho neanche acceso la radio, talmente è presente il suo ricordo nella mia mente. Per qualche istante ho anche avuto la folle idea di andare a presentarmi e chiederle di venire con me. L'avrei portata in uno dei bellissimi parchi sulla Flaminia, per raccontargli finalmente tutto di me e sapere anche solo il suo nome. Alla fine la ragione ha prevalso e così ora sto per arrivare da mia madre, in un piccolo paesino con quattro case messe in fila, rimasto bloccato indietro nel tempo. Si respira ancora l'aria del pane appena cotto a legna e il freddo entra nelle ossa non appena varchi la strada principale. Il vento ti avvolge e ti accompagna, mentre ti suona nelle orecchie quasi a sussurrarti consigli sulla tua vita. Spesso vengo qui proprio per riflettere, in questa surreale ambientazione di altri tempi. Anche mia madre sembra una donna che non ha accettato l'andare avanti del calendario. Sempre bella, nonostante le rughe che segnano gli anni, e con le mani ruvide e nodose di chi non si è risparmiato mai neanche un secondo sui campi e dentro la cucina. Il suo unico passo in avanti è stato quello di accettare il cellulare che le ho regalato, a forza, lo scorso natale. Da quanto mio padre non c'è più, saperla sola così lontana dalla città non mi fa stare tranquillo e così, poterla raggiungere almeno telefonicamente mi rende più sereno. Dopo le sue prime ritrosie ha anche imparato ad usarlo e ogni tanto mi manda anche qualche foto e così ci sentiamo più vicini nonostante i chilometri di distanza.

Oggi non l'ho avvisata del mio arrivo, so che ama molto le sorprese e poi fino all'ultimo ho voluto aspettare di vedere il tempo prima di mettermi per strada. Arrivato sul viale principale, le prime a darmi il benvenuto sono state due galline scappate chissà da quale pollaio. Mi fanno sempre molto sorridere questi animali, sempre tutti impettiti e allo sbaraglio. Non appena si allontana il loro starnazzare, comincio a sentire il dolce suono delle scarpe sulla strada, con il leggero rimbombare tra le case vuote e silenziose. Il sole comincia a scaldare i muri e le mie mani senza guanti. Arrivato davanti alla sua casa, ai piedi della buia scalinata senza portone, sento in lontananza la sua voce e il rumore del matterello che batte sul piano di marmo. Oggi deve essere giornata di pasta fresca, una cosa che la rende felice e così tra una sfoglia stesa e l'altra, si diverte a cantare vecchie canzoni cambiando qui e la le parole che non ricorda. Man mano che salgo le scale, facendo attenzione a non fare alcun rumore, la sua voce si fa sempre più calda e piena, e prende il posto dei mie ricordi da bar, impressi fino a questo momento prima nella mia mente. Questo posto ha la capacità di farmi chiudere fuori tutto il resto. Un po' come tornare bambini, senza grosse preoccupazioni se non quella di avere un po' di pane con il sugo appena fatto tra un gioco e l'altro. Per un attimo ho anche avuto voglia di tornare per strada e rincorrere quelle due galline tronfie nella loro fuga, per farle spaventare un po' e riempirmi le orecchie con il loro battibeccare incontrollato.

Arrivato davanti alla porta di casa, mi fermo un attimo per riprendere fiato, dopo quelle scale ripide e scivolose, nella penombra che allontana la luce del giorno alle mie spalle. La porta è aperta, come ancora si usa nei piccoli centri, e dietro a una tendina di plastica colorata la intravedo dentro il suo grembiule e con le maniche tirate su, che va da una parte all'altra della grande cucina li all'entrata. Quello che amo di lei, è il sorriso sempre pronto ad accoglierti. Mi intrufolo nella stanza senza fare rumore e sussurro “Mamma...” quasi fosse una parola magica e intoccabile. Mentre si gira di soprassalto, nei suoi occhi vedo un misto di stupore e gioia infinita e così finiamo per abbracciarci come se non ci vedessimo da chissà quanto tempo. Come fossi ancora un bambino, mi bacia sulle guance più e più volte, in quel suo morbido abbraccio da cui non voglio slegarmi. Incuriosita dal mio arrivo, mi fa sedere vicino a lei e già comincia a preparare il caffè e a mettere sul tavolo biscotti, una crostata e un ciambellone già iniziato, tutto rigorosamente fatto da lei. Non avendo poi molte visite, a ogni mio arrivo deve recuperare con tutto quello che può servirmi in casa e so benissimo che anche un piccolo rifiuto sarebbe un'offesa per lei, così comincio a mangiare una fetta di crostata con la marmellata di arance, la mia preferita. Mentre armeggia con la piccola caffettiera da due, comincia a raccontarmi tutti i pettegolezzi della zona: dall'arrivo del nuovo prete di campagna, fino al parto gemellare di due puledrini nella fattoria accanto.

Ha un modo di parlare così sereno che sembra stia continuando a cantare e io rimango li ad ascoltarla senza battere ciglio, avvolto in questa atmosfera sempre più fuori dal mondo. Oggi mi sento in vena di confidenze e così le racconto della mia misteriosa donna del caffè. Lei si siede e poggiando un braccio sul tavolo di legno mi ascolta come se stessi raccontando una favola. Non mi interrompe, e appena finisco di parlare rimane qualche istante in silenzio, combattuta tra il commentare questa mia assurda non relazione e il continuare a stare in silenzio. Poi si alza, mi lancia un sorriso e si dirige verso la caffettiera che ha cominciato a sbuffare e a lanciare qualche schizzo di caffè sulla stufa economica bianca e immacolata. Dopo questo interminabile momento di silenzio, mi chiede se è per questa ragione che sono li e se deve dirmi cosa vorrebbe che facessi... perchè secondo lei ogni storia d'amore, anche queste folli come le mie, devono avere il proprio corso senza che nessuno ci possa mettere bocca, rischiando di cambiare il giusto corso delle cose. Mentre mi versa il caffè nella tazzina di ceramica finissima, così tanto che sembra finta, le rispondo che volevo solo condividere con lei la mia vita, come ho sempre fatto, senza volere nulla di più. Mi da una carezza sul viso, sorride e comincia a raccontarmi di come lei e papà si sono conosciuti, una storia che conosco già benissimo ma che adoro ascoltare dalla sua voce. Gli occhi le diventano lucidi, per la prima volta da quando mio padre è morto vedo in lei la malinconia della solitudine e dell'assenza e mi accorgo che bisogna veramente fare tesoro di questi momenti insieme, per ricordarli per sempre, registrandoli nella memoria sperando che si possano però riproporre in eterno. Dopo aver preso la busta preparata con la pasta appena fatta, un pezzo di ogni dolce e con le uova fresche e le verdure del nostro orto, torno indietro sulla mia strada verso la macchina. Il vento ormai si è affievolito e il sole ancora più alto mi riscalda il volto.

Cominciano a sentirsi i primi profumi del pranzo, in qualche casa stanno arrostendo i peperoni, da una finestra aperta arriva quello di una torta appena tirata fuori dal forno e tutto il paese partecipa di questi odori che si mescolano gli uni con gli altri in una bellissima alternanza che solo i piccoli centri possono regalare ai visitatori. Mi fermo dal fornaio per prendere la pizza bianca, sempre calda e appena sfornata. So che mi pentirò di questo acquisto, ogni volta che la mangio mi sento male perchè molto ben condita e leggermente pesante, ma senza averla mangiata non mi sembra di essere stato qui, tra le piccole montagne laziali. A rompere questa mia beatitudine, fatta di mani unte di olio e con la bocca soddisfatta grazie alla pizza e al sale grosso, lo squillo del cellulare che mi fa trasalire e spezza l'incantesimo. La prossima volta devo ricordarmi di spegnerlo. Come un equilibrista, riesco a tirarlo fuori dalla tasca del giaccone, senza far cadere la pizza e riuscendo a non rompere le uova incartate nel giornale, dentro la busta. Sullo schermo vedo la foto della mia ex, Lucia, ma appena faccio per rispondere, smette di squillare. La richiamerò più tardi. Con lei ho passato gli anni più belli della mia vita, in una sincronia unica per sei anni, fino a quando ha accettato un lavoro all'estero e io mi sono rifiutato di seguirla. Li mi sono accorto che non era poi il grande amore che credevamo, una presa di coscienza comune a tal punto da farci rimanere molto legati ancora oggi. In questi giorni è tornata in Italia e così ci sentiamo più spesso del solito e non solo con messaggini e e-mail. Rivederla è sempre molto bello, per qualche istante ho anche pensato di aver fatto male ad averla lasciata andare via, ma poi mi sono reso conto che era solo un fatto puramente egoistico e così ora ho accettato la nostra amicizia a distanza, che si rafforza ogni giorno di più. Questa sera ci vedremo, finalmente soli per raccontarci faccia a faccia di quest'ultimo anno passato lontani.

Salgo in macchina e dopo aver sistemato la busta sul sedile posteriore, riparto alla volta della Capitale, con i polmoni pieni di aria pulita e le scarpe sporche di terra. Oggi avrei veramente voglia di rivederla, ma so benissimo che dovrò aspettare a domani mattina per il nostro consueto scambio di sguardi. Durante il tragitto richiamo Lucia e le racconto della mia mattinata campestre, ci diamo l'appuntamento per la sera e mi saluta dicendomi che ha una bella novità da raccontare. Il suo tono di voce è pieno di entusiasmo, sembra una bambina davanti all'albero di natale pieno di doni tutti per lei. Forse tornerà in Italia? L'idea mi fa ben sperare e comincio a farci l'idea a riaverla nuovamente vicina a me, anche lavorativamente parlando. Siamo tutti e due fotografi free lance, o meglio io lo sono ancora mentre lei ora lavora per una famosa rivista patinata di fotografia in Francia. Quasi alle porte di Roma mi fermo per fare qualche scatto alle balle di grano ben distanziate sulle distese di terra tutte intorno all'autostrada, approfittando di una piccola area di sosta dove poter fermare la macchina. Viene voglia di scavalcare la staccionata e correrci intorno, fino a buttarsi lunghi in terra a prendere un po' di quel sole che trasforma il grano in fili d'oro. Sarebbe piacevole rimanere con la schiena sull'erba appena tagliata per poi ti alzarsi pieni di pezzi di paglia incastrati tra i capelli. In lontananza due cavalli proprio davanti al sole permettono qualche scatto più vivo: sembra proprio che stiano correndo dentro i suoi raggi, viene quasi paura che si brucino e che il loro correre avanti e indietro sia una sfida contro quella palla infuocata. Poi scompaiono all'orizzonte e il sole perde il suo aspetto che incute timore e torna ad essere solo lo sfondo di uno scenario da innamorati. Perso in mille pensieri e poche foto scattate, mi accorgo di essere in ritardo sulla tabella di marcia e così, mio malgrado, devo tornare nella grande città, per essere fagocitato negli impegni pomeridiani prima di arrivare al tanto atteso appuntamento serale.

CAPITOLO 2

Sguardi al bar

La sveglia suona come ogni mattina quando ormai sono già con gli occhi aperti da almeno un quarto d'ora a crogiolarmi nel letto sentendo il primo fresco della mattina che si infila sotto al piumone di piume d'oca. Un piccolo momento tutto per me per pensare a come andrà la giornata, anche se negli ultimi mesi il primo pensiero va a lui. Assurdo pensare come prima cosa in assoluto a un completo sconosciuto, che ormai però fa parte della mia quotidianità. Sono talmente presa da questa persona che tutti i preparativi sono incentrati su di lui, per cercare di capire cosa gli possa piacere e come attirare la sua attenzione. In finale è solo questo che voglio, attirare l'attenzione del mio uomo misterioso, fermando tutto a questo primo approccio sperando che niente vada mai oltre rischiando di rovinare questo magico momento della prima mattina. Al nostro bar, dove ci vediamo ogni giorno sempre alla stessa ora, mi siedo sempre nel medesimo posto, rivolta verso il bancone per poterlo vedere bene. Lui sa che sono li, e il primo sguardo appena arriva è sempre per me.

Mi alzo, piedi scalzi e camicia da notte sulle ginocchia anche d'inverno, per sentire la freschezza delle lenzuola insieme al calore della coperta. Anche il cuscino, rigorosamente profumato di ammorbidente, deve essere sempre fresco e così, finché non mi addormento, lo rigiro appena si scalda un po' con il calore del corpo per riavere sulle guance quella sensazione rigenerante che solo il freddo può dare. Prima di fare la doccia riscaldo il piccolo bagno secondario, la stanza tutta mia dove non entra mai nessun altro all'infuori di me. Il mio piccolo rifugio curato nei minimi particolari, con tanto di musica in filo diffusione e doccia con cromoterapia. Preparo la mia playlist preferita, accendo il caldo bagno, e mi immergo in una bollente doccia profumata. Dopo poco sono già fuori, oggi scalpito all'idea di rivederlo, dopo un weekend passato fuori Roma.

Incredibile come riesca a farmi battere così forte il cuore un gesto così semplice come lo scambio di uno sguardo. Mi basta e mi riempie a tal punto che fuggo qualsiasi passo successivo. In questa folle storia ho coinvolto anche Camilla, la mia collega di stanza. Ci siamo conosciute quando mi hanno affidato un nuovo progetto di controllo sui consultori familiari insieme a lei, ed è scattata da subito una grande simpatia e da li a poco anche una grande frequentazione. Single tutte e due, riusciamo facilmente a vederci almeno una volta a settimana per andare al cinema o a vedere qualche piccola mostra in giro per il centro. Lei conosce così tante persone che abbiamo quasi sempre un invito a qualche evento, e ci divertiamo sempre, qualsiasi sia il tenore della serata.

Ieri sera avevo già preparato quello che avrei messo stamattina, un paio di jeans e una camicetta di pizzo bianco con un maglioncino leggero che avvolge le forme in un deciso viola scuro. Non riuscirei ad andare a letto senza aver preparato tutto per il giorno dopo. Anche la cucina deve essere in ordine, con già la tazza per il caffellatte pronta sul tavolo, sopra la piccola tovaglia all'americana blu. Un modo per non dover correre la mattina alla ricerca di quanto serve prima di uscire, e anche un modo per avere sempre la casa perfettamente in ordine in qualsiasi momento della giornata. Aprendo le finestre vedo che il sole già è pronto a scaldare questa fredda giornata e mi spunta un sorriso sul volto. Le belle giornate invernali mi mettono sempre di buonumore, il sole mi ricarica e mi basta guardare fuori dalla finestra per superare anche i momenti no. Dopo qualche minuto sono già per strada pronta a prendere l'autobus che mi porta a lavoro. Fortunatamente non sono tanto distante dal luogo di lavoro che potrei anche raggiungere a piedi, ma oggi voglio sbrigarmi a entrare nel bar prima che arrivi lui. Ho anche voglia di chiacchierare un po' con Camilla, che mi deve raccontare le ultime sul suo nuovo “ragazzo”, conosciuto da poco più di un mese nella palestra che frequenta sempre all'ora di pranzo. Una storia più normale della mia che spero vada a buon fine. Sabato scorso sono usciti per la prima volta da soli e devo ancora sapere tutti i dettagli della serata. La felicità per la sua storia è mista a un po' di gelosia nei confronti della mia amica, che dovrò dividere con il nuovo arrivato...

Lei è già davanti al posto del nostro solito appuntamento e dal sorriso che le scalda il viso capisco subito che la serata deve essere andata meglio del previsto. Appena mi vede mi corre incontro, rischiando di cadere in una buca sul marciapiede che le avvolge i tacchi altissimi, che normalmente porta con molta disinvoltura. In men che non si dica mi sento avvolta nel suo abbraccio fortissimo e i suoi capelli biondi e lunghissimi mi finiscono sulla faccia. Sono imprigionata dalla sua gioia e per un attimo mi sento come se stessi vivendo io stessa la sua felicità. Quando mi lascia libera dal suo abbraccio, vedo che non sta più nella pelle, gli occhi le brillano come non mai e per un istante mi sento come se la stessi perdendo. Scaccio via i miei tristi pensieri e ritrovo la mia solita allegria, tanto che l'afferro per la mano e mi dirigo veloce verso il bar: “Mi devi raccontare tutto!!!”. La serata della mia amica si è svolta come da manuale. Lui è andato a prenderla a casa con la sua moto spumeggiante, lei si è lasciata trascinare dall'euforia di correre verso il lido laziale per una serata in riva al mare, in un piccolo ristorantino di pesce che rimane aperto anche d'inverno. Decisamente romantico, avrebbe fatto cadere qualsiasi donna... Così, via il casco, bicchiere di vino insieme a varie prelibatezze di pesce mano nella mano per tutta la sera e durante la passeggiata in riva al mare, finalmente si è deciso a darle il tanto atteso bacio. Così ora è come fossero insieme da sempre, il giorno dopo lo hanno passato a raccontarsi l'una dell'altro e stasera si rivedranno di nuovo, avvolti nel magico momento delle prime uscite insieme. Rimane però tutto per noi, l'appuntamento del mercoledì per il nostro cinema e io mi sento più sollevata. Mentre mi rilasso al pensiero di non aver perso la mia amica di avventure, eccolo che arriva più sportivo del solito, mi guarda e mi sorride per poi dirigersi velocemente al bancone del bar a scambiare le solite chiacchiere con gli avventori della prima mattina. Come al solito c'è il simpatico nonno che ha appena lasciato i nipoti a scuola, pronto a passare la mattinata libero dagli impegni in giro per la città. Poco dopo arriva la coppia vestita sempre di tutto punto, per consumare il caffè prima di ripartire di tutta fretta verso l'auto parcheggiata li nei pressi. Non manca la ragazza che studia all'Università e che deve andare a prendere la metropolitana prima di arrivare a seguire le sue lezioni, insieme al fidanzato che lavora al supermercato qui dietro. E poi ci siamo noi, sempre sedute al solito tavolo che sembra sempre aspettarci ogni mattina per sentire le nostre nuove storie in pillole da raccontare in quindici minuti, prima di ripartire per la nostra vita. Sentire raccontare della nuova relazione di Camilla mi ha fatto ripensare a quanto abbia sofferto per la mia ultima storia con Carlo. Siamo stati insieme per dieci lunghi anni senza poi arrivare ad altro che noia e lontananza anche stando sempre insieme. La botta finale per il nostro rapporto è stato andare a vivere insieme, e dopo due noiosissimi anni ci siamo lasciati scoprendo che stavamo molto meglio insieme come amici che non come amanti. E così infatti ci vediamo spesso e il tempo che passiamo insieme è sicuramente più divertente di quanto avvenisse prima. Ci siamo liberati dalla pesantezza di un rapporto che non andava bene addosso a nessuno dei due, per riscoprirci sotto un altro punto di vista più adatto a noi due insieme. La prima cosa che mi viene in mente è proprio che devo chiamarlo appena arrivo in ufficio per raccontargli di Camilla e della sua nuova fiamma. Fortunatamente siamo stati abbastanza intelligenti da non farci trasportare dagli eventi, sapendo fermarci in tempo. Avevamo anche pensato di sposarci, arrivando fino alla scelta della Chiesa, per ritrovarci poi dentro alla navata principale, nel silenzio di questa piccola ma imponente casa di Dio, con il profumo dell'incenso che ti entra fin nelle ossa, con al fianco uno sconosciuto, sensazione che abbiamo avuto tutti e due. Dieci anni insieme per scoprirci sconosciuti dentro a una Chiesa, capendo finalmente che stavamo andando avanti solo per abitudine e per semplificarci la vita. Ci è bastato guardarci negli occhi per scoppiare a ridere e poi a piangere insieme come due bambini e a concludere la nostra storia dicendoci addio sulla scalinata dove normalmente si preferisce ricevere il riso sui vestiti della festa che non un abbraccio che scioglie tutto, definitivamente. La prima notte, in una casa ormai vuota, non è stato facile e per la prima volta non dormire per me ha avuto un significato diverso dal solito. Come dico sempre, dormire ruba tempo alla vita, ma in quella nottata rimanere sveglia senza chiudere occhio neanche un minuto è servito solo a fare i conti con me stessa, ritrovandomi nuovamente sola ma più forte di prima. Ho fatto i conti con una donna più matura di dieci anni, un bagaglio sulle spalle fatto di cose belle ma anche di tanti momenti vuoti e sprecati, ritrovandomi poi con poca sabbia nelle mani che pian piano stava svanendo completamente tra le dita socchiuse.

Dopo un primo momento di solitudine cercata con tutte le mie energie, ecco che Camilla ha saputo riportarmi alla vita... sociale e in poco tempo ho recuperato quanto perso negli anni insieme a Carlo. Lui nel frattempo si è fidanzato e sta per sposarsi e questa sua nuova unione ci ha permesso di diventare grandi amici, abbandonando per sempre i ricordi di uno stare insieme fatto nel modo sbagliato. In questo ultimo periodo, il cambio di lavoro, le nuove amicizie hanno dato il via a una serie di cambiamenti che mi hanno fatto riscoprire come una persona e non solo come la fidanzata di Carlo, una sua appendice. Ho cambiato taglio di capelli, faccio più attenzione all'abbigliamento e cerco di essere sempre ben curata, anche per andare a fare la spesa sotto casa. Insomma, mi voglio più bene di prima, lo faccio per me e ora anche per quello sguardo mattutino che mi aspetta per cominciare la giornata insieme e separarci subito lasciando spazio al mistero di una “non relazione” così speciale. Tra me e il mio misterioso lui funziona tutto al contrario. Una volta incrociato il primo sguardo e capito l'interesse reciproco, tutto si è fermato e niente deve andare avanti. Mi sembra quasi di rivivere sempre la stessa giornata e da un lato questo mi da una grande sicurezza e serenità. So che prima o poi dovrà finire e forse svanirà anche l'interesse per un semplice sguardo che non porta a niente, ma per ora non ci voglio pensare e mi godo quel qualcosa che mi da uno scossone e mi fa arrivare fino alla sera con il sorriso stampato tra le guance.

401,23 ₽
Возрастное ограничение:
0+
Дата выхода на Литрес:
09 апреля 2019
Объем:
270 стр. 1 иллюстрация
ISBN:
9788873041320
Правообладатель:
Tektime S.r.l.s.
Формат скачивания:
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